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Venezia 75: “Top” e “Flop”

La Mostra cinematografica di Venezia 2018 verrà ricordata come un successo, per i registi presenti e per la qualità dei film. È stata l’edizione di Netflix, al Lido in forze dopo che Cannes aveva rifiutato i suoi film, ma anche l’edizione con una sola regista in gara.

 

TOP

Killing
Il samurai che non volle uccidere. Solo il maestro Tsukamoto, già cantore del cyberpunk di culto “Tetsuo”, poteva elevare un purissimo inno alla pace e all’amore senza un briciolo di predica ideologica.

The Sisters Brothers
Cavalcarono insieme come in Ford o Peckinpah. Grandioso ritorno del western con tutto il suo omerico fascino d’epopea avventurosa. No Leone, no Tarantino.

Roma
Gruppo di famiglia in un interno messicano. L’assoluta credibilità psicologica coniugata con l’estrema raffinatezza tecnica. Ovvero la formula ideale del cinema.

FLOP

Doubles vies
Quanto chiacchierano a vuoto e quanto si crogiolano nelle proprie tresche i “bobos”, i bourgeois-bohémiens parigini. Perfetti per il bistrot o il dibattito in libreria, ma poi i voti vanno a Le Pen e Macron.

Nuestro tiempo

Nell’allevamento di tori i bambini si sbracano nel fango e il feticcio cinefilo Reygadas gode nell’asfissiare lo spettatore. Solo quando il boss spinge la moglie a sfogare con altri le incontenibili voglie, le corna metaforiche diventano più gradevoli di quelle dei malcapitati bestioni.

Sunset
Record di riprese da mal di testa ed estenuanti allucinazioni. Chi aveva decretato che l’ungherese Nemes di Il figlio di Saul è più o meno all’altezza di Kubrick, dovrebbe andare a nascondersi.

 

VENEZIA 75: “Top” e “Flop”

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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Solo un pensiero verticale e salato: strappate le donne dalle mani dell’estremismo femminista. Ma anche gli uomini. Poveri maschiacci occidentali di cui è sempre colpa. Per non riuscire a lavorare sotto una valanga di stress, per essere sempre meno padri e amanti focosi, per non riuscire più a stabilire rapporti di virilità - che come abbiamo visto in un recente articolo di questa dinamitarda rubrica, non è una parolaccia - alla base dell’educazione e del rapporto con i propri figli, che generano ritualità necessaria a identificare e fortificare i ruoli, le funzioni, a generare esempio, non a partorire mostri del patriarcato. Sempre colpa loro, o meglio nostra, anche mia, luridi immaturi, infanti della coscienza, violentatori preventivi, indegni di vivere il migliore dei mondi possibili, quello in cui il progresso sociale si fa, troppo spesso, estinguendo tutto ciò che si pone come alternativo all’imposto.