Sticky Fingers è, forse, l’album nel quale gli Stones fanno davvero gli Stones. Il titolo, letteralmente “dita appicicose” riflette perfettamente la cifra musicale raggiunta da Jagger & Co. e rappresenta egregiamente ciò che effettivamente stavano facendo. Si stavano letteralmente sporcando le mani. Con cosa? Con una miriade di generi musicali, dal blues al rock, al country. Suoni grezzi, sporchi, distorti, testi sudici, depravati, pieni di allusioni a sesso e, soprattutto, droga ma certamente pieni di pathos e fascino. Una copertina leggendaria, ideata da Andy Warhol, in cui si vedono dei jeans con una vera chiusura lampo che nascondono una evidente erezione, lascia poco spazio all’immaginazione su quale sia il contenuto del disco.
“Sovversivi? Certo che siamo sovversivi. Ma se qualcuno crede davvero che si possa iniziare una rivoluzione con un disco si sbaglia. Mi piacerebbe poterlo fare. Siamo più sovversivi quando ci esibiamo dal vivo”. (Keith Richards 1969)
L’attacco micidiale di Brown Sugar, chitarre distorte su un testo che snocciola tutto il sapere degli Stones su droga, sesso interraziale, e lussuria. Rock al massimo grado. Il cantato ciondolante di Sway, la disperazione e la poesia nell’epica ballata Wild Horses, il grandioso riff di Can’t You Hear Me Knocking, il blues alcolico ed acustico di You Gotta Move, la cattiveria di Bitch, la malinconia crepuscolare di I Got The Blues, il dramma della tossicodipendenza di Sister Morphine, il country-divertissement di Dead Flower e la magnifica Moonlight Mile, rappresentano l’apice creativo del duo Jagger e Richards mentre il gruppo raggiunge un feeling senza precedenti anche grazie all’innesto di musicisti esterni quali il sassofonista Bobby Keys e Jimmy Miller. Gli Stones dimostrano di aver metabolizzato bene la lezione della grande musica americana e di averci aggiunto quel pizzico di peperoncino tipico del loro stile rendendola praticamente immortale ed internazionale. Ovviamente il successo di pubblico è enorme, al di la e al di qua dell’oceano, ed anche la critica non risparmia elogi a quello che può essere considerato il disco dei Rolling Stones per eccellenza. Nonostante prevedibili problemi con la censura Brown Sugar diventa un singolo spacca classifiche e le Pietre Rotolanti diventano finalmente superstar libere di esprimersi ai massimi livelli e finalmente libere dall’eterno confronto con i Beatles. Il rock non è mai stato cosi affascinante e gli Stones non sono mai stati più in forma di così….e forse non lo saranno mai.