Come possiamo immaginare un mondo dominato dalla tecnologia, come si può raccontare una storia digitale?
Romanzo digitale di Antonio Pascotto (Jolly Roger Edizioni, 2023) è un diario accurato e ricco di spunti di riflessione, in cui è ben facile distinguere il mondo in cui il passato lascia spazio al presente e poi alle gemme del futuro.
Un racconto che comincia con la disperazione del periodo pandemia che ha visto il mondo in ginocchio, fino alla transizione precisa fra il mondo di prima e il mondo di adesso. I momenti già passati si mescolano insieme a quelli dell’imminente futuro. Romanzo digitale ha per protagonista Giancarlo, che è testimone della monda dal 2020 e che finisce nel 2033. Le riflessioni dell’autore accompagnano il lettore/lettrice dall’inizio alla fine, presentandogli/presentandole un mondo in cui il filo conduttore è il tempo. Ad avvicendarsi saranno quindi la paura e la voglia di cambiamenti, che, fondendosi insieme, regalano al lettore/lettrice un testo dove le macchine creano, parlano, scrivono persino poesie.
Tra nostalgia del passato e curiosità per il futuro tecnologico, per le svolte che esso promette, Romanzo digitale, è attraversato da un sano sentimentalismo e dall’amore per la conoscenza di chi fa il giornalista per passione, facendo riferimento alla “letteratura industriale” e alla visione del grande Adriano Olivetti.
Di grande interesse è la riflessione che Pascotto porta avanti su Chat GPT. L’intelligenza artificiale raccontata in Romanzo digitale è una fra quelle che scrive poesie, canzoni, recensioni, racconti. Un modus operandi, quindi, che sembra sostituire del tutto la mano dell’uomo. Mettendo l’uomo sempre al centro della questione tecnologica, Pascotto, tra titubanze e preoccupazioni più che lecite, pone una domanda primaria e inquietante: le macchine sostituiranno realmente l’uomo?
Per Antonio Pascotto è <<soprattutto un fatto di cultura. L’AI è pervasiva, può essere applicata in tutti i settori, e la consapevolezza di doverci convivere deve spingerci a definire regole e valori>>.
1 Quando nasce Romanzo digitale e perché?
- Romanzo Digitale nasce proprio durante la pandemia. Così come i diari del protagonista, che decide, durante il lockdown, di scrivere delle riflessioni sul difficile momento che l’intera umanità stava vivendo. Il libro parte dalla pandemia perché secondo me ha segnato il passaggio tra un mondo che dividevamo in reale e virtuale a un mondo dove reale e virtuale si mescolano e si mescoleranno sempre di più. E io avevo voglia di parlare di questo momento della nostra vita caratterizzato da grandi cambiamenti.
2 Cosa pensa dell’intelligenza artificiale, può davvero surclassare l’intelligenza umana?
- In molti hanno paura dell’AI. E in effetti ci sono sicuramente dei rischi. Il primo è legato al mondo del lavoro. Una domanda che mi rivolgono spesso è: i robot e l’intelligenza artificiale ruberanno posti di lavoro? Io rispondo subito: si, ruberanno dei posti di lavoro. Ma altri ne nasceranno, grazie ai nuovi profili lavorativi che si creeranno. Aumenterà anche la produzione, ma non tutti potranno beneficiarne per le inevitabili disparità economiche e sociali. Ma dopo una prima fase, sicuramente la più difficile, si andrà verso un nuovo riequilibrio dell’economia, come accadde con la rivoluzione industriale. Già sono allo studio diverse soluzioni. C’è chi propone un coinvolgimento dei dipendenti con l’acquisto di quote azionarie dell’azienda, o una loro partecipazione che riguarda la proprietà delle macchine. Il ragionamento è: il robot sostituisce il lavoratore che comunque manterrebbe una certa remunerazione. È necessario impegnarsi per creare sistemi dove la manodopera venga indirizzata verso attività in crescita che offrono nuove opportunità. Poi c’è la questione del dominio da parte delle macchine cosiddette intelligenti, che è il cuore della domanda. E anche uno dei principali timori. Io affermo che il vero pericolo sono gli uomini. Siamo i veri nemici di noi stessi. Nonostante la tecnologia non siamo riusciti a evitare guerre e pandemie. Ci troviamo nella stessa condizione di un secolo fa, senza sapere ancora come sarà distribuita la ricchezza tra paese e paese e all’interno di una stessa nazione. Oggi ci troviamo di fronte a macchine che sanno fare molte più cose di noi e molto velocemente. Ma non sanno perché lo fanno. Gli uomini si, e questo è un vantaggio. Che dobbiamo sfruttare per non essere, come dicevi, surclassati. La tecnologia non si può fermare, questo deve essere chiaro. È per questo che dobbiamo essere capaci di capire le macchine, studiare a fondo i loro meccanismi, gestirle. È anche un problema normativo. Ma è soprattutto un fatto di cultura. L’AI è pervasiva, può essere applicata in tutti i settori, e la consapevolezza di doverci convivere deve spingerci a definire regole e valori. Occorre stabilire una giusta relazione tra uomo, ambiente e tecnologia. Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare. A partire proprio dall’intelligenza, quella nostra. Siamo noi a provare ancora emozioni e non le macchine. In fondo si continua a ragionare sempre e solo con il cuore.
3 Quale settore beneficerebbe maggiormente di questo supporto?
- Molto presto i robot li troveremo dappertutto. Negli ospedali e nelle case di riposo, nei negozi, negli uffici, nei supermercati e in tanti altri luoghi. Verranno impiegati anche per i lavori più pericolosi, dove gli umani metterebbero a rischio la propria incolumità. Oggi già esistono macchine impiegate per risolvere i danni provocati dai cambiamenti climatici e dallo smog. Purtroppo, non ne approfittiamo. E non facciamo molto per evitare i disastri del cambiamento climatico. Addirittura, c’è chi lo nega. Sono moltissimi i settori che beneficeranno dell’AI. E questa è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci scappare. I timori rimangono ma dobbiamo approfittare della tecnologia.
4 «Non basta stare tutto il giorno connessi per sentirsi riconosciuti e amati. Sentirsi considerato e invitato a qualcosa è più grande che stare “nella rete», ha deciso di aprire il suo precedente libro, Il Mondo Senza Internet, con questa citazione di Papa Francesco. In che modo secondo lei la religione, la fede, possono dare il loro contributo al sano sviluppo dell’intelligenza artificiale?
- C’è un bellissimo libro scritto da Chiara Valerio dal titolo La Tecnologia è Religione. Oggi il nostro corpo non ci basta più. Cerchiamo nei mezzi tecnologici una divinità che tuttavia sfugge alle continue domande che ci facciamo da sempre sui misteri della vita. E la fede non può essere confusa con la tecnologia. Le parole del Papa vanno in questa direzione. Sui social abbiamo tanti amici, ma quanti sono quelli veri? Ci sentiamo considerati solo quando vediamo che i like sui nostri post aumentano, ma non deve essere così. La nostra realizzazione passa attraverso le azioni che compiamo, l’affetto di chi ci circonda, i risultati che otteniamo anche in ambito professionale. Ecco, in questo senso religione e fede possono aiutarci molto.
5 Come vivono la tecnologia paesi come Stati Uniti, Cina e Russia? Quali sono le principali differenze?
- È noto che tra Usa e Cina c’è sempre stata una lotta per la leadership tecnologica. Che si trasforma sempre di più in una battaglia di tipo commerciale. Da una parte la Cina ha come obiettivo quello di diventare leader mondiale in molti settori avanzati come macchine robotizzate, attrezzature aereospaziali e nuovi materiali da impiegare in vari campi, come quello della medicina. Dall’altra gli Stati Uniti, che in sostanza hanno lo stesso obiettivo, puntando in particolare sulla forza lavoro specializzata nelle scienze e nelle tecnologie e sulla riduzione dei processi burocratici. Ma soprattutto guidare, a livello globale, lo sviluppo di norme tecnologiche. E a questo proposito, proprio per evitare rischi e conflitti sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, si è tenuto recentemente a Bletchley Park, dove furono decifrati i codici segreti dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale, un summit che ha coinvolto 25 Paesi che si sono detti pronti a lavorare insieme sulla supervisione degli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Cina compresa. Per quanto riguarda la Russia è un discorso a parte. È impegnata in una guerra lunghissima e sta concentrando i suoi sforzi sullo sviluppo di armi avanzate. Non è un bel segnale, certo.
6 Come vede messa l’Italia da questo punto di vista? Qual è la sfida più grande per il nostro Paese?
- Noi italiani siamo da sempre abituati a parlarci addosso. E in effetti, a una prima verifica, non risultiamo tra i paesi europei particolarmente attenti sul fronte dell’innovazione. Eppure, aumentano le nostre esportazioni e siamo tra i primi produttori di tecnologie avanzate, come i robot industriali, i chip per il controllo delle auto a guida autonoma e le componenti per l’aerospaziale. La sfida dell’Italia per l’innovazione tecnologica rimane aperta, dunque. Servirebbe forse un maggiore sostegno a quelle start up capaci di attrarre capitali per evitare che sia le aziende sia i tecnici vadano all’estero.
7 Domanda personale: da autore di Romanzo digitale, preferisce leggere un’opera su cartaceo o su dispositivo digitale?
- Leggere su carta è sempre affascinante. Toccare un libro, annusare l’odore delle pagine, è un’esperienza straordinaria. Ma devo confessare che da qualche tempo faccio incetta di volumi in formato ebook. Ne ho almeno duecento su Drive di Google e passo con grande velocità da un libro all’altro. I giornali li leggo su carta e in digitale, anche per lavoro. Ma sono un sostenitore delle edicole, che purtroppo vivono una crisi continua. Se ne vedono sempre meno in giro. Anche al centro di Roma, gli storici chioschi dove ci recavamo a tarda sera per acquistare le primissime copie dei giornali appena sfornati dalle tipografie, oramai vendono soprattutto souvenir e calendari. Io continuo a frequentare quelle che vendono giornali, essendo anche un collezionista di fumetti.
8 Qual è il valore aggiunto di Romanzo digitale rispetto al suo precedente lavoro?
- In Romanzo Digitale riprendo dei temi presenti anche nel libro Un mondo senza Internet, dove immaginavo una vita senza connessioni, senza smartphone, senza social, senza mail. Una esistenza impossibile. Un paradosso che diventava ossessione. Ma anche un modo per riflettere sui meccanismi che regolano i nostri interessi per governare questa tecnologia e assumere una maggiore coscienza digitale. Ed è quello che faccio anche nel nuovo lavoro, con uno sguardo ancora più attento alle nuove frontiere della tecnologia. C’è in ballo il nostro rapporto con l’intelligenza digitale, con i robot, con gli infiniti mondi virtuali che si presenteranno davanti ai nostri occhi. Attraverso il racconto cerco di stemperare anche l’intensità delle nostre ansie e delle nostre paure. Che sono legittime. Ma sono convinto che se saremo capaci di capire le macchine, riusciremo anche a correggere errori e pericoli per l’umanità.
9 La Tecnica vive nel tempo, scandito dal ritmo parcellizzato proprio dell’orologio meccanico. Ad essa si può opporre solo l’arte, che invece evoca atemporalità infinite, configurandosi come unico vero rimedio alla morte?
- In Romanzo Digitale c’è un paragrafo dal titolo Tutto finisce, dove il protagonista sostiene che vivere nella consapevolezza che tutto ha una fine potrebbe aiutarci. Sul divenire delle cose ci ha fatto riflettere Eraclito, quello di Panta Rei, Tutto scorre. Cioè, tutto si trasforma e muta, pure il mondo nella sua complessità. L’arte, è vero, evoca atmosfere già interiorizzate dall’autore di un’opera, ma che, nel tempo, possono acquisire significati diversi. Questo vuol dire che il significato originale finisce nel momento in cui ne nasce uno nuovo. Il mondo cambia di continuo, e prima o poi, è inevitabile, finirà. Ma non c’è da allarmarsi, Avverrà tra circa 7,5 miliardi di anni, quando il Sole inghiottirà completamente la Terra. Lo stesso Sole si raffredderà a poco a poco. Ma non lo vedremo, perché la specie umana si sarà estinta 6,5 miliardi di anni prima. Dunque, nulla dura per sempre. Anche questa intervista, ora, è finita.