Hunger Games. La ragazza di fuoco. Il canto della rivolta. Questi i titoli della trilogia di Suzanne Collins, un fenomeno editoriale prima, cinematografico poi.
Una storia semplicemente cruda e brutale, la traiettoria di una società portata al limite della legalità, del rispetto e del senso di umanità, il disegno della democrazia distorta e dell’abuso tecnologico, la precisa descrizione dell’irrazionale senso dell’amore, l’evidenza della fragilità della vita.
Il 20 Novembre scorso, le sale cinematografiche italiane hanno iniziato la proiezione di Hunger Games – Il canto della rivolta, parte uno e nei soli primi quattro giorni di programmazione il numero di spettatori ammontava a 603.542. Una cifra che non può essere casuale, il mero frutto di trailer ben montati, battute accattivanti ed effetti speciali usati con maestria.
Tutto questo c’è, ma dietro vi è molto di più.
Nascosti dietro a quei biglietti venduti ci sono occhi che sono rimasti aperti ancora un’ora, nella penombra, ancora un’ora prima di dormire, ancora un’ora ancora rubata alla cucina, ai compiti, alle pulizie, un’ora ancora per leggere qualche pagina in più.
Perchè una ripresa può far sentire i brividi e lasciare a bocca aperta, ma le parole sulla carta, riempiono gli occhi e chiudono lo stomaco.
Perchè associare un personaggio ad un volto è istintivo, ma costruirlo lentamente, una frase alla volta, e aggiungendo una parte di se stessi ad ogni dettaglio crea un legame con la storia.
Perchè le luci spente, un grande schermo e ampie casse possono convogliare tutta l’attenzione del pubblico sulla proiezione, ma ad un libro non serve nient’altro che se stesso e tutto il resto svanisce. Ed è questa la differenza. Felici Hunger Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore.
Nascosti dietro a quei biglietti venduti ci sono adolescenti che hanno cercato tra le righe le risposte ai paradossi che riflettono il reale, ci sono lavoratori che hanno scelto quelle pagine come via di uscita e come conforto, ci sono studenti che hanno sospirato e lottato credendo ancora nella via d’uscita. Se noi bruciamo, voi bruciate con noi.
Nascosti dietro a quei biglietti venduti ci sono persone che credono ancora nel peso di un libro nella borsa, nel profumo dell’inchiostro sulla carta, nel rumore sottile della pagina che viene voltata.
E ci sono le persone che leggono prima l’ultima parola della storia e aspettano, per capirla, solo dopo. Ma esistono giochi molto peggiori a cui giocare.
Hunger Games – Il canto della rivolta è un film che merita di essere visto, per la costruzione delle scene, per il ritmo dato alle riprese, per l’abilità degli attori, per le musiche scelte, per la fedeltà alla trama originale e per lo sforzo di riflettere tutto ciò che l’audiovisivo elimina, ovvero la forza indomabile delle parole, sebbene non riesca ad esprimere grande personalità di scrittura, suspence e simbolismo. Le tessere del mosaico sono sempre le stesse: la casta e il popolo sotterraneo, i giochi sanguinari e la voglia di rivoluzione.
Nascosti dietro a quei biglietti ci sono lacrime e sorrisi sinceri, c’è la passione, la rivolta, la speranza e il desiderio di allontanarsi, di amare, di crescere e cambiare tutto partendo da se stessi. Devi occuparti di me, non è vero? Come mio mentore? Questo chiediamo ai nostri libri. Una guida, un sostegno, compagnia ed amicizia nei momenti bui ed in quelli di crescita. Chiediamo di esserci, chiediamo a chi ne ha il potere di continuare a darci storie per nutrire l’anima.
Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. (Da Il canto della rivolta)