L’originale opera del teorico della letteratura russo Michail Michajlovic Bachtin (Orel, 17 novembre 1895- Mosca, 7 marzo 1975), considerato tra i massimi pensatore del ventesimo secolo, spazia dalla letteratura alla storia passando per la filosofia, elaborando un’ardita analisi del romanzo. Bachtin affronta il problema della creazione letteraria, della forma, del contenuto, della parola, dello spazio e del tempo nel romanzo moderno; in “Estetica e romanzo”inizia la sua riflessione dal romanzo greco e latino e da quello cavalleresco.
L’inesauribile scambio di energie critiche fra teoria e storia produce una gamma vastissima e straordinaria di interpretazioni ed intuizioni, supportate da una metodologia rigorosa ma innovativa. “Estetica e romanzo” potrebbe essere letto come espressione di una filosofia «dialogica» libera e rivoluzionaria.
In “L’autore e l’eroe”, sua opera giovanile, fonda un’analisi fenomenologica del rapporto “io/l’altro”, con sorprendente coerenza.
La critica di Bachtin non è facilmente inseribile in una corrente, egli considera fondamentale ai fini dell’interpretazione del testo, la presa di coscienza del contesto storico. Non si può prescindere dagli eventi storici e non si può leggere un testo in maniera autonoma. Bachtin prende in considerazione tre aspetti: la teoria del linguaggio,la teoria dei generi letterari,e la teoria del comico.Per la prima indispensabile è il dialogo, identificando tutte le forme di scrittura. La teoria dei generi corrisponde a quella del romanzo; genere molto apprezzato dallo studioso russo per la sua modernità e realismo. Propone poi per quanto riguarda la teoria del comico, un approccio alla realtà tramite il riso, sovvertendo i valori tradizionali.
Per lo studioso tutto il linguaggio non può che essere dialogico, comprendendo in questo il rapporto tra autore ed eroe anche estetica ed etica. L’autore in questo senso, non tiene i fili dei suoi personaggi come se fossero burattini, ma scopre e si sorprende insieme a loro; solo il romanzo, per Bachtin, può garantire la massima espressione della forma dialogica.
Senza dubbio Bachtin ha contribuito in gran parte allo studio della semiotica cosi come dell’estetica, evidenziando il ruolo del narratore e la dialogicità dei segni e delle parole all’interno sia dell’opera letteraria che dell’opera d’arte; fondamentale a tal proposito i suoi due saggi su Rabelais e Dostoevskij, rispettivamente “Dostoevskij, poetica e stilistica” e “L’opera di Rabelais e la cultura popolare”. Nel primo il critico russo individua le categorie della poetica dello scrittore/filosofo suo conterraneo , oggetto di molte riflessioni, ma per la prima volta Dostoevskij viene presentato come un innovatore, fautore di un nuovo modo di scrivere chiamato da B. “polifonico”, ovvero a più voci. Nel secondo saggio, Bachtin cerca di comprendere la lingua delle forme e dei simboli carnevaleschi, quella di cui si avvale Rabelais; definendo «realismo grottesco» il sistema di immagini della cultura comica popolare.
La semiotica e l’estetica sono delle scienze naturali e per Bachtin devono essere rifondate sul principio dell“‘intersoggettività” e della “comprensione dialogica attiva” riscontrabili nella parole e nei gesti che ci offre la società e la storia attraverso le innumerevoli relazioni tra Io e l’Altro; le quali influenzano fortemente l’impostazione di tutte le scienze naturali.