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‘Caterina’, il thriller psicologico di Vincenzo Zonno che capovolge ruoli dati per scontati

Cat è un’adolescente che, dopo aver perso prematuramente la madre, vive e lavora nel piccolo circo itinerante gestito dal patrigno. Sogna di diventare una funambola, ma la realtà è dura e avara di soddisfazioni. L’uomo che dirige la compagnia e che dovrebbe farle da padre è severo e autoritario, così come il resto degli artisti che provano invidia o indifferenza. Quando il circo si stabilisce in una foresta isolata dal più vicino centro urbano iniziano ad accadere eventi misteriosi. La natura che li circonda sembra nascondere segreti al limite dell’illusione, in un continuo vortice onirico, sempre a metà tra il sogno spettrale e la realtà, tra l’allucinazione e la macabra certezza di essere osservati. Qualcosa di oscuro si muove tra le ombre del tempo. Questa è la sinossi dell’ultimo romanzo di Vincenzo Zonno, scrittore pugliese che vive da tempo a Bologna, Caterina (Watson edizioni), un thriller onirico, un viaggio nella mente e nelle paure che ci attanagliano e che ci fanno smarrire il senso della realtà, e perdere nell’illusione.

Caterina, titolo che fa riferimento al nome della diciasettenne protagonista del romanzo di Zonno, è un libro che punta molto sulle descrizioni degli stati d’animo dei personaggi, soprattutto su quello della giovanissima protagonista, osteggiata dal mondo, amante delle marionette del Bulgaro, persa nelle sue fantasticherie e nei suoi desideri.

Il romanzo è incentrato sulle azioni dei personaggi, e sui pensieri che visitano la protagonista: tutto pare avvenire nella sua mente che trasforma la realtà circostante, che può essere sogno o incubo. Certamente in Caterina location, stati fisici e psichici e trama interagiscono efficacemente, sebbene siano presenti ridondanze, didascalie, frasi già lette e ripetizioni a scapito di una narrazione più asciutta che avrebbe giovato di più alla storia.

Se la foresta è lo scenario privilegiato per sentire paure e avvertire misteri, il circo, luogo dell’onirico per eccellenza, affascinante quanto opaco, qui diventa palcoscenico dove si consumano odi, sfide, competizioni, rancori, ed invidie, dove i personaggi mostrano come le loro vite  appartengano ai cilindri ed ai trapezi, come essi non camminino su linee rette e terreni solidi. E’ tutto qui il senso del romanzo “distorsivo” di Zonno: deformare, cambiare significato ai simboli del circo dove Caterina si accorge dopo un po’ di tempo di essere al contempo
protagonista e spettatrice dello spettacolo in corso.

L’impasto di dramma e thriller arricchito da incursioni della tecnica del flusso di coscienza che contribuiscono alla resa emotiva del romanzo che non scivola mai nel sensazionalismo, puntando a spaventare il lettore con bagni di sangue e sequenze gratuitamente truculente, bensì l’autore mira a coinvolgere il lettore, facendogli provare la più atavica delle paure: quella per l’ignoto.

Caterina è una storia che affascina e che si riempie soprattutto nelle ultime sessanta pagina di maggior suspence, irrorata da una buone dose di sentimento e commozione, che ha per protagonista una ragazza con la quale si entra subito in empatia, la cui purezza d’animo ci ricorda per certi versi il bambino di Shining, e la sua “luccicanza”, che le consente di vedere ciò che gli altri non vedono e di carpire i segreti di una natura misteriosa che ai più sfuggono.

Caterina è un viaggio allucinogeno dove i confini tra sogno e realtà sono labili e che ribalta gli esiti di vicende già scritte da adulti come recita una frase del libro: “Quando è il buio a comandare
chiunque può essere il mostro chiunque la vittima”. Nella protagonista, un cigno nero che simboleggia l’eccezionalità della natura, in cui ognuno di noi può rispecchiarsi, è la funambola sul filo della vita aggrappata ai suoi sogni. Zonno ci dice che quando si ribaltano i giochi, quando l’innocenza si ribella, e si vira nel relativismo, la vendetta può essere spietatamente considerata giustizia da chi, secondo chi la esercita, la pratica “giustamente”, in assenza però di raziocinio, si scivola nel terrore, perché anche chi non è più vittima può portare sulle spalle il fardello dell’essere diventato carnefice. Caterina è un romanzo molto originale che trascina appieno il lettore, per il quale sarebbe stato opportuno uno stile più asciutto, ma senza dubbio è tra le opere più interessanti e non banali nel panorama letterario italiano attuale, dove scrittori emergenti di qualità fanno fatica ad affermarsi.

L’interrogativo che emerge dalle pagine del romanzo di Zonno è lynchiano: in fondo non è la vita stessa a sembrarci un horror? Un enigma? Tuttavia nel finale Caterina non si fa troppe domande e si incammina per vivere una nuova avventura ignota che ha le sembianze di un’isola.

L’autore

Vincenzo Zonno nasce a Brindisi ma vive a Bologna dal 1990. La sua prima formazione artistica inizia nella musica e successivamente nella danza. Come scrittore inizia a pubblicare alcune raccolte di racconti, prima di esordire con due romanzi storici e successivamente con un thriller psicologico. Il primo, “Non è un vento amico”, edito da Vocifuoriscena, ottiene molte recensioni positive e un piazzamento nei primi cinque classificati del premio Perseide di Roma. Il secondo, “Sherlock Holmes e la grande madre”, pur essendo uno storico è pubblicato come apocrifo Sherlockiano.

 

A nord. Devo andare a nord dove il mare non ha fine e la terra brucia in mezzo al gelo. Dove l’acqua rovente sgorga direttamente dalla
roccia e si dissolve prima di raggiungere il cielo. Dove il sole non scalda se non il cuore e i venti ti bastonano impietosi, rammentandoti a ogni istante che sei un uomo: un essere debole e indifeso. (Da Caterina)

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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