(Vicenza, 27 luglio 1907 – Londra, 12 novembre 1974)
Scrittore e giornalista italiano, Guido Piovene nasce a Vicenza nel 1907 da una famiglia di nobili. Si avvia senza indugi alla carriera giornalistica, incominciando a collaborare con <<Il Convegno>> e <<Pegaso>>. Nel 1935 entra a far parte de <<Il Corriere della sera>> (per il quale lavora come corrispondente estero a Parigi e Londra) per poi passare a <<La Stampa>>, del quale è collaboratore fino alla fondazione, con Indro Montanelli e altri, del quotidiano milanese <<Il Giornale>> (1974). Collabora più avanti anche con <<Solaria>>, <<Pan>>, <<Il Tempo>>.
Nel 1931 pubblica i suoi primi racconti: “La vedova allegra” e dieci anni dopo “Lettere di una novizia”.L’opera di Piovene varia dalla corrispondenza e dai servizi di giornalismo d’alto livello alle pagine di viaggio e di riflessione (in un secondo momento della sua produzione infatti, la sua attenzione si rivolge ai reportage di viaggio; ricordiamo a tal proposito il “De America” del 1953 e “Viaggio in Italia” nel 1957, una delle sue opere più famose), al racconto, al romanzo, è quella di uno scrittore- saggista formatosi a metà strada tra un cattolicesimo sensuale, dal sapore fogazzariana, e un illuminismo che si ispira ai moralisti e ai romanzieri francesi del Sei-Settecento; e fondendo queste due peculiarità in un suggestivo freudismo esistenzialista (riferendosi specialmente a Nietzsche).
Nel 1968 è presidente della giuria della Mostra internazionale del cinema di Venezia, ma la massima riuscita della mai dimenticata introspezione psicologica dei personaggi la ottiene grazie al romanzo del 1970 “Le stelle fredde”, dove una trama asciutta, ridotta all’osso fa da cornice ad un’acutissima analisi della morale.“Le stelle fredde”è stato insignito del premio Strega nello stesso anno, ricevendo consensi positivi anche dal pubblico.
Al centro delle riflessioni di Piovene, come si è accennato, vi sono il declino morale e quindi anche umano, l’aspetto psicologico,i costumi della provincia, un’ ambigua e repressa sensualità che nasce dal sentimento religioso. Sono tutti elementi che danno consistenza alla complessità del personaggio-io proposto dallo scrittore vicentino.
Tuttavia “Le stelle fredde” che insieme a “Lettere di una novizia” costituisce l’opera più nota di Piovene, offre diverse chiavi di lettura da quella psicoanalitica (sebbene in questo romanzo Piovene cerca di “purificare” la narrazione da risvolti psicoanalitici) a quella semiologica ed intertestuale, entrando a pieno titolo nell’incandescente territorio della postmodernità. Piovene riflette anche sulla condizione della mitografia occidentale che ha eseguito ormai il suo ultimo canto: il grande mondo umano non c’è più, al suo posto c’è il mondo della finzione e dei simulacri. Questa è l’amara constatazione del conservatore Piovene che dimostra tutta la sua sensibilità nell’indagare intorno al declino della morale i cui protagonisti hanno paura di conoscersi fino in fondo, preferendo condurre una vita misera basta su rapporti di convenienza.
Sottrattosi alle istanze ottocentesche dove il realismo la faceva da padrone, Guido Piovene riserva un posto ristrettissimo al suo anti-personaggio (protagonista assoluto del romanzo novecentesco) che descrive con uno stile essenziale, scarnificato, quasi a voler fare terra bruciata di tutti i generi letterari, per poterne creare di nuovi, in fondo solo distruggendo si può creare nuove forme. Lo scrittore è dissacratorio, ironico, sottile, mimetico, quando entra nel cuore delle situazioni, dei personaggi, delle storie, consapevole di appartenere ad un mondo culturale ormai sull’orlo della fine e di essere vittima anch’egli di quel declino umano. Questa presa di coscienza è soprattutto supportata dalla sofferenza di Piovene dovuta alla sua malattia che ne avrebbe causato la morte.
Di Ilaria Formisano.