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La collezione d’arte Rockefeller andrà in questa primavera all’asta per beneficenza

La collezione d’arte del magnate David Rockefeller andrà all’asta nella tarda primavera. Christie’s si occuperà della vendita di più di 2.000 oggetti del banchiere filantropo, inclusi pezzi di arte moderna, porcellane cinesi, quadri americani e mobili europei. Il ricavato dell’asta, considerata una delle più importanti del secolo, sarà distribuito fra una decina di organizzazioni di beneficenza legate a cause culturali, educative, mediche e ambientali a lungo sostenute da David e Peggy Rockefeller. Secondo alcune stime preliminari, con la vendita potrebbero essere raccolti fino a 500 milioni di dollari, una cifra superiore ai 484 milioni di dollari dell’asta della collezione di Yves Saint Laurent, definita finora l’asta del secolo. I Rockefeller continuano così la loro lunga eredità di filantropia. Raccolti da una vita e tramandati dalle generazioni precedenti, gli oggetti della collezione riflettono la profonda e lunga passione di tutta la famiglia per opere d’arte impressioniste, post impressioniste e moderne, dipinti, opere d’arte asiatiche, ceramiche europee.

Data l’assoluta eccezionalità dell’occasione, Christie’s ha organizzato un tour mondiale della collezione che a partire da Londra (dal 21 febbraio all’8 marzo) passerà per Pechino (dal 6 al 7 di aprile) per tornare negli Usa e in Cina, fino alla data in cui verrà sottoposta al martello del battitore in tarda primavera al Rockefeller Center di New York.

Si sa, il ruolo delle case d’asta è fondamentale per tutto l’andamento del mercato e del sistema dell’arte contemporanea, considerando che il timone è retto dal trio Christie’s, Sotheby’s e Phillips de Pury. Innanzi tutto per le loro dimensioni in termini quantitativi e geografici – attirando acquirenti da tutto il mondo ed avendo sedi dislocate in più paesi (le principali a New York, a Londra e in Cina) -, e in termini di fatturato, il quale determina la concorrenza e la predominanza di una casa e una piazza rispetto all’altra. Il loro carattere e il loro potere è di fatto internazionale, o meglio mondiale, e contribuisce a rinforzare il fatto di essere la leva per il successo di determinati autori e correnti artistiche.
I risultati d’asta, anche delle altre case minori, sono pubblici e consultabili dalle banche dati. Risulta così possibile poter conoscere qual è il prezzo di aggiudicazione di un’opera e poterne fare un confronto con i prezzi del mercato primario e delle gallerie. Dato un numero sufficiente e costante di transazioni, si può calcolare l’indice di un artista e iniziare a ragionare, con dati alla mano, anche in termini di investimento economico.

David Rockefeller è il nipote di John Davidson Rockefeller, il primo billionare d’America, detentore di quel monopolio del petrolio che aveva permesso al Paese di prosperare assicurandogli energia a un costo relativamente basso. La famiglia era proprietaria del famoso Standard Oil Building, definito dagli americani The world’s most famous business address, che si trovava al numero 26 di Broadway. L’edificio passò di mano durante la crisi del ’29, quando la famiglia soffrì di alti e bassi finanziari, che mai riuscirono però a intaccare del tutto la sua fortuna. Essere miliardari nell’America del secolo scorso significava coniugare la ricchezza con la filantropia e con la condivisione a favore della collettività. Si deve al padre di David la costruzione della Riverside Church, celebre per le prediche di Martin Luther King, e il notissimo Rockefeller Center nel centro di Manhattan: gli uffici della compagnia di famiglia si spostarono nel dopoguerra al Rockefeller Plaza, conosciuta come 30 Rock, dove l’azienda occupava tre piani, chiamati da tutti Room 5600.

Se la storia dei Rockefeller fa sognare, lo fa ancora di più la sua splendida collezione. La fortuna ereditata permise a David di accumulare nel dopoguerra una collezione comprendente opere della migliore arte europea (dagli impressionisti francesi ai cubisti), dell’arte moderna americana, per arrivare a includere anche pezzi d’arredamento assolutamente eccezionali, dalle porcellane cinesi, agli argenti, ai mobili vintage statunitensi. La tradizione culturale della famiglia d’altro canto era eccellente: la madre di David aveva messo parte delle sue energie e dei suoi capitali nella costruzione di una cultura rivolta all’arte contemporanea nel suo Paese. A questo scopo aveva fondato il primo museo ad essa dedicata nella storia degli Usa, ovvero il Moma, in uno degli edifici della famiglia al 10 West della 54esima strada.

David non poteva non figurare nella lista dei principali donors del Moma. La leggenda vuole che grazie all’amicizia con l’ex direttore del museo, Alfred Baar, poté costruire gran parte della sua collezione personale, in cui entrò anche l’arte d’avanguardia europea. Il collezionismo di David Rockefeller si configurava innanzitutto come attività privata, ma anche pubblica, che avvalorava l’immagine dell’uomo dotato sì di grande abilità negli affari, ma anche di grande lealtà e serietà. La filantropia era una parte integrante della figura pubblica, in cui egoismo e capacità di essere benefattore costituivano due facce della stessa medaglia. E la beneficenza era anche il viatico per amicizie politiche di rilievo, fra le quali quelle con Henry Kissinger e George H.W. Bush.

Una delle famiglie più potenti del mondo, che da secoli, con i Rothschild, plasmano in silenzio il mondo così come lo conosciamo, influenzando le decisioni politiche, l’economia e le guerre tra le nazioni, nascondendosi dietro una maschera eroica, ha scritto un’altra bella pagina di filantropia che ricorda quella utilitaristica, non caritatevole, praticata da donna Prassede, moglie di Don Ferrante, nei Promessi Sposi.

La collezione messa all’asta presenta alcuni lotti di pittura dal valore inestimabile: come un’opera di Eugène Delacroix, Tiger playing with a Tortoise del 1862, stimata dai 5 ai 7 milioni di dollari, di rara e eccellente fattura; oppure un’opera di John Singer Sargent, di soggetto veneziano, (San Geremia del 1913) stimata valere dai 3 ai 5 milioni di dollari. Di assoluta eccellenza è infine la collezione nelle porcellane cinesi, tra cui un servizio da cena Tobacco leaf del 1775, valutato attorno ai 200-300 mila dollari. Il catalogo completo dell’asta sarà consultabile all’inizio della touring exhibition.

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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