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Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

I Musei Vaticani aprono le porte all’arte russa fino al 16 febbraio 2019

musei vaticani

Dal 20 novembre al 16 febbraio 2019, nella suggestiva cornice dei Musei Vaticani, l’esposizione dà spazio al messaggio spirituale e culturale della Russia al centro del mondo cristiano occidentale. Autentici capolavori, testimonianza di secoli d’arte, provenienti dalla collezione della Galleria Statale Tretyakov e musei Russi saranno protagonisti dell’attesissimo evento “VELINA, il tratto Russo. Dal Dionisio a Malevic”, dal 20 novembre al 16 febbraio 209, nella suggestiva cornice dei Musei Vaticani, Braccio di Carlo Magno. L’esposizione , per la prima volta a Roma, è stata inaugurata con un grande successo di pubblico.

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Addio a Bernardo Bertolucci, apostolo retorico ed autarchico della Nouvelle Vague

bertolucci

Non è mai esistito un regista capace di riprodurre la profondità della vita e ripristinare la verità della Storia perché il cinema è l’arte suprema dell’inganno e della finzione, ma certo Bernardo Bertolucci è stato tra i pochissimi che ci sono andati vicini. E’ l’ora di rassegnarsi a una scomparsa che offusca lo sguardo, interrompe il flusso doloroso e insieme esaltante di un’autobiografia generazionale e rende più fragile la resistenza all’egemonia delle perniciose concezioni redentoristiche dell’arte, ma soprattutto è l’ora d’intraprendere una nuova, lunga e aspra battaglia contro chiunque sfodererà gli artigli per tramandare un identikit di comodo, il flash sbiadito di un artista impegnato come se ne vendono a bizzeffe al mercatino dell’usato ideologico.

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‘Io sarò qualcuno’: L’America ai margini di Willy Vlautin

America

Al centro, fino alla fine del romanzo, resta Horace, con le sue passioni – la musica furiosamente heavy di band come Pantera o Slayer, ad esempio – e le sue debolezze e fragilità, a cui si espone dando battaglia cavalcando i ring di Tucson, incassando colpi che lo scuotono nell’anima più che nel corpo, collezionando scatti in avanti e arresti improvvisi, come già gli preconizza Alberto Ruiz durante la primissima lezione di pugilato: «Attento, Hector: ho visto che ti sei bloccato almeno mezza dozzina di volte […] Ci proviamo, ma è difficile correggere qualcosa che è dentro di te. Faremo un tentativo, comunque. Quantomeno proveremo a migliorarlo». «Sono cresciuto guardando i combattimenti, e ho sempre amato la tragedia che li contraddistingue», ha raccontato Vlautin in un’intervista al Guardian. E ancora: «Se da bambino non sei sicuro d’essere amato, penso che questa cosa possa deviarti». Io sarò qualcuno è un viaggio doloroso dentro questa mancanza, una lotta che va ben oltre i ring di un’America ai margini.

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L’antifascismo dei cretini affogati nel ridicolo che tirano in ballo persino Dante

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Abbiamo sempre avuto pazienza con i cretini non cattivi e con i cattivi ma intelligenti. Non riusciamo però ad averne con i cretini cattivi, magari in origine solo cretini poi incattiviti oppure solo cattivi poi rincretiniti. Ma sono cresciuti a dismisura e si sono aggravati. Sto parlando del nuovo antifascismo, collezione autunno-inverno, che si alimenta di fascistometri per misurare il grado di fascismo che è in ciascuno di noi e di istruzioni per (non) diventare fascisti, di Anpi posticce che sventolano l’antifascismo anche il 4 novembre, non più costituite da partigiani ma da militanti dell’odio perenne; e poi di mobilitazioni, manifestazioni e mascalzonate, veicolate da giornaloni, telegiornaloni, talk show e da tante figurine istituzionali. Come quel Figo che alterna dichiarazioni d’antifascismo a dichiarazioni surreali d’amore a proposito degli stupri e i massacri tossico-migranti. Per lui le violenze si combattono con l’amore, come dicevano i più sfigati figli dei fiori mezzo secolo fa. Lui ci arriva adesso, cinquant’anni dopo e a proposito di un fatto così terribile come uno stupro mortale a una ragazzina.

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Nasce a Napoli con le grandi case editrici italiane SEMA, il primo Master universitario del Mezzogiorno

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Nasce a Napoli all’Università Suor Orsola Benincasa il primo Master universitario nel Mezzogiorno specificamente dedicato ai mestieri della scrittura e alle professioni del mondo dell’editoria. Si chiamerà SEMA (Scrittura Editoria MAster con un acrostico che rinvia al ‘segno’ di lingua greca) questo nuovo percorso di alta formazione accademica che nasce grazie alla collaborazione tra il know how in ambito scientifico della più antica Università libera italiana e l’esperienza pratico-formativa dei “Lineascritta - Laboratori di Scrittura” fondati a Napoli nel 1993 dalla scrittrice Antonella Cilento.

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‘Euforia’: l’ellittico film di Valeria Golino che parla della lotta alla sopravvivenza

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Alla seconda prova dietro la macchina da presa (cinque anni dopo “Miele”), Valeria Golino si conferma dotata di una mano ferma e intensa nonché, com’è in fondo logico, assai sensibile e inclusiva nel rapporto con gli interpreti. “Euforia”, in effetti, è un film fragile e sommesso e limitandosi a soppesarne la trama anche un po’ scontato, ma il limite complessivo può tramutarsi in pregio qualora serva a fare convergere tutta la luce emotiva sull’ammirevole duetto dei protagonisti.

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Kostas Karyotakis: quando l’arte si identifica con la vita stessa

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Kostas Karyiotakis è la figura più rappresentativa della generazione dei poeti greci degli anni Venti, caratterizzata dalla lezione del simbolismo francese, soprattutto di Baudelaire, quindi dall’identificazione dell’arte con la vita; e, all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre, dal tentativo di creare una poesia militante. Dettami che connotarono il particolare percorso poetico di Kariotakis, anche se il poeta non s’identificò mai con nessuno di essi.

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‘Soldado’: l’adrenalinico film di Stefano Sollima sull’illegalità nel desolato confine tra USA e Messico

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Gioco pesante e mano dura in un sequel che fa storia a sé. Tre anni orsono “Sicario” impose i nomi del regista Denis Villeneuve e lo sceneggiatore Taylor Sheridan nel cerchio magico dei nuovi maestri di Hollywood: considerato uno dei migliori film d’azione degli ultimi anni, riusciva in effetti a sbalordire il sempre più ostico pubblico odierno grazie al ritmo indiavolato, le interpretazioni esemplari e la visione spregiudicata dell’eterna guerriglia per il traffico di droga in atto ai confini tra Stati Uniti e Messico.

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