«La nostra è un’epoca fondamentalmente tragica, anche se ci rifiutiamo di considerarla tale. Il cataclisma c´è stato, siamo tra le rovine, ma cominciamo a costruire nuovi piccoli habitat, a riavere nuove piccole speranze. E´ un compito non facile; la strada verso il futuro è piena di ostacoli che dobbiamo aggirare, scavalcare. Si deve continuare a vivere, anche se il cielo ci è caduto addosso. Queste erano, più o meno, le sensazioni di Constance Chatterley. La guerra le aveva fatto crollare il mondo in testa. E lei aveva compreso che imparando si sopravvive». Questo è l’incipit de L’amante di Lady Chatterley (1928), il più famoso romanzo dello scrittore inglese D.H. Lawrence, messo all’indice perché il suo contenuto era ritenuto osceno e oltraggioso per la morale pubblica. Nelle intenzioni di Lawrence il romanzo avrebbe dovuto essere uno stendardo di ribellione, un appello di rivolta dei poveri contro i ricchi, dei lavoratori proletari contro i padroni aristocratici. Ed è per questo che l’amante di Lady Chatterley è un guardiacaccia, un dipendente ma non un servo, un proletario che usa il dialetto come difesa per la propria personalità, ma capace di esprimersi in ottimo inglese per appassionate e impeccabili dichiarazioni di politica o di impegno sociale. E infine, ma solo infine è uno straordinario amante: tenero e prepotente, sensuale e delicato, travolgente, trasgressivo ed instancabile.
Per Lawrence il linguaggio è un’arma di ribellione sociale: far parlare i suoi personaggi in dialetto era un modo per sfidare gli oppressori, per opporsi all´arretratezza culturale e alla supposta erudizione della borghesia. È questo ciò lo scrittore inglese racconta attraverso la storia d’amore tra l’aristocratica Lady Connie Chatterley, moglie di mister Clifford reso invalido ed impotente dalle ferite riportate in guerra, e il guardacaccia Mellors, uomo virile e forte. Definire il romanzo una storia di adulterio sarebbe dunque riduttivo e inappropiato. Il rapporto che nasce tra la giovane Lady Chatterley e il guardacaccia è una storia d’amore tra persone provenienti da realtà differenti e antitetiche. Sullo sfondo ma di estrema influenza c’è l’Inghilterra della rivoluzione industriale, privata di ogni naturalezza a vantaggio del progresso e incapace di conciliare la mentalità chiusa e conservatrice di stampo vittoriano con l’apparente ed esasperata ricerca della libertà che la modernità impone; nonostante il progresso e le presunte rivoluzioni culturali, l’upper class non si può avvicinare al proletariato industriale. L’Inghilterra è puritana e bigotta tanto quanto dice di non esserlo.
Ed è per questo che lo scandalo non è generato solo dalla presenza dell’adulterio e dell’erotismo puro; c’è qualcosa di più sottile che scandalizza l’ipocrisia del puritanesimo: una donna giovane e intelligente sente di dover cercare qualcosa di diverso dalla realtà, dalla comoda ma terribilmente fredda quotidianità. La sua non è certo una ricerca del piacere fine a se stesso, il sesso non un insignificante oggetto di consumo, ma un terreno d’incontro con la propria autenticità. Un percorso volto alla conoscenza dell’essenza più vera e spirituale attraverso un sesso vissuto come mistica comunione e fusione reciproca. Il prevalere dell’istinto sul comportamento dettato dalle regole sociali e dalla morale corrente. L’insubordinazione totale nei confronti di una società asfittica e ipocrita che quanto più giudica, condanna e redarguisce tanto più vorrebbe avere il coraggio, la forza e le capacità di cambiare le proprie abitudini, le proprie omologanti leggi comuni dettate più dall’uso che dalla giustezza.
L’amante di Lady Chatterly è una storia d’amore nata a spese del marito della protagonista, un reduce sulla sedia a rotelle, cosa che può infastidiresenza dubbio i benpensanti e la sensibilità di molti lettori ma che ha la forza di un evento naturale, più forte delle sciagure che circondano i due amanti.