Agnus Dei (titolo originale: Les Innocentes) della regista franco-lussemburghese Anne Fontaine (Nathalie…, Coco avant Chanel, Gemma Bovery, Two mothers), nelle sale italiane con Good Films dal 17 novembre, è senza dubbio il film rivelazione di questo 2016 che sta per concludersi. Questa la sinossi della pellicola Agnus Dei: Polonia, 1945. Mathilde, un giovane medico francese della Croce Rossa, è in missione per assistere i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. Quando una suora arriva da lei in cerca di aiuto, Mathilde viene portata in un convento, dove alcune sorelle incinte, vittime della barbarie dei soldati sovietici, vengono tenute nascoste. Nell’incapacità di conciliare fede e gravidanza le suore si rivolgono a Mathilde, che diventa la loro unica speranza.
“Per noi la fine della guerra non ha significato la fine della paura”; dicono le suore del convento in Polonia, ne sono sette, rimaste incinte in seguito alla violenze subìte dai soldati dell’Armata Rossa, liberatori dai nazisti ma non meno brutali dei precedenti oppressori: un male al quale sostituisce un altro male, sottolinea la regista, mostrandoci la perversione della Storia che non si divide, come purtroppo qualcuno pensa, tra buoni tutti da una parte e cattivi tutti dall’altra.
Agnus Dei: il superamento del male raccontato da Anne Fontaine
Agnus Dei è una storia del superamento del male nella Storia della seconda guerra mondiale, una storia vera, sconosciuta ai più che la virtuosa regista francese, che ha dimostrato in questi anni di sapersi cimentare anche con la commedia (elegante), ha deciso di portare sul grande schermo con delicatezza dicendoci che una storia drammatica e forte non necessariamente deve essere rappresentata con immagini e sequenze forti. La storia è immersa di un atmosfera cupa e austera sottolineata anche dalle musiche e dalle interpretazioni delle bravissime protagoniste Agata Buzek (Maria) e Agata Kulesza (la madre superiora)i cui volti, scavati dai primi piani della macchina da presa, sono avvolti nell’ombra e richiamano a figure pittoriche. Ma c’è anche luce in Agnus Dei, la luce dell’ottimismo (le cui fonti nel film sono la neve e le candele), forse eccessivo che chiude la vicenda. A mantenere salda la struttura narrativa del film contribuiscono anche gli splendidi dialoghi e la stessa storia romanzata dalla regista, storia che si ispira al diario del medico francese di stanza in Polonia Madeleine Pauliac.
Agnus Dei ha tradotto la scrittura cronachistica degli appunti privati della dottoressa in un racconto vivo e palpitante che procede per contrasti, universale e senza tempo, soprattutto se pensiamo che il tempo di un convento ha un altro passo e risulta quasi immobile, sospeso. Lo sfondo è quello della Polonia del 1945, ma potrebbe essere la Bosnia del 1993 o l’Africa di oggi dove gli stupri sono all’ordine del giorno. Agnus Dei è un meraviglioso film sul senso di colpa, sul rapporto tra fede e male, e soprattutto sulla sacralità del corpo delle donne, donne divise tra l’essere appunto donne per natura e al tempo stesso suore, spose di Cristo per scelta, per vocazione, ma grazie alla mediazione e alla sensibilità di Mathilde, esse trovano gradualmente nell’evento della maternità, tanto agognato da molte donne, una nuova identità che può placare tale conflitto. Proprio nella collaborazione tra la religiosa Maria e l’atea Mathilde il film è riuscito e nello specifico quell’aspetto che va oltre lo scandalo e conduce al linguaggio della relazione tra esseri umani.