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Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

‘Parla, ricordo’, l’autobiografia (rivisitata) di Vladimir Nabokov: la felice fanciulezza in un mondo scomparso

Nabokov

Vladimir Vladimirovič Nabokov (1899-1977), in questa sorprendente autobiografia, che è per struttura e linguaggio un vero romanzo, dove il tempo - a cui l'autore dichiara di non credere - è il vero protagonista, si trasforma nello sconcertante reporter della propria vita, che seguiamo con autentica emozione. Il futuro autore di Lolita era nato in una nobile famiglia di San Pietroburgo, la cui casa natale è oggi sede di un Museo Letterario, a lui dedicato; figlio di un politico liberale deputato alla Duma, Vladim Dimitrievič, che fu ucciso nel 1922 a Berlino, quando protesse col proprio corpo l'amico Pavel Miljukov, obiettivo dell'attentato.

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Gerusalemme e il sionismo: una lettura geopolitica, teologica e geografia

Gerusalemme

Rileggere lo scontro in Palestina e più in generale nel Vicino e Medio Oriente attraverso le lenti della geopolitica e della geografia è l'unico sistema per sganciarlo da una narrazione pre-costruita ad uso e consumo dell'Occidente. Il giurista tedesco Carl Schmitt nel suo studio sul concetto di politico affermò che tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati poiché sono passati alla dottrina dello Stato dalla teologia. Secondo il prof. Claudio Mutti la stessa geopolitica, pur essendo una scienza del tutto profana, non è estranea a questa dinamica evolutiva. E, di fatto, esiste una segreta influenza, per lo più sconosciuta o ignorata dagli odierni analisti geopolitici e geo-economici, esercitata dalle scienze tradizionali sull’immaginario collettivo. Esiste dunque un profondo impatto residuale degli archetipi della geografia sacra sedimentato nell’immaginario collettivo che determina la struttura stessa del pensiero geopolitico. La geopolitica ha dunque una discendenza diretta dalla geografia sacra. E questa relazione si esprime in modo determinante e visibile a tutti in primo luogo nella contesa attorno ai centri spirituali.

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Virginia Woolf: la forza dirompente della parola e la sottile arte con cui è riuscita a coniugare la sua malattia mentale e il desiderio incessante di dare forma al suo essere

Virginia Woolf

E. M. Forster dirà di non aver mai conosciuto una creatura al mondo che amasse tanto scrivere quanto lei. In questa affermazione può essere condensata l’intima essenza di Virginia Woolf. Personalità anticonformista e tenace, artista eclettica e sagace, indefesso pioniere della letteratura moderna. Con la finezza della sua penna ha saputo rappresentare degnamente i travagli e le inquietudini del suo tempo ed affrontare irreprensibilmente i drammi di un’epoca in disuso. Una vita votata interamente alla letteratura e alla lotta contro le oppressioni e le disuguaglianze sociali. Il suo rifiuto alla vita rappresenta la risposta tragica a quel tramonto dei valori verso cui la civiltà della prima metà novecento stava avviandosi irrimediabilmente.

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Lo Yoga nell’ermeneutica Eliade, una tesi sulla realizzazione nell’opera che fu la sua tesi di dottorato in filosofia: ‘Psicologia della meditazione indiana’

yoga-Eliade

Yoga in Occidente significa spesso – oggi come un tempo – spiritualismo superficiale e accattone. Dalle mode occultiste d’inizio Novecento alla reductio ad wellness tutta contemporanea: un fil rouge di mistificazioni attraversa e avvelena la nostra civiltà – e le sue rovine. Si tratta tuttavia di un segnavia indicatore, testimone di un interesse pervasivo del nostro immaginario. Una fascinazione sperimentata pure da spiriti magni, la cui raffinata disamina della pratica orientale continua a stimolare approfondimenti e ricerche serie, capaci di riunire il coinvolgimento esistenziale più accorato con la posata impostazione ermeneutica richiesta allo studioso. Così si può evincere come il tanto diffuso hatha-yoga, ad esempio, non si limita alla regolazione dell’igiene del corpo né a una medicina-ginnastica. Esso non è una scienza filologica (come si ritiene in Europa), bensì un sentiero pratico nella realizzazione dell’emancipazione, una via che raccomanda il disciplinamento e la padronanza assoluta del corpo e della mente.

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‘L’Aleph’: la visionaria realtà di Jorge Luis Borges che vuole abbracciare la totalità dell’universo

L'Aleph

Come può l’uomo abbracciare la totalità dell’universo? Come può lo scrittore rendere a parole un concetto così paradossale? Sembrerebbe impossibile, ma se esistesse davvero un punto, un attimo in cui tutti i punti dello spazio e tutti gli attimi del tempo fossero visibili? Il racconto di Jorge Luis Borges, L'Aleph, tratto dall'omonima raccolta, ruota intorno l’incontro tra il protagonista (lo stesso Borges) e Carlos Argentino Daneri, il cugino di Beatriz Viterbo, la sua amata appena scomparsa. Quest’ultimo è un poeta mediocre ma pieno di sé che vorrebbe “mettere in versi tutta la rotondità del pianeta”. Un giorno scopre che deve lasciare la sua casa per fare spazio a una pasticceria. La notizia lo sconvolge: rischia di perdere tutto, Carlos Argentino, rischia di perdere l’Aleph, un punto nascosto in cantina dove si trovano “tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”.

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Jorge Luis Borges, tra mito e logos, amante dell’Europa, con una vocazione universale opposta al cosmopolitismo straccione odierno

Jorge Luis Borges

Destra o sinistra, poco importa, uno scrittore deve pensare ad altro: «I comunisti – raccontò Borges ad Alberto Arbasino – mi considerano un fascista, i fascisti mi considerano un comunista, dunque non sono da nessuna parte, sono un vecchio individualista». Lo accusarono di “cosmopolitismo culturale”, lui, amante dell’Europa, ebbro dell’idea di sintetizzare Oriente e Occidente, con una vocazione universale (non universalistica) che rigettava l’idea di esaurirsi in una letteratura, in una nazionalità. Considerava la storia del mondo come uno spartito, (la sola) in grado di far incontrare culture diverse senza spargimenti di sangue. Una vocazione, ça va sans dire, opposta a quel cosmopolitismo straccione che oggi è la madrelingua di un mondo globalizzato e sradicato.

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Tra sogno e realtà: Michail Bulgakov tra letteratura e cinema, gli adattamenti cinematografici di Wajda e Bortko

Bulgakov

Mutilata, censurata e lacunosa, la prima versione del Master i Margarita di Bulgakov compare sulla rivista Moskva, tra il 1966 e il 1973. La vita letteraria, i dubbi, le idee, le ricerche e, persino, le opere teatrali di Bulgakov gravitano verso il grande e complesso romanzo sul Diavolo e Dio. Dagli stagni Patriaršie sino a Gerusalemme, dallo scantinato del Maestro alla fortezza di Ponzio Pilato: il volo dello scrittore dilata il tempo, unendo spazi e luoghi lontani, sconosciuti e simili. La struttura del romanzo è complessa e articolata: diviso in due libri, il racconto segue le vicende di Woland, a Mosca, e quelle di Pilato, a Gerusalemme.

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‘Chiamami col tuo nome’: l’ultimo stucchevole e manierista film di Guadagnino ormai calamitato dal remake

chiamami col tuo nome

Gli strenui supporter di Chiamami col tuo nome –curiosamente signore e signorine trendy in testa- ci tengono a dichiarare ossessivamente che non si tratta di un “un film di gay”. Sospetto di mani messe avanti a parte, ci sembra che questo vero e proprio mantra danneggi il suo aspetto cruciale e cioè la capacità di descrivere la tensione omoerotica. Aspetto, per di più, che secondo noi costituisce il suo unico merito. Guadagnino è un ex critico che sa strutturare le sue opere con grande abilità professionistica, ma proprio qui risiede la sua maggiore debolezza: tanto devoto ai maestri ispiratori quanto calamitato dai remake (A Bigger Splash lo era di La piscina ed è già pronto quello di Suspiria), ha, in effetti, ricalcato l’adattamento del novantenne specialista Ivory dell’omonimo romanzo di André Aciman (Guanda editore) sugli amatissimi modelli. Verrebbe da chiosare che secondo logica sarebbe preferibile rivolgersi agli originali, ma c’è di più: gli omaggi e le riletture (Viaggio in Italia, Il giardino dei Finzi Contini, Novecento, Morte a Venezia, Io ballo da sola Teorema e chi più ne ha più ne metta) ci mettono poco a dirottare nell’estetismo, nel manierismo, nell’affettato e nello stucchevole.

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