Alain Robbe-Grillet nasce a Brest nel 1922. Artista poliedrico e amante dell’arte, presenta parte della sua biografia in una celebre intervista del 1978 per la rivista «Obliques».
“J’ai toujours été un débutant: j’ai commencé une carrière d’ingénieur agronome à vingt ans, une autre de romancier à trente, une de cinéaste à quarante. De la même façon, à cinquante ans, je me suis mis à peindre. À soixante peut-être, je ferai de la musique.”
“Sono sempre stato un principiante: ho iniziato una carriera da ingegnere agronomo a vent’anni, un’ altra da scrittore a trenta, un’altra ancora da regista a quarant’anni. Allo stesso modo, a cinquant’anni, ho cominciato a dipingere. A sessant’anni forse, farò della musica“.
Ciò che emerge chiaro da queste parole è l’incessante bisogno di “nouveauté” parola chiave che animerà lo stile letterario dell’autore francese. Grazie al diploma ingegnere agronomo, Grillet, comincia a lavorare subito in diversi Stati viaggiando per il mondo: prima in Bulgaria, poi in Marocco, Guinea e infine in Guadalupe e Martinica per l’Istituto dei frutti e dei legumi coloniali. Nel 1949 redige il suo primo libro intitolato Un Régicide e pubblicato solo successivamente nel 1978.
Grillet e la nascita del «Nouveau Roman»
Ma è nel 1953 che comincia la sua carriera letteraria, quando le Éditions de Minuit pubblicano, ignorando la critica, il suo “antiromanzo” Les Gommes, Le gengive. Con quest’opera Grillet si inserisce perfettamente nel clima di crisi del romanzo tradizionale. Criticato da autori illustri come Proust, Kafka, Gide e Sartre, perché considerato non adeguato ad un mondo dominato dall’angoscia e sconvolto dalle guerre, il romanzo non può esplicarsi in una mera descrizione dei personaggi e delle loro storie ma deve occuparsi dei problemi dell’esistenza e dunque non si può più scrivere di personaggi che vivono dentro una società ottimista. A tal proposito un gruppo di romanzieri accomunati non da una scuola vera e propria, ma dalla critica dell’ “ancien roman”, fondano il movimento del “Nouveau noman”.
Capostipite dei nouveaux romanciers, Grillet, insieme a Jean Cayrol, Robert Pinget, Nathalie Sarraute, Claude Simon e Michel Butor, si propone di progettare un nuovo romanzo che abbandona la soggettività e l’antropocentrismo, presentando al di là della visione parziale e imprecisa dell’uomo, un grande numero di aspetti su cui il lettore deve soffermarsi. Tra gli elementi dominanti del Nouveau noman vi sono l’attenzione per gli oggetti, la descrizione “indecisa” degli avvenimenti e le ripetizioni. Infatti in Les Gommes del 1953 lo scrittore francese sovverte la struttura del romanzo poliziesco classico; il protagonista, il detective Wallas piuttosto che indagare su un uomo realmente morto finisce per ucciderlo. Due anni dopo il romanziere francese diventa consigliere letterario per le Éditions de Minuit. Ma il successo non tarda arrivare dapprima con il romanzo Le Voyeur pubblicato nel 1955 e dopo con la realizzazione di ben sette film.
Il voyeur e La jalousie
Il voyeur è un romanzo in cui “le cose sono là”, come afferma lo stesso Grillet. Un romanzo che non fa altro che registrare quello che il nervo ottico percepisce degli oggetti. Il voyeur, infatti, non è un personaggio, ma quel particolare viaggiatore che è lo sguardo che tutto fotografa. Come un evento, l’omicidio, vero o presunto che sta al centro del romanzo e poco importa infatti che dell’uccisione di una ragazzina, il cui corpo è stato ritrovato in mare, si fornisca una descrizione per sottrazione, al negativo, facendoci dubitare che il delitto sia realmente accaduto. Tutto il romanzo risulta dunque sospeso tra fatto e possibilità, tra realtà e immaginazione.
Nel 1957 Grillet pubblica la La Jalousie, La gelosia, romanzo basato sul classico triangolo amoroso. Ma stavolta il punto di vista assunto è quello del narratore che anonimo e onnipresente controlla gli spostamenti della moglie e dell’amante. Ancora una volta cifra decisiva è l’attenzione per i particolari, in questo caso egli gioca sull’ambiguità della parola “jalousie” che indica al contempo l’oggetto e il sentimento. In questo romanzo il linguaggio è come se procedesse lungo una linea retta, mostrando come la nostra esperienza sia fatta di impressioni sfuggenti, di scarti della memoria, di identificazioni in altri punti di vista. Grillet ci dice che il rapporto che intercorre tra letteratura e realtà è un rapporto convenzionale tra scrittore e lettore.
Grazie alla alla collaborazione con il regista Alain Renais per lo scenario di L’Année dernière à Marienbad, L’anno scorso a Marienbad (1961), variazione psicologica sull’amore perduto, la dimenticanza e la memoria, anche la sua carriera da cineasta comincia a decollare. Nel saggio del 1963 Pour un nouveau roman, Per un nuovo romanzo esprime le sue riflessioni teoriche circa la costruzione della storia, commentando il suo scenario.
Dunque se il romanzo del passato voleva donare un senso all’universo e interpretare l’uomo, lo scrittore “nuovo”, secondo Grillet, deve oggi attenersi alla semplice realtà che si racconta tale come appare, il più oggettivamente possibile, in maniera “fenomenologica. Grillet scriverà dal 1970 in poi diversi romanzi significativi come «Projet pour une révolution à New York», «Topologie d’une cité fantôme» (1976), «Souvenirs du triangle d’or» (1978), «Le Miroir qui revient» (1984), La Reprise (2001) e infine «Un roman sentimental»,(2007) l’ultimo romanzo prima della morte a Caen. Si spegnerà l’anno successivo per problemi cardiaci.
L’insuccesso di Grillet e del Nouveau Roman
Il Nouveau Roman e i suoi esponenti non hanno però riscosso molto successo, il perché è presto detto: lo stile di scrittura alla Grillet è metodico, geometrico e troppo ripetitivo, sebbene gli oggetti da lui descritti sostituiscano la psicologia dei personaggi. Il lettore deve dunque ricostruire la storia e le esperienze emozionali, senza spazientirsi di fronte a strani dettagli, e continue interruzioni e libere associazioni.
La cronologia e la trama sono dunque spezzate. Tuttavia a Grillet va riconosciuta la grande abilità di avere proposto un modulo narrativo originale, “cubista”, “psicoanalitico,”ma il suo limite che risiede nell’assoluta predominanza del modulo rispetto ai contenuti, ovvero nella forma che risulta autoreferenziale, nel virtuosismo che ben presto lascia spazio alla noia, ha giocato un ruolo fondamentale nella non fortuna dei romanzi dell’autore francese.