Il ragazzo con gli occhi grigi (Fandango, 2016) è un libro di Gilles Perrault, scrittore, sceneggiatore ed attivista politico francese. Del romanzo esiste anche un adattamento cinematografico ad opera del regista André Techiné (Palma d’oro a Cannes con il film Rendez-vous) che ha adattato Il ragazzo con gli occhi grigi per il cinema con il titolo Les Égarés. Tra gli attori anche Emmanuelle Béart.
Il ragazzo con gli occhi grigi: la trama
Francia, 1940. Il paese è lacerato dalla seconda guerra mondiale. In viaggio gli sfollati si dirigono verso il sud, in un esodo drammatico che sembra non conoscere fine. Tra questi ci sono anche una giovane donna della borghesia francese, moglie di un tenente, e i suoi due figli, Sylvie e Philippe. Lungo il cammino sono colti a sorpresa dall’attacco di uno Stuka tedesco che prende a colpire a suon di mitragliatrice i civili. Nei fumi di una tragedia senza tempo, spunta dal nulla come un fantasma Jean, un ragazzo appena adolescente e li trae in salvo. Sarà lui l’angelo protettore della sgangherata famigliola, proteggendola dai pericoli che i tre sono costretti ad affrontare, come procurarsi del cibo, trovare una dimora per nascondersi da tedeschi, sopravvivere ai soprusi degli sciacalli. Li strappa ad un ambiente ormai spoglio di regole, imbastito di confusione e furfanteria. Quella condizione di semi-anarchia che solo la guerra sa portare con sé. Lui, che parla con gli occhi grigi ma non emette suoni né parole, è un ragazzo dai modi rozzo, misterioso ed introverso che riesce a catturare l’attenzione e a sensibilizzare il lettore. Jean nasconde un segreto ma la sua presenza racchiude un tabù che tutti vorrebbero rompere, seppur per un soffio di tempo.
Il segreto di Jean
Chi è Jean, e da dove spunta? Ci sarà qualcos’altro da sapere su questo curioso personaggio che entra silenziosamente nella vita dei tre personaggi: Quello della moglie di Robert, tenente valoroso e gran signore che non compare nel libro, Sylvie, di sei anni, e Philippe, 10 anni, l’ometto di casa. Così leggero e immediato, questo volume di sole 90 pagine accoglie in un’atmosfera nella quale tragico, noir e mélo si incontrano. Una trama semplice, personaggi delineati con delicatezza e dettagli che brillano. Luccicano come una lacrima, e le lacrime non mancheranno in Il ragazzo con gli occhi grigi. Per questo motivo è superfluo soffermarsi sulla vicenda, perché ossuta e lineare si rivela. Al contrario è da notare qualche passo, assaggi di una lettura che coinvolge e spiazza al tempo stesso. Come nella descrizione di Jean:
Il ragazzo si muoveva. I piedi sfioravano il parquet. Sembrava danzare su una musica lenta che solo lui sentiva. Il corpo ondeggiava come una bandiera nella brezza leggera e il braccio destro teso in avanti, di una rigidità assoluta, sembrava l’asta di quella bandiera.
In un momento d’azione, di cui il libro non è costellato, il ragazzo dagli occhi grigi, freddi come il polo artico, in una danza da guerra, si abbatte contro due farabutti che tentano di violentare la donna. Jean ha solo sedici anni, ed è per questo che non può che figurarsi così: un uomo maturo nel corpo di un giovane venuto dal nulla. L’autore moralizza, induce alla riflessione, ferma il procedere narrativo all’improvviso: “Il problema è che la tua spaventosa frivolezza t’impedirà sempre di cogliere la dimensione tragica degli eventi”.
Buoni o cattivi, una favola novecentesca
Colpa di una superficialità della classe medio alta? Può darsi, ma il narratore non è mai spietato con la co-protagonista, la moglie del tenente. Lascia che sia la protagonista femminile a compiere l’autoanalisi, a fare i conti con il proprio passato, non solo recente. Come se in lei si racchiudesse la sconfitta di un’intera – o forse più d’una – generazione alle prese con una nuova guerra. Il microcosmo di Il ragazzo con gli occhi grigi è tipizzato, da una parte ci sono i buoni, dall’altra i cattivi, che la protagonista sembra riconoscere, come a disporre di un acuto intuito. Ovviamente il momento bellico li fa incontrare e scontrare, ma nessuno abbandona mai il suo posto assegnato dal narratore. Ognuno mostra ciò che è, presto o tardi, la natura dell’uomo emerge nettamente.
Gilles Perrault profonde così l’assaggio di un’arte narrativa dedicata alla naturalezza, primo capitolo di una trilogia incentrata sul filo conduttore della maison, ovvero la casa che i personaggi occupano lungo il loro pellegrinaggio verso la propria. In questa storia carica di paure riesce a raccontare la guerra come si narra Cappuccetto rosso ai bambini prima di dormire. L’eroe è recuperato, anche se veste i panni di un adolescente strambo. Il lupo c’è ancora, anche se intimorisce di meno. E’ come una “favola” amara, questa seconda guerra mondiale sotto la voce di Girrault, una favola per adulti.