È un romanzo dagli echi mitologici e dai risvolti distopici quello dell’autrice fiorentina Chiara Miryam Novelli, che porta il titolo L’assonometria del caso, che tratta, come tematica principale quella dell’identità. Chiara Miryam Novelli oltre a scrivere romanzi, compone poesie e dipinge, si è formata presso l’Istituto per l’Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli a Firenze, divenendo esperta nelle antiche tecniche pittoriche del Medioevo e del Rinascimento e specializzandosi nel recupero di dipinti su tela e su tavola. Grazie al lavoro svolto presso l’Accademia d’Arte di Firenze, Chiara Novelli si è avvicinata con entusiasmo e passione alle arti figurative con tecnica a olio. Al momento ha all’attivo svariate mostre personali e collettive, come ad esempio, a Firenze, presso la Galleria Cimabue, la galleria Florens Art Gallery, Villa Vogel, Limonaia di Villa Strozzi, Galleria Simultanea Spazio Arte, Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse”, Gipsoteca di Pescia, Galleria di arte Moderna e Contemporanea di Pisa, Galleria ArteBo di Bologna, Spazio IcLab di Firenze, Basilica di san Lorenzo – Biblioteca Laurenziana.
L’autrice de L’assonometria del caso, esperta d’arte, è vice presidente del “Centro d’Arte Modigliani” di cui cura la sezione dedicata al Cineclub Modigliani Cinema.
Dopo aver compiuto un interessante percorso di Tecniche di Scrittura Creativa, Chiara Novelli si dedica con passione all’attività letteraria occupandosi di poesia, come socia dell’Accademia Vittorio Alfieri di Firenze e di narrativa, come editor, prefatrice, blogger, collaboratore redazionale di Literary e in qualità di responsabile Cultura Letteratura AICS-Firenze.
Chiara Miryam Novelli è anche Presidente dell’associazione culturale “La Città di Murex – Laboratorio Arte e Scrittura di Firenze”, con cui ha organizzato il Concorso Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Parole” arrivato alla sua IV edizione.
Dal 2016 fa parte del Gruppo Scrittori Firenze, in cui partecipa come scrittrice e presidente del concorso nazionale di Narrativa, Teatro, Musica e Arti Visive “La Città di Murex”, oggi alla sua terza edizione. È socia ordinaria dell’EWWA-European Wrinting Woman Association.
Prima di pubblicare L’assonometria del caso (con ed. Amazon-Giunti al punto nel 2018), ha pubblicato la silloge poetica Paradisi fragili (Pagnini Editore, 2012); il libro di racconti La precisione dell’acqua (Iena Reader-Nardini Editore, 2015); una seconda silloge poetica Il cerchio occidentale (PSEditore, dicembre 2015) e la raccolta di racconti 25 piccole storie perverse.
Veniamo ora alla struttura e ai contenuti de L’assonometria del caso: un romanzo abbastanza complesso, pubblicato tramite self publishing e a tal proposito è un peccato che un romanzo come questo venga escluso dall’editoria tradizionale, sebbene presenti tutti i limiti del self-publishing: diversi refusi, poca compattezza e omogeneità nella struttura lo rendono un romanzo abbastanza ostico per la maggior parte dei lettori abituati a storie poco impegnative e lineari. Ma, nonostante alcune pecche, L’assonometria del caso è un libro che merita di essere letto. La sua inorganicità può disorientare il lettore, ma che è funzionale alla storia narrata, intrisa di psicologia, filosofia e mitologia. Tre uomini con lo stesso nome, Zarko Graus, perdono la loro identità per deficit della memoria, per fuggire alla legge, per entrare nelle file del monachesimo ortodosso. Ma il nome ha una vibrazione che è suono, e il suono è geometria, aritmetica, numero. E queste coordinate comuni, dato che tutto in natura è vibrazione, numero e parte di un unico tessuto energetico, fa sì che i tre uomini abbiano tratti destinici comuni e che le loro vite si attraggano e si intreccino. Ma c’è un quarto Zarko Graus, quello vero, quello che non sa nulla dei tre ma, come commissario, si ritrova in pensione con tre casi irrisolti a cui vuole dare soluzione a ogni costo, tre donne che scoprirà legate ai tre uomini con lo stesso nome. Ma anche qui c’è una quarta donna, il quarto caso irrisolto, quello legato a lui.
I punti di forza de L’assonometria del caso sono le tematiche (il destino, l’identità, l’eugenetica, il caso, il rapporto tra le convenzioni sociali, l’etica, il controllo da parte del potere, la speciazione e la scienza) la definizione dei caratteri dei personaggi, i colpi di scena, la suspence che l’autrice riesce a mantenere alta fino alle ultime pagine. Il nome Zarko Graus è un nome che non indica similitudini, se non che, proprio grazie a questo nome, le vite dei protagonisti delle storie dell’Assonometria del caso finiranno per incrociarsi, fondersi, svelare un mistero e salvare il futuro da pericolose macchinazioni. E’ importante sottolineare anche come il titolo del libro di Chiara Novelli è anche il titolo del codice dei segreti nascosti del futuro presente nella vicenda.
Il primo Zarko che incontriamo nel romanzo, nel primo capitolo, è un uomo vittima di amnesia, accolto dai cugini che lo temono perché lui possa scoprire la verità e lo controllano.
Scintille di ricordi si accendono e portano Zarko ad interrogarsi sul passato, fino a scoprire, grazie all’alleanza della figlia della coppia, una spaventosa realtà, ovvero che gli stanno mentendo. L’uomo comprende che la vita sta accadendo grazie ai numeri del tassametro del pakistano.
Il secondo capitolo mostra di Zarko Graus che, a differenza del primo, è consapevole e lucido delle proprie azioni, è padrone delle decisioni decisioni ma non sa invece di essere pedina in mano a “Loro”, persone senza scrupoli che macchinano ai danni dell’umanità e che hanno uno scopo preciso, e che mescolano e mutano, uccidono e ripuliscono per il loro sporco gioco ed interesse dove ritroviamo un medico già conosciuto e la costante matematica che unisce le due storie. Il terzo Zarko è un monaco “figlio del metallo”, in un percorso di redenzione che lo mette di fronte ad un pericolo reale.
Infine conosciamo Zarko, il commissario che indaga intorno a questo intrigo e che farà di queste tre identità l’unione matematica per risolvere i tre casi mai risolti durante la sua carriera.
Prossimo alla pensione, ma non vittima del caso, il commissario Zarko riesce a collegare i punti delle tre storie che fino a questo punto sono rimaste lontane e parallele. Tale unione e la scoperta di alcuni dettagli porterà il lettore alla cruda verità.
Lo stile de L’assonometria del caso è avvincente ma richiede pazienza ai lettori, data anche la complessità delle tematiche che l’autrice è abile nel metterle insieme senza sviare il discorso principale che è quello costruito intorno al Caso, in relazione alla specie, che si vorrebbe controllare attraverso sofisticati algoritmi. Ma l’amore no, l’amore è sempre dentro di noi ed è l’unica cosa che ci salva dall’abbrutimento scientifico progressista. L’autrice inoltre delinea con dovizia di particolari i cambiamenti della testa di Zarko insieme ai suoi movimenti, azioni e attività, in maniera quasi meccanica a sottolineare come la perdita della memoria e il vivere in un mondo tecnocratico possa rendere l’essere umano un robot. Chiara Novelli porta il lettore all’interno di questa lotta per preservare il futuro e il bene comune dando maggior risalto alla narrazione che risulta intricata e molto articolata, sebbene l’autrice si avvalga di periodo brevi e della paratassi, piuttosto che ai dialoghi tra i personaggi. I riferimenti mitologici e soprattutto biblici e, nello specifico, alla Genesi, servono alla scrittrice toscana a spiegare la trama della storia e a mostrare come si tenda sempre a nascondere la verità da parte di chi detiene il potere o l’autorità. Il personaggio di Zarko, alla ricerca della verità e della propria identità ricorda i protagonisti erranti delle opere di Ágota Kristóf, scrittrice tra le preferite di Chiara Novelli, insieme a Flannery O’Connor e Bruno Schulz.
L’assonometria del caso sembra puntare il dito contro l’uomo che si sostituisce a Dio e diventa il terribile Dio del Vecchio Testamento, un dittatore che vede la Terra abitata dagli uomini come un grande lager da gestire e dominare:
Voi siete cittadini del grande campo di concentramento che è oggi la Terra, dove miliardi di uomini e donne dalle identità sempre più indefinite, fragilizzate, divise, come i loro due emisferi interni, vivono senza ribellarsi a governi che operano contro di loro, ubbidienti e riconoscenti alle briciole che questi concedono per sfamarsi con cibo avvelenato, pensare con ragioni volgari, curarsi con medicine dannose, il tutto respirando nella grande camera a gas che oggi è il pianeta.
Un romanzo attuale dunque, che qualcuno potrebbe accusare di complottismo, ma che, alla luce di quello che accade nel mondo, utilizza una chiave di lettura alternativa degli eventi e del nostro consumismo e della nostra manipolabilità. Probabilmente sarebbe stata opportuna anche una riflessione teologica e filosofica più approfondita e l’evitamento di alcune espressioni come “Piango come un vitello”, “Lo so che è brutto” ai fini della perfetta riuscita del romanzo.