è la storia ironica e avvincente dell’incontro avvenuto in una stradina del centro di Mosca, tra un cane randagio di nome
che deciderà di portare il cane con sé e fargli da padrone. Da questo momento in poi, la vita di
non sarà più la stessa. La condizione di randagio non gli apparterà più e le attenzioni che gli verranno rivolte gli permetteranno di vivere una realtà completamente diversa: Ora è un borghese anche lui.
Pallino, molto affezionato al suo padrone, sarà cavia di un esperimento improbabile, voluto proprio dal padrone stesso e dal suo assistente
Bormental. I due decidono di trasformarlo in un uomo, trapiantandogli l’ipofisi ed i testicoli di un uomo morto. E, piano piano,
Pallino, viene osservato nella sua assurda trasformazione, quando il suo corpo abbandona le sembianze del cane ed assume comportamenti tipici dell’essere umano. Un essere umano che, precedentemente, era stato assassinato e questo spiegherebbe le farneticazioni di
Pallino e i suoi deliri. Questa ‘magia’, però, dura poco e
Pallino, torna a vestire gli abiti del cane domestico.
Quando il cane diventa uomo, l’uomo diventa cane, inevitabilmente non ci si riconosce e nemmeno la scienza puo’ fornire risposte. Ciò che viene originato è il risultato di una snaturalizzazione della società che rischia di perdere tutto. La deriva è prevedibile.
Lo stile scelto da Bulgakov ci ricorda quello adoperato per i manuali scientifici. E ciò viene fatto con uno scopo ben preciso, che è quello di rendere credibile l’assurdo, proprio attraverso il paradosso scientifico. Ogni scelta dello scrittore è compiuta con una finalità ben precisa: I personaggi ed il loro linguaggio non sono altro che l’emblema della società sovietica con le sue stratificazioni e gerarchie. C’è il linguaggio del proletario, quello del professionista borghese, dei pazienti “manichini tardoromantici”, dei compagni burocrati schiavi del regime e di coloro che sono a capo della scala sociale. Con Bulgakov, si parla di vera e propria ”cura linguistica”, che lo avvicina agli scrittori di teatro. La vita, attraverso la satira che egli ne fa, e che è satira del sistema ma anche dell’individuo, viene scandagliata nel suo grottesco realismo.
Ma perché egli percepiva la vita come azione. Per lui la vita fu sempre un atto, un qualche inatteso mutamento, una qualche scoperta
Considerato un racconto ambiguo, e surreale Cuore di cane ci appare come una grande allegoria della storia. Scorrendo le pagine, ci perdiamo in una sovraeccitazione narrativa, leggendo, è come se gli oggetti prendessero forma, si relativizzassero, attraverso minuziose descrizioni e spesso determinate connotazioni fisiche dei personaggi bastano a raccontarceli.
Sotto torchio è la società sovietica corrotta, e in particolare la borghesia, ormai alla sbando, che teme il proletariato, verso cui la critica è decisa, totale e palese. Molte opere di Bulgakov, infatti, subirono la censura sovietica negli anni di Stalin (il quale si fece fautore della politica di collettivizzazione al fine di fare della Russia una grande potenza economica) e ci sono pervenute solo dopo la sua morte come anche Cuore di cane, scritto nel 1925 e rimasto inedito, in Russia, fino al 1987, letto già in Italia un ventennio prima.