Cose che nessuno sa è un romanzo giovane, pubblicato dal poco più che trentenne Alessandro D’Avenia, nel 2011 con la casa editrice Mondadori. Si tratta del secondo figlio dell’autore siciliano, più noto ai lettori per il suo romanzo d’esordio Bianca come il latte, rossa come il sangue, pubblicato nel 2010 e soggetto di una fortunata pellicola prodotta grazie a Rai Cinema, nel 2013, che ebbe un discreto successo, soprattutto tra il pubblico più giovane, grazie anche alla toccante colonna sonora, che si sviluppa intorno al successo sanremese Se si potesse non morire del gruppo Modà, una canzone che sembra scritta per essere melodia nel racconto non solo di questo racconto, ma anche del suo autore e di Cose che nessuno sa.
Questi due romanzi infatti, seppur nell’affrontare tematiche diverse, si collocano su uno stesso filo conduttore, che è il perno della vita stessa dell’autore, che è necessario ripercorrere, per interpretare le sue produzioni sotto un’ottica corretta.
Il giovane autore, nato a Palermo, dopo un’infanzia felice in una grande famiglia, subì durante il liceo l’influenza positiva di due personalità che ne segnarono certamente lo sviluppo successivo. Come si può immaginare, e sperare data l’età e l’ambiente del momento, questa influenza derivò da due insegnanti, personaggi con i quali ogni adolescente passa, volente o nolente, un monte ore considerevole. Per D’Avenia si trattò dell’insegnate di italiano Mario Franchina e di Padre Pugliese che insegnava religione. Queste due figure, riguardo le quali lo stesso autore attribuisce un’importanza rilevante nello sviluppo della sua personalità, si ritrovano nei due romanzi citati, che ruotano inevitabilmente intorno all’ambiente scolastico, mettendo in mostra le classiche difficoltà e problematiche affrontate dagli studenti del liceo: non solo amore e amicizia ma spesso anche distacco, sofferenza, perdita.
L’autore cerca, non senza qualche esagerazione o forzatura, di rientrare nella vita da teenager, cercando di rievocarne sentimenti, paure. Questa particolare attenzione dedicata ai più giovani non deriva solo da un orientamento verso i potenziali lettori, ma appare come una ricerca di se stessi in qualcosa che ormai è passato, e che l’autore rievoca ogni giorno, in quanto ad oggi egli stesso è diventato docente di liceo.
I suoi romanzi diventano dunque racconti in potenza ed in realizzazione: parla di giovani anime, come lui era, in cerca di una guida, ed allo stesso tempo, si propone egli stesso come Virgilio, per condurre non solo i suoi studenti, ma anche i suoi giovani lettori, attraverso il percorso tenebroso e altalenante dell’adolescenza.
Per quanto queste doppie narrazioni, che coinvolgono studenti e docenti, quindi doppiamente D’Avenia, il filo narrativo appare quasi forzato. Mentre in Bianca come il latte, rossa come il sangue la narrazione si sviluppa attorno ad una scoperta tragica e attraverso il processo di rifiuto prima, e di accettazione poi, Cose che nessuno sa appare come il susseguirsi improbabile e poco chiaro di una serie di eventi negativi, esagerati. Durante la lettura, la prosa non sempre scorrevole, cerca di mostrare la presa di coscienza di diversi personaggi, tra cui un giovane e nevrotico docente, un uomo che lascia la famiglia, una donna che si ritrova abbandonata. Tutti questi personaggi sono accomunati da una figura, una giovane ragazza, che infine risulta come lo strumento necessario per portare alla maturità degli altri personaggi. Il tutto, gira intorno ad una semplice metafora, il detto “ciò che non uccide, fortifica” espresso attraverso l’immagine della perla, che si forma a causa di un attacco esterno e volto a ferire, ma che da vita a grande valore. Si tratta di una metafora sottile, piacevole e con diverse chiavi di lettura che, però, vengono esasperate dall’autore, in una trama che, durante lo scorrere delle pagine, perde di credibilità.