L’uomo ha rinunciato alla comprensione del mondo, crede di poterlo plasmare a propria immagine con potere demiurgico, di doverlo trasformare in direzione dell’utile immediato, di qualcosa di produttivo, tutt’al più di informativo, mai di formativo: bombardarci di informazioni, pressanti, continue, veloci, per non informarci di (e su) niente, nel quadro finale disegnato dall’homo videns. Dall’homo digitans. Varianti dell’homo communicans. Varianti di un pensiero atrofizzato ormai incapace di leggere e studiare, assopito, adagiato sulla comodità del blog, del link, dell’immagine, del social, del tweet: pochi caratteri per dire, commentare, partecipare a un dibattito. Pochi caratteri per dire ciò che avrebbe bisogno di approfondimento, competenza, letture. Ecco allora un mondo nel quale il mito della velocità ci dà l’impressione della conoscenza in tempo reale, quando, diversamente, assorbiamo il mero fluire limaccioso di immagini che non riusciamo a interrogare, comprendere. Non ne siamo capaci per difetto di passione, curiosità, per ignoranza della grammatica e della sintassi di quello stesso mondo che pretenderemmo di trasformare: meglio le sue immagini riflesse, più comodo per la pigrizia mentale che ci attanaglia tutti. Così i fantasmi di una realtà a noi ignota nel suo dipanarsi, assurgono a totem di quella realtà medesima che vorrebbero comunicarci come vera, giusta, autentica, solidale, laddove sono allineati – feticci dell’Assoluto più dispotico e prepotente mai visto in millenni di storia – i valori liturgici che sorreggono la nuova Teologia della socialità obbligata.
Read More »‘L’assonometria del caso’, il romanzo dai risvolti distopici di Chiara Myriam Novelli
L'assonometria del caso è un romanzo abbastanza complesso, pubblicato tramite self publishing e a tal proposito è un peccato che un romanzo come questo venga escluso dall'editoria tradizionale, sebbene presenti tutti i limiti del self-publishing: diversi refusi, poca compattezza e omogeneità nella struttura lo rendono un romanzo abbastanza ostico per la maggior parte dei lettori abituati a storie poco impegnative e lineari. Ma, nonostante alcune pecche, L'assonometria del caso è un libro che merita di essere letto. La sua inorganicità può disorientare il lettore, ma che è funzionale alla storia narrata, intrisa di psicologia, filosofia e mitologia. Tre uomini con lo stesso nome, Zarko Graus, perdono la loro identità per deficit della memoria, per fuggire alla legge, per entrare nelle file del monachesimo ortodosso. Ma il nome ha una vibrazione che è suono, e il suono è geometria, aritmetica, numero. E queste coordinate comuni, dato che tutto in natura è vibrazione, numero e parte di un unico tessuto energetico, fa sì che i tre uomini abbiano tratti destinici comuni e che le loro vite si attraggano e si intreccino. Ma c’è un quarto Zarko Graus, quello vero, quello che non sa nulla dei tre ma, come commissario, si ritrova in pensione con tre casi irrisolti a cui vuole dare soluzione a ogni costo, tre donne che scoprirà legate ai tre uomini con lo stesso nome. Ma anche qui c’è una quarta donna, il quarto caso irrisolto, quello legato a lui.
Read More »Skira Editore e la Triennale di Milano ricordano il critico d’arte Gillo Dorfles
Martedì 10 aprile alle 18.30 nel Salone d’Onore della Triennale di Milano (Viale Alemagna 6), Skira Editore e la Triennale ricordano ufficialmente il grande critico d’arte Gillo Dorfles. Il 12 aprile il grande critico d’arte avrebbe compiuto 108 anni. Milano lo ricorda con un grande evento pubblico, dove interverranno Stefano Boeri, Aldo Colonetti, Nicoletta Ossanna Cavadini, Luigi Sansone ed altri amici e intellettuali che hanno condiviso il suo lungo percorso artistico ed umano.
Read More »Il vero significato della Pasqua nei quattro Vangeli
La parola "Pasqua" (pascha in greco e latino) è una traslitterazione dell'aramaico pasha che corrisponde all'ebraico pesah. L'etimologia di questa parola ebraica è incerta, ma pare che il suo antico significato sia quello di descrivere un cambiamento, un "passare oltre". Il termine trova un'etimologia più esatta nel termine "passaggio" (diabasis, transitus). Soggetto di questo ‘transito’ nel nostro caso diventa il popolo d’Israele che "passa" dalla schiavitù dell'Egitto alla Terra promessa, attraverso il Mar Rosso. Anche la Pasqua del Cristianesimo, similmente a quella ebraica, idealizza ugualmente il valore del “passaggio”, del transito: poiché l’uomo, attraverso il Cristo morto per noi sulla Croce, e mediante i sacramenti da Lui istituiti a partire dal Battesimo, diventato cristiano, passa " dalla schiavitù del peccato”, alla “gioia della salvezza”, entrando a far parte a pieno titolo della Chiesa di Cristo.
Read More »‘Tonya’, la commedia cinica ed insolente di Gillespie che ricostruisce l’identikit di una campionessa di pattinaggio sul ghiaccio votata alla lotta continua
Buoni sentimenti assenti. Nessun messaggio edificante. Di eroi neppure l’ombra. Carezze al pubblico inibite. La pasta di cui è fatto Tonya, uno dei migliori film dell’anno, è quella di un’incontenibile energia che fa saltare gli argini tra finzione e realismo infiltrandosi in tutte le pieghe di una commedia divertente e a tratti farsesca ma sempre cinica e insolente. La tendenza agiografica del genere biopic viene, infatti, fatta a pezzi dal film dell’australiano Gillespie che ricostruisce a colpi di virtuosismi tecnici e stilistici il sorprendente identikit di una campionessa di pattinaggio artistico sul ghiaccio votata alla lotta continua contro l’indigenza, la madre, il marito, il proprio sport, l’America e soprattutto se stessa. Iniziando a mixare i toni sin dal primo fotogramma, il regista e lo sceneggiatore Rogers adoperano la tecnica dello pseudo documentario o mockumentary per dettagliare le tappe del calvario che Tonya Harding, nata e malcresciuta in una delle squallide periferie abitate dal proletariato bianco, è costretta ad affrontare sin da bambina nel segno della propria e altrui ossessione per la vittoria, i primati, la fama e i soldi. Tocca, appunto, alle finte interviste inserite nell’impianto drammaturgico riannodare i fili dell’episodio di cronaca nera che nel gennaio del ‘94 fece scalpore in tutto il mondo, ma soprattutto scosse ed esacerbò l’opinione pubblica statunitense.
Read More »Emilio Radius, Piero Nardi, Corrado Alvaro, Filippo Sacchi: maestri di scrittura spesso dimenticati, ma che invece faremmo bene a riscoprire e rileggere
Vi sono almeno quattro nomi che in questo periodo ci preme preservare alla memoria: Emilio Radius, Piero Nardi, Corrado Alvaro, Filippo Sacchi. Sono stati uomini di scrittura capaci di segnare con opere proprie e un infaticabile esempio di disponibilità personale il loro Novecento che è diventato anche il nostro nella modesta azione di seguirne la eminente produttività leggendone solo in parte pagine comunque destinate a restare. L’approccio con Radius è avvenuto fortuitamente attraverso Guido Piovene in un volumetto di ritratti indimenticabili nel quale spiccava un vibratile tratto dedicato a Maria Callas che aveva conosciuto come pochi partendo dalla sua voce, dal suo corpo ardente come una torcia da palcoscenico tutto proteso verso la libertà totale – come scriveva Radius – in direzione di una progressiva agilità che la scaldava lentamente. Timido e riservato quanto alacre, Radius ha diretto La lettura già condotta da Giacosa e Simoni in uno dei momenti alti della cultura borghese italiana. Era uomo di lettere ma anche di macchina, di giornali, di titoli, di lettori di qualsiasi età, come ricorderanno gli ormai antichi lettori del Corriere dei piccoli. Sodale di Buzzati con il quale era capace di rendere commestibili e digeribili le veline del regime, Radius ha lavorato tra gli altri con Filippo Sacchi, uno dei critici cinematografici più intelligenti della stampa italiana (basterebbe rileggere Al cinema con il lapis, un’agile ma pregnante raccolta di un biennio di recensioni dei primi cinquanta del novecento per rimanere stupiti del livello di scavo psicologico di un cronista che fu pure romanziere, poco ricordato peraltro). La squadra dell’Europeo salpato nel novembre 1945 deve molto a Radius, alle sue intuizioni, come del resto in seguito Oggi, Il Mondo, ma la casa sua fu il Corriere già negli anni venti in una scuola di giornalismo dove si fece ossa ancor più robuste dopo il fugace esordio alla Tribuna-Idea Nazionale. Nelle pagine provinciali in coppia con Buzzati cresceva una professionalità che diventava amicizia (il ricordo di Radius sopra Buzzati è magistrale quanto affettuosamente discreto, una discrezione calorosa e competente appare la cifra dell’autore che brilla per misura, chiarezza, energia contagiosa).
Read More »Il calendario delle iniziative dell’associazione ‘AstrolabioCultura’
Il Premio Astrolabio è stato istituito allo scopo di promuovere la parola poetica ed evidenziare nel panorama letterario attuale opere di autori degne di attenzione. L'associazione culturale AstrolabioCultura nasce del 2016 a Pisa e persegue lo scopo, come si legge nel suo Statuto, della solidarietà sociale, umana, civile e culturale. In particolare, l’ente opera in maniera specifica, con prestazioni non occasionali di volontariato attivo, nelle seguenti aree di intervento: culturale, educativo e artistico.
Read More »L’antisemitismo di Céline e la censura nel saggio di Stefano Lanuzza: ‘Céline, testimone d’Europa’
Con Céline, come afferma lo scrittore siciliano Stefano Lanuzza nel saggio Céline, testimone dell'Europa, opera imbastita come un dibattito in cui studiosi e lettori pongono domande all’autore su vita e opera di Louis-Ferdinand Céline, non si evoca uno scrittore facile, consolatorio, o di consumo, che ha bisogno di lettori forti che vanno liberandolo dalle panie di una iconografia ideologizzante da troppo tempo focalizzata su un antisemitismo che nell'opera céliniana rimane al margine. Diventa poi superfluo ripetere che i libri di Céline nascono con lo scopo di evitare l'entrata in guerra di una Francia militarmente inadeguata nella seconda guerra mondiale voluta da Hitler. Da ignoranti e false idee ogni lettore si potrà liberare cominciando ad affidarsi agli odisseici percorsi del capolavoro Viaggio al termine della notte, metafora della condizione degli uomini condannati ad andare, senza sosta, sempre avanti verso il loro destino, in fondo alla notte. Ma tutti i libri di Céline sarebbero da porre in relazione con il Voyage. Ma ci fosse oggi uno scrittore come Céline nel nostro Paese assillato dalla crisi, assopito nel consenso e in una restaurazione culturale che sta all'origine della letteratura di consumo e per passatempo: un paese affollato tra loro simili, ininfluenti e dediti a rincorrere i premi letterari. Ci fosse in Italia un Céline che viaggia sempre a proprio rischio e pericolo.
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