Si è conclusa lo scorso weekend la 68sima edizione della Berlinale, lo storico festival internazionale del cinema di Berlino. Ad aggiudicarsi l’Orso d’oro come miglior film è stata l’opera prima della regista rumena Adina Pintilie, Touch Me Not, un’insolita esplorazione dell’intimità sessuale negata. Riconoscimenti anche per The Heiresses del paraguaiano Marcelo Martinessi, la storia di una donna che reinventa se stessa dopo l’incarcerazione della compagna, che ha vinto il premio Alfred Bauer per le pellicole più innovative e quello per miglior attrice per la sua protagonista Ana Brun.
In questa edizione il titolo più chiacchierato è stato sicuramente Isle of Dogs – L’isola dei cani, il nuovo film in stop animation di Wes Anderson che proprio alla Berlinale è stato presentato in prima mondiale. Si è aggiudicato l’Orso d’argento per il miglior regista, che è stato però ritirato a Berlino da uno dei numerosi doppiatori, Bill Murray: “Non avrei mai immaginato di fare la parte di una cane e tornare a casa con un orso“, ha detto al momento della premiazione. Un altro attore americano, Willem Dafoe, ha ricevuto invece l’Orso d’oro alla carriera.
Touch me not è un’approfondita ricerca con una motivazione condivisibile: “Touch Me Not vuole diventare uno spazio per un'(auto)riflessione e trasformazione in cui chi guarda viene spinto ad approfondire la propria conoscenza della natura umana”. “Il film – ha continuato la regista – vuole anche valutare in modo diverso le esperienze e le idee a proposito dei rapporti intimi con un focus particolare sulla de-oggettivizzazione e personalizzazione dello scambio umano, stimolando la nostra curiosità sul diverso ‘Altro’ e la nostra empatetica capacità di metterci nella pelle Altrui”. Tuttavia non convince il mondo con cui la regista ha portato sul grande schermo determinate tematiche: La decisione di mostrare esplicitamente la presenza della camera e della stessa regista si trasforma, da dichiarazione di intenti e di trasparenza operativa, in un boomerang. Perché quando uno dei soggetti dichiara all’altro con timore di volersi mostrare nudo al suo sguardo sappiamo che di intimo in quella scena non c’è nulla, la sospensione dell’incredulità è già stata abbondantemente annullata e non ci rimane neppure il dubbio di una candid camera.
Il mix tra realtà e messa in scena che attraversa tutto questo lungometraggio potrebbe anche risultare accettabile se la noia non divenisse progressivamente l’elemento pervasivo delle oltre due ore di narrazione. Touch Me Not avrebbe potuto essere un film che infrangeva tabù precostituiti, suggerendo una riflessione sulla corrente definizione di perversione, mostrando come per alcuni possa avere altre valenze che, quando non coinvolgono minori o adulti non consenzienti, possono sviluppare una funzione che potremmo definire terapeutica e liberatoria. La schematicità didascalica e la programmaticità esibita della sceneggiatura finiscono invece purtroppo con il mettere tra parentesi gli accenti di sincerità che peraltro non mancano, in particolare nelle testimonianze di Christian.
Ecco la lista completa dei vincitori:
Miglior film
Touch Me Not, Adina Pintilie
Premio speciale della giuria
Twarz, Malgorzata Szumowska
Miglior regista
Wes Anderson, Isle Of Dogs
Miglior attrice
Ana Brun, The Heiresses
Miglior attore
Anthony Bajon, La Prière
Miglior sceneggiatura
Manuel Alcalá e Alonso Ruizpalacios, Museo
Premio per il miglior contributo artistico
Elena Okopnaya, costumi e production design in Dovlatov
Miglior documentario
Waldheims Walzer, Ruth Beckmann
Miglior documentario, menzione speciale
Ex Pajé, Luiz Bolognesi
Miglior esordio
Touch Me Not, Adina Pintile
Miglior esordio, menzione speciale
An Elephant Standing Still, Bo Hu
Miglior cortometraggio
The Men Behind The Wall, Ines Moldavsky
Miglior cortometraggio, premio della giuria
Imfura, Samuel Ishimwe
Premio Alfred Bauer
The Heiresses, dir: Marcelo Martinessi
Orso d’oro alla carriera
Willem Dafoe
Fonti: Wired, Mymovies