Breaking News
Home / Altri mondi / Sei battute di “Amici Miei”, capolavoro della commedia italiana, per ricordare l’attore Gastone Moschin
gastone moschin

Sei battute di “Amici Miei”, capolavoro della commedia italiana, per ricordare l’attore Gastone Moschin

Firenze, 4 settembre 2017 – “Amici miei” è una commedia amarissima e divertente, un film cult entrato nella storia del cinema italiano, amatissimo ancora oggi, a tanti anni di distanza. Gastone Moschin, scomparso lo scorso 4 settembre in Umbria, dove viveva da diversi anni,  fu presente in tutti e tre i capitoli, nel ruolo dell’architetto, dalla contagiosa risatina Rambaldo Melandri. Per quanto tutte le battute del film siano da antologia (e vale la pena di ricordare che fra gli sceneggiatori c’erano  Leo Benvenuti e Piero De Bernardi), alcune di quelle fatte pronunciare al Melandri sono davvero rimaste nella memoria e nel parlato comune, basti pensare ad espressioni non-sense come Antani, Supercazzola, Supercazzola con scappellamento, Confaldina…

Come non ricordare, nell’atto primo, di Amici Miei, capolavoro della commedia italiana, diretto sia nel primo che nel secondo atto da Mario Monicelli, il Melandri ricoverato in ospedale insieme ai compagni di zingarate mentre ripete ossessivamente “Ho visto la Madonna, ho visto la Madonna!”. Aggiungendo: “E neanche vestita di bianco… con una pelliccina…”. Poi si scoprirà che di apparizione si tratta, ma non mariana, bensì molto terrena, della bellissima moglie del primario Sassaroli, interpretato da Adolfo Celi, che poi il Melandri porterà a casa con scarsi risultati. E quando, in preda a una crisi nervosa, gli amici lo faranno scappare da lei, portandolo alla stazione per la scena culto degli schiaffi ai viaggiatori, lui, rinfrancato, correrà con loro chiedendosi: “Ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi?”.

E nell’atto secondo è lui che Gastone Moschin pronuncia un’altra frase storica: “Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Sempre nell’atto secondo, è il Melandri che guarda la desolazione lasciata a Firenze dall’alluvione del ’66 e si chiede: “Ragazzi, ora che si fa?”. Al che il Perozzi gli risponde: “Lo sci d’acqua!”. Ma nell’atto secondo, il Melandri spopola quando decide di battezzarsi dopo essersi invaghito di Noemi Bernocchi, sorella del sacerdote che celebra il rito. Ma la stessa non si vorrà concedere fisicamente a Melandri, durante un incontro a casa di lei proprio mentre l’Arno allaga Firenze. E se l’architetto, fino a quel momento in preda a un fervore spirituale quantomeno ostentato, pensa soprattutto ai danni materiali che l’alluvione gli starà provocando “I miei incunaboli… i tromoncini del ‘500…”), lei vede l’alluvione come un gesto divino volto a preservare la sua castità. E per tutta risposta il Melandri getta la maschera e, prima di tuffarsi dalla finestra per raggiungere casa a nuoto (“Rambaldo, dove vai?!?”. “Vo a casa!”), dice a Noemi: “O brutta imbecille! E Dio, per far restar vergine una come te… affoga tutta Firenze?!?”.

Nel terzo capitolo di Amici Miei, diretto da Nanni Loy e sicuramente inferiore agli altri due soprattutto per incisività ed originalità, Gastone Moschin tiene banco nei panni del Melandri quando si innamora e vuole sposarsi con Amalia Pecci Bonetti, incontrata alla casa di riposo dove anche l’architetto (come ci ricorda Tognazzi nell’atto primo: “trombato, ma per pochi voti, all’assessorato ai lavori pubblici“) si è ritirato, salvo poi scoprire l’infedeltà dell’anziana amante. Appena la vede rimane incantato e chiede alla suora chi sia quella bellezza (un po’ stagionata): al che Rambaldo commenta, sognante: “Due cognomi… e gli occhi azzurri come la fata di Pinocchio”.

 

Fonte: La Nazione

 

 

 

 

 

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

Check Also

Il media artist italiano Enrico Dedin tra i nomi dell’arte del XXI secolo

Enrico Dedin, ventottenne originario di San Donà di Piave (VE) e residente a Fossalta di Piave (VE), media artist e art director nel settore comunicazione, è stato incluso nel volume "L’arte del XXI secolo. Temi, linguaggi, artisti" di Viviana Vannucci, docente di Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Brera e curatrice internazionale. L’autrice del libro vanta un’esperienza consolidata nel panorama artistico globale, avendo curato per tre edizioni il Padiglione Nazionale della Repubblica Popolare del Bangladesh alla Biennale d'Arte di Venezia.