“Quando l’ho conosciuto è stato come un risveglio. Dopo quel momento niente è stato più uguale. L’uomo che amavo e ritenevo irraggiungibile era sfigurato, nel corpo e nell’anima, e speravo con tutto il cuore che il mio amore potesse guarirlo”.
Il romanzo Tu sei mia (Garzanti, 2014) della scrittrice Elizabeth Anthony è facilmente collocabile per genere a metà strada fra il romance storico e l’erotico, una storia capace di soddisfare gli amanti del genere storico alla Downton Abbey e delle storie a forte tinte hot come L’uragano di un batter d’ali di Sara Tessa o Schiava per Vendetta di Ann Owen.
In realtà, ciò che ne viene fuori è un ibrido non molto riuscito, in cui le scene erotiche, che dovrebbero rappresentare la punta di diamante del romanzo, sono abbozzate e poco credibili, inserite in maniera poco funzionale allo svolgere della trama. Va salvata la componente storica, molto curata e descritta con dovizia di particolari senza però rallentare l’andamento del libro rendendolo poco scorrevole. Tu sei mia è ambientato all’inizio del secolo scorso nella magica campagna inglese dell’Oxfordshire, la storia comincia prima della Grande Guerra e presenta la protagonista, Sophie, ancora tredicenne. Un giorno vede sua madre sentirsi male per strada ed è costretta a chiedere aiuto a un passante, per farla trasportare nell’ospedale più vicino, il caso vuole che sia un tale Mr Maldon, che Sophie rincontrerà a distanza di anni e del quale si innamorerà perdutamente. Mr Maldon si occupa della madre della ragazzina, che sfortunatamente muore poco dopo, e del suo funerale, e riesce a trovare un lavoro alla figlia, rimasta ormai orfana, presso una nota residenza signorile della zona. È così che Sophie, ancora piccola, comincia a lavorare come sguattera a Belfield Hall, pur continuando a restare in contatto con Mr Maldon via lettera, anche se non riceverà nessuna risposta da lui per molto tempo.
Il destino li fa rincontrare a distanza di anni proprio a Belfield Hall, quando MrMaldon, alla morte del vecchio duca, eredita il ducato e diventa il signore della tenuta. Sophie allora scopre che il ‘suo’ Mr Maldon e Lord Ashley, erede di Belfield Hall, sono in realtà la stessa persona. Sophie si trova a crescere in fretta prima sotto le macchinazioni di Lady Beatrice, una donna priva di scrupoli e amorale che aspira solo a sposare Lord Ashley ed essere così la nuova duchessa di Belfield Hall, poi diventando l’amante del duca. Sophie si troverà spesso a dover scegliere fra l’amore che prova per l’uomo che l’ha salvata anni prima e il decoro, in una lotta continua fra ciò che desidera e ciò che dovrebbe fare secondo i costumi della società del tempo.
I personaggi di Tu sei mia sono appena abbozzati dall’autrice, Ash è una versione un po’ più galante e gentile del Christian Grey di E.L James, con i soliti problemi di mancanza di fiducia e di eccessivo e maniacale controllo all’interno di un rapporto. Sophie è indescrivibile. Sembra dolce e innocente, ma perde un po’ troppo in fretta il controllo di se stessa con Lady Beatrice, la donna che la istruirà al sesso. Sembra docile e devota con Ash, ma lo abbandona alla prima occasione disponibile. La trama passa da momenti in cui il tempo della narrazione risulta molto più dilatato, ad altri in cui tutto viene consumato con una fretta estrema, come se l’autrice avesse avuto tante idee in testa e poco tempo per metterle per iscritto. Il risultato è decisamente confusionario. Si salva la scrittura, scorrevole e curata, e l’ambientazione, ben descritta, tuttavia resta il fatto che il nucleo centrale, ovvero la storia d’amore, non riesce a catturare l’attenzione come dovrebbe, probabilmente proprio per la mancanza di credibilità dei protagonisti. Risulta più reale il personaggio dell’odiosa Lady Beatrice, che ben incarna la voglia di vita e di divertimento propria dei Roaringtwenties, e la povera Cora, amica di Sophie, costretta a ripetere all’infinito gli stessi errori per amore. Il 2 Luglio scorso è stato pubblicato il seguito di Tu sei mia, Tu sei il mio desiderio, che lascia presagire una mancanza di originalità, oltre che nella scelta del titolo, anche nella stesura della trama.