Ieri sera, nel suggestivo e oramai consueto scenario del Ninfeo di Villa Giulia, si è svolta la sessantanovesima edizione del Premio Strega. A presiedere il premio tra gli altri erano presenti il presidente della Fondazione Bellonci, Tullio De Mauro e Alberto Foschini, presidente di Strega Alberti Benevento. Il Comitato direttivo del Premio – presieduto da Tullio De Mauro e composto da Valeria Della Valle, Giuseppe D’Avino, Simonetta Fiori, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Enzo Golino, Giuseppe Gori, Giovanna Marinelli, Melania G. Mazzucco, Edoardo Nesi, Luca Serianni, Maurizio Stirpe, aveva precedentemente selezionato dodici libri; nella la cinquina dei finalisti di ieri sera figuravano:
– La sposa di Mauro Covacich (ed.Bompiani)
– Storia della bambina perduta di Elena Ferrante (edizioni e/o)
– Chi manda le onde di Fabio Genovesi (ed. Mondadori)
– La ferocia di Nicola Lagioia (edizioni Einaudi)
– Come donna innamorata di Marco Santagata (ed. Guanda)
“Constatiamo che in molti libri emerge in maniera originale ed efficace la drammaticità delle nostre vite e dei tempi in cui viviamo. E’ stato difficile scegliere e lasciare fuori autori e libri interessanti” ha dichiarato Tullio De Mauro.
Con un risultato quasi imprevisto e inaspettato ha vinto La ferocia di Nicola Lagioia. Lo scrittore barese si è aggiudicato il premio Strega con ben 145 voti . Al secondo posto si è classificato La sposa di Mauro Covacich, con 89 voti. Al terzo Storia della bambina perduta di Elena Ferrante, con 59 voti. Ed infine il quarto posto a pari merito, con 37 voti ciascuno è andato a Chi manda le onde di Fabio Genovesi che ha vinto lo Strega Giovani e Come donna innamorata di Marco Santagata. A presiedere lo spoglio dei voti è stato Francesco Piccolo, il vincitore dello scorso anno.
Lagioia ha esordito nel 2001 con Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj edito da minimum fax. Con il romanzo Riportando tutto a casa edito da Einaudi ha vinto nel 2010 il premio Vittorini, il premio Volponi e il Premio Viareggio.
L’autore racconta impietosamente con uno stile cinico ed elegante, da pellicola noir, ascesa e decadenza di una famiglia del Sud, e attraverso quest’ultima più in generale la violenza della nostra contemporaneità; il David Lynch del Meridione, come è stato definito, denuncia malaffare e corruzione, con precisione verosimile e sensibilità. Tra gioia e commozione Lagioia ha affermato di essersi ispirato a Twin Peaks, rievocando atmosfere di lynchiana memoria e ha aggiunto: «per scrivere La Ferocia mi ci sono voluti cinque anni. Non sono esistiti capodanni, né sabati o domeniche». Lo scrittore barese ha poi affermato di aver raccontato un Sud verticale dove la Puglia rappresenta l’Italia. «La Ferocia per me è un ritorno allo stato di natura, la legge della giungla da cui credevamo esserci affrancati, ma che riemerge in questo periodo di crisi. L’importante è fidarsi della letteratura – ha aggiunto – fai quel che devi, succeda quel che può, come ha detto Goffredo Fofi».
Ecco la sinossi del romanzo:
In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada provinciale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati su di lei. Quando, poche ore dopo, verrà ritrovata morta ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosi? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli – in particolare quello con Michele, l’ombroso, il diverso, il ribelle – può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, una galleria di personaggi indimenticabili, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell’azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo.