Così l’ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c’è la polvere dell’Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c’è una ragazza ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro. (John Fante)
Chiedi alla polvere dello scrittore italo-statunitense John Fante, rappresenta uno dei successi letterari più trascurati e sottovalutati del Novecento. In realtà dalla sua uscita, nel 1939, fu quasi dimenticato fino all’inizio degli anni ’80, riportato alla luce da un suo grande estimatore, Charles Bukowski.
John Fante pur non essendo elencato fra gli autori della Beat Generation, ne ha saputo tracciare le linee guida principali, tra le quali la vita sulla strada, il sesso “liberato” e l’utilizzo di sostanze stupefacenti. La “polvere” del romanzo è quella delle strade di Los Angeles, proveniente dal deserto Mojave, ma è anche la polvere che seppellisce le speranze dei giovani d’America, sulle ruote di vecchi autobus che promettono la speranza di una nuova vita sulle coste californiane, ma ciò che trovano non è Pasadena o le spiagge di Santa Monica, bensì i marciapiedi polverosi dei sogni infranti di tutti gli immigrati del Middle West. A questo gruppo di giovani appartiene anche all’incoerente e narcisista, ma anche sensibile e generoso Arturo Bandini, alter ego dello stesso John Fante, aspirante scrittore di origini italiane natio del Colorado e alla ricerca del successo. Arturo vive nell’albergo “Alta Loma”, a Bunker Hill, alla ricerca dell’ispirazione per scrivere il grande romanzo americano. Afferma il protagonista:
“Ah, il grande scrittore! Come fa a parlare delle donne, se non ne hai mai avuta una? Ehi, tu, miserabile impostore, fasullo che non sei altro, per forza non riesci a scrivere! Non c’è da stupirsi se non c’è nemmeno una donna in Il cagnolino rise. Non c’è da stupirsi se non c’è una storia d’amore, povero scemo, scolaretto presuntuoso. Dovevo scrivere una storia d’amore, imparare cos’era la vita!”.
E sarà proprio l’incontro- scontro con Camilla Lopez, giovane cameriera messicana di un bar malfamato, della quale si innamorerà ma con la quale non riuscirà ad avere una vera storia d’amore, a dargli l’ispirazione per scrivere. In Chiedi alla polvere non c’è alcun romanticismo, c’è la cruda realtà delle insicurezze e delle contraddizioni dei primi contatti con l’altro:
“Mi baciò ancora una volta e fu come se avesse appoggiato le labbra su un pezzo di arrosto freddo. Ero disperato […]. Poi sentii che il suo disprezzo si stava trasformando in odio e fu allora che cominciai a desiderarla. Evviva, Arturo, gioia e forza, forza e gioia…”
Camilla Lopez è un altro personaggio autobiografico, è la Marie Baray di John Fante, con la quale l’autore ruppe in malo modo nel 1936, una giovane dal fascino latino che ha in comune con Camilla anche il destino amoroso. Lo stesso Fante suggerisce una lettura politica dell’incapacità di Arturo e Camilla a relazionarsi normalmente, come lo scontro razziale fra la cultura messicana e quella italiana.
La storia di Chiedi alla polvere è il più classico viaggio esistenziale di un ragazzo che diventa uomo, nello scenario dei bassifondi e delle strade deserte della West Coast. In altre parole non accade mai nulla nel romanzo. Dissacrante, ironico, scanzonato, struggente, disperato, racconta la storia di un ragazzo perso, perso dentro, che si affanna alla ricerca di qualcosa che alla fine non è neanche certo di aver trovato. La scrittura è spezzata, schizofrenica e trasuda realismo, tracciando con linee asciutte un paesaggio disincantato, forse fin troppo. Immediato il paragone con Salinger e Il Giovane Holden, sia per lo sperimentalismo linguistico sia per la rappresentazione dissacratoria dell’America dimenticata della prima metà del Novecento; sebbene dal confronto con Holden Caulfield, Arturo Bandini ne esca sconfitto.
Un capolavoro o un libro sopravvalutato? Chiedi alla polvere è uno di quei libri che dividono, di cui probabilmente non si afferra pienamente il significato pur essendo consapevoli di trovarci davanti ad un romanzo importante (si è detto che anticipa la scrittura beat), che ci sussurra di interrogare la polvere per avere delle risposte, per far riafforare ricordi e sentimenti.
Nel 2006 è stato anche realizzato un film con lo stesso titolo per la regia di Robert Towne con Colin Farrell e Salma Hayek.