In testa alle classifiche dei libri più venduti per diversi mesi, “Ammazziamo il Gattopardo” del giornalista economico e scrittore statunitense Alan Friedman (ex collaboratore del Presidente Carter, “Financial Time”, “Wall Street Journal”) è davvero, come ha dichiarato lo stesso autore, un libro d’amore per l’Italia e per gli italiani da chi ha deciso di vivere nel nostro Paese.
“Ammazziamo il Gattopardo” parte dal presupposto che la gente, il popolo italiano ha capito e vuole cambiare, mentre ai politici fa comodo che tutto resti cosi com’ è. Di qui l’imperativo categorico di ammazzare il Gattopardo, di affrontare una volta per tutte quella statica mentalità figlia di una cultura conservatrice e proporre nuove riforme. Diversi politici di oggi, come il Gattopardo risorgimentale di Tomasi di Lampedusa fingono di sposare il nuovo per conservare il vecchio, addossandosi a vicenda le colpe della crisi che viviamo, dei mancati provvedimenti, rendendosi protagonisti di imbarazzanti e squallidi dibattiti televisivi.
Friedman sostiene che volenti o nolenti, l’ultima speranza per noi italiani è rappresentata da Matteo Renzi, un uomo “nuovo” che potrebbe segnare una discontinuità e apportare un cambiamento radicale. In realtà per quanto si possa apprezzare il Matteo Renzi uomo, la sua voglia di fare e di fare subito, la voglia di segnare un distacco dal passato fa parte di un sistema vecchio e se riuscirà a realizzare ciò che ha dichiarato sarà solo il tempo a dircelo, qualora non gli mettano i bastoni tra le ruota (soprattutto i colleghi del suo stesso partito) e soprattutto non abbia paura di scontentare i privilegiati e dei “protetti” dalla politica. Il tempo delle mezze misure è finito.
Ma “Ammazziamo il Gattopardo” è diventato celebre per le rivelazioni riguardo la nomina di Mario Monti a Presidente del Consiglio nel 2011 da parte di Giorgio Napolitano data la situazione di emergenza. Non tutti sanno,afferma il simpatico giornalista, che il Presidente della Repubblica aveva in testa il nome del Professore bocconiano già da tempo. Friedman si avvale di autorevoli ricostruzioni, documenti e testimonianze dei diretti interessati per dimostrare la veridicità di ciò che afferma.
l’imprenditore avversario di Silvio Berlusconi, Carlo De Benedetti sostiene che Monti nell’agosto del 2011 a St. Moritz, gli aveva chiesto cosa ne pensasse della possibilità di fare il primo ministro,anche il gioviale Romano Prodi ricorda una lunga conversazione con il suo ex collaboratore Monti e lo stesso Friedman riporta un colloqui con Monti a proposito dell’idea incostituzionale del Napolitano superinterventista. Napolitano ha pianificato la sostituzione di Berlusconi perlomeno l’estate precedente, accettando un documento programmatico per un eventuale rilancio dell’economoa italian, elaborato in segreto da Corrado Passera, amico di Monti, ex assistente di De Benedetti e all’epoca a capo di Banca Intesa. Passera, l’uomo che ha rimesso in piedi, negli anni Ottanta, licenziando migliaia di persone, parte della pubblica amministrazione, le Poste, emblema della peggiore burocrazia come sostiene giustamente il giornalista. Passera, l’uomo che ha preso parte al semidisastro del governo Monti, che qualche settimana fa era tra gli opisti di “Anno Zero” e candidamente indicava la ricetta giusta per uscire dalla crisi, dopo che che al governo c’era stato. Atteggiamento proprio anche di altri politici che, dopo essere stati al potere, salgono in cattedra e propongono la loro magica soluzione; la cosa che fa al tempo stesso sorridere ed indignare i cittadini è che a sentirli sembra che proprio quando stavano per realizzare le cose più belle per il Paese, sia caduto il governo.
Friedman da giornalista di razza quale è ricorda gli anni della Milano da bere, l’establishment, igli ambiziosi imprenditori, aspiranti nuovi “Agnelli”, primi fra tutti l'”ingegnere De Benedetti e il venditore di sogni Silvio Berlusconi, passando per il capo di Mediobanca Enrico Cuccia e per i politici Craxi ( che senza dubbio avvantaggiò Berlusconi nella sua scalata al potere), Forlani e Andreotti. La rassegna storico-culturale e sociale che ne viene fuori è tutt’altro che noiosa, ma avvincente ; Friedman ritrae gli aspetti peculiari dei protagonisti delle scena politica italiana, fornisce molti dettagli e aneddoti per quanto riguarda i capitoli sul piano di Napolitano e naturalmente le conversazioni con gli ex presidenti del consiglio ( vi sono anche Giuliano Amato e Massimo D’Alema).
Sorprende la ricetta anticrisi che il giornalista pone come ultimo capitolo del suo libro: 10 punti ambiziosi per rimettere l’Italia sulla strada della crescita e dell’occupazione:
1. Abbattere il debito pubblico,
2. creare nuovi posti di lavoro,
3.tutelare le fasce più deboli,
4. tagliare le pensioni d’oro,
5. promuovere l’occupazione femminile,
6.ridisegnare la pubblica amministrazione,
7. tagliare gli sprechi della sanità e delle Regioni,
8. istituire una patrimoniale leggera ma equa,
9. liberalizzare i servizi nell’interesse del consumatore,
10 varare una nuova politica industriale di investimenti mirati.
L’Italia può cambiare solo se abbandona definitivamente la mentalità del Gattopardo.