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Angelo Panico

Gaetano Profenna: ‘Senza maschera’, un complesso viaggio emotivo

Gaetano Profenna

Gaetano Profenna nasce a Napoli il 30 gennaio 1966. È responsabile nel settore della ristorazione presso un noto ristorante al Vomero, Napoli. La sua prima raccolta Senza maschera, pubblicata per il gruppo Albratros il filo, è un complesso viaggio emotivo tra le pieghe dolorose del suo cuore. Egli utilizza la poesia come arma contro le ingiustizie sociali, il dolore e la miseria umana. I suoi versi richiamano un mondo musicato tipicamente napoletano e rispettano a pieno le tradizioni e il folclore di un popolo a cui restituisce dignità.

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Guido Gozzano: il poeta desolato

Guido Gozzano è considerato l’ultimo dei nostri classici, poiché è un autore che ha modellato una materia già esistente in modo del tutto personale. Parte infatti dalla poesia dannunziana per poi distaccarsene, attuando un processo di conversione anche spirituale, tutto volto a Dio. Distaccandosi dall’estetismo e riducendo al minimo le componenti dannunziane, modifica il suo stile, rendendolo sempre meno lirico e più prosaico.

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Jean-Paul Sartre: dalla Melancholia di Dürer a “La nausea”

Sartre

La nausea è un romanzo di Jean-Paul Sartre, scritto nel 1932 e pubblicato nel 1938. In origine l’opera prendeva il nome di Melancholia, in onore dell’incisione del 1514 di Albrecht Dürer. Sartre usa gli oggetti come espressione dell’esistenzialismo dell’uomo e probabilmente scelse quest’opera per la rappresentazione di alcuni oggetti: una bilancia, un cane scheletrico, attrezzi da falegname, una clessidra, un solido geometrico (un "troncato romboedrico" o "poliedro Dürer"), un putto, una campana, un coltello, una scala a pioli, che rappresentano alchemicamente la difficoltà di tramutare il piombo in oro. È possibile compararli con il protagonista Antoine Roquentin che non riesce a portare a termine una tesi di storia su un avventuriero del XVIII secolo, il signor de Rollebon.

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Camillo Sbarbaro, una vita ad occhi chiusi

Camillo Sbarbaro

Sbarbaro ha condotto una vita appartata, sostentata dopo l'abbandono dell'industria con ripetizioni di latino e greco. Muore nel 1967. La sua poesia rientra nell'espressionismo più per i temi che per lo stile: le scelte formali sono lontane dalla tensione violenta degli espressionisti contemporanei. Il lessico è banale e quotidiano, e lo stile prosastico con l’influenza della metrica tradizionale. Anche se la materia è autobiografica Sbarbaro riesce a scrivere poesie che trattano con distacco la sua stessa vita, dovuta evidentemente da una scarsa vitalità. Il protagonista degli episodi narrati si presenta come un fantoccio o un sonnambulo che vive la vita alienante in condizione di oggetto e non di soggetto. Al poeta non resta altro che guardarsi dall'esterno diventando spettatore di sé: è questo il tema dello sdoppiamento che caratterizza tanto la sua poetica.

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Massimo Sacco: “L’ultimo segreto di Roma”

"L'ultimo segreto di Roma" è il romanzo d'esordio dell'autore genovese. Il VI secolo d.C. vede l’Europa in balia delle invasioni barbariche e il disfacimento dell’impero romano d’occidente. Alla morte dell’imperatore Teodorico, il nipote Atalarico prende il trono, ma essendo troppo piccolo per governare, si affida alla madre Amalasunta, favorevole ad un accordo con Giustiniano ma osteggiata dai Goti che non vedono di buon occhio la rinascita dell’impero in Italia...

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