Sono molto positive le recensioni della critica sul romanzo I ditteri di Marco Visentin, classe 1971, nato a Roma, e laureato in filosofia, disciplina che insegna in un liceo romano. Il romanzo è scorrevole e va ben oltre la teorizzazione scientifica di un nuovo modello umano, scandagliando l’alienazione umana di ogni giorno, imposta da una società che si fonda sull’individualismo e sulle disuguaglianze.
Manlio Triggiani dalla Gazzetta del Mezzogiorno fissa i contenuti del romanzo, dandone una catalogazione, che però resta sfumata: “A metà fra racconto e scienza, fra filosofia e narrazione ambientata nel futuro, si dipana la trama dell’ultimo libro di Marco Visentin”. Il giornalista del quotidiano di Bari spiega come I ditteri sia “un racconto che si snoda in un mondo ambientato nel futuro con richiami a realtà o a scoperte scientifiche del nostro tempo, in una società basata su un’organizzazione postcapitalistica e su una democrazia che cela in realtà una «dittatura morbida». Sullo sfondo di teorie e filosofie, i personaggi vivono l’alienazione dell’attuale società”.
La lettura dell’alienazione come categoria fondante de I ditteri è fatta propria anche da Gabriele Ottaviani, che, accennando alla possibilità, descritta nel libro, che le facoltà telepatiche delle mosche siano trasferibili agli uomini, scrive sul blog Convenzionali: “In un mondo come il nostro, liquido, alienante, reificato e reificante, saper leggere nella mente altrui, saper trasmettere il pensiero istantaneamente potrebbe essere una grande fortuna. O un’enorme sciagura, un pericolo generatore di mali…” Ottaviani dà un giudizio estremamente positivo della scrittura dell’autore: “Attraverso gli occhi – e non solo – di un’entomologa, Marco Visentin, con una prosa ricercata, scabra, dura, feroce e ammaliante, racconta la dicotomia fondamentale del nostro tempo, fra essere e apparire, distopia e allegoria, straniamento e spersonalizzazione, forma e sostanza, speranza e realtà, onestà e prevaricazione”, e, in una intervista successiva, parla de I ditteri come di “un romanzo che colpisce e fa riflettere”.
Più cauta è la recensione di Erika Pomella del sito IntoTheMovie.com, che non approva lo stile di Visentin, fatto di “voci spezzate, diverse, in continuo contrasto”, ma riconosce a I ditteri la bontà della “potenza immaginativa”, e scrive: “Romanzo distopico sui generis, che sembra quasi voler emergere con forza nel mercato del genere, I ditteri è un libro dalla storia originale, che immagina un futuro che non sembra poi così lontano, ma che ci guarda pericolosamente attraverso il buco della serratura dei nostri tempi; l’autore si trova così a miscelare realtà storica e invenzione creativa”.
Sara Cacciarini sul sito Culturamente critica l’inizio “a rilento” del romanzo, ma poi spiega che “questo inizio “calmo” è preparatorio e funzionale per sottolineare il cambiamento di vita della protagonista”. Per la giornalista, “quando Silvia K. accetta di fare parte di un sistema crudele in nome della scienza, il romanzo prende corpo. (…) L’ultima parte del romanzo è veloce, viva e tiene attaccati fino alla fine, lasciando al lettore alcune domande esistenziali. La scrittura è curata nei minimi dettagli, si riesce ad entrare nel libro con i pensieri, superato l’inizio la lettura scorre veloce appassionante, un buon libro d’esordio per Marco Visentin”.
Riccardo Muzi su EcoDelCinema si sofferma sulle potenzialità cinematografiche del romanzo: “Esistono dei romanzi che nascono già con le fattezze di un film. È il caso de “I Ditteri” di Marco Visentin”, e “Visentin riesce ad amalgamare in modo eccelso i vari salti narrativi restituendo al lettore delle visioni altamente vivide che, a nostro avviso, possono confluire, come in un approdo naturale, nella settima arte”. Lo stile a più voci del romanzo piace a Muzi, che scrive: “L’autore riesce a descrivere l’evoluzione degli eventi con una scrittura efficace e ritmata che attraversa diverse modalità di espressione in un racconto estremamente eclettico: dal linguaggio epistolare si passa a quello del videogioco, dalla prima si passa alla terza persona, fino a momenti che rimandano a vere e proprie sequenze filmiche”.
L’ultima recensione in ordine di tempo è quella di Francesca Buffo per Periodico italiano magazine. Scrive la giornalista circa la storia del romanzo: “Con una trama che si sviluppa in modo piacevolmente scorrevole, Visentin va ben oltre la teorizzazione scientifica di un uomo modificato geneticamente: attraverso le vicissitudini dell’entomologa Silvia, perlustra invece l’intimo umano e le alienazioni del quotidiano, imposte da una società in cui disuguaglianza sociale e individualismo hanno preso il sopravvento. Un mondo nel quale è facile sentirsi ‘sdoppiati’ fra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, complice anche uno sviluppo tecnologico che ‘svuota’ anziché riempire i vuoti dell’animo umano. La trama ha parecchi punti di svolta e un gran finale, con doppio colpo di scena, che determinano l’originalità di questa ‘opera prima’”. Buffo commenta favorevolmente anche la scrittura dell’autore: “Visentin convince con il suo stile lineare, senza troppi fronzoli, ma dove trovano posto fantasia e sarcasmo, bilanciati finemente tra loro”.
I giudizi delle recensioni rinforzano le motivazioni dell’assegnazione del premio ricevuto dal libro alla rassegna di arte giovanile Enzimi ideata da Luca Bergamo, attuale vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Roma. Il romanzo è disponibile nelle principali librerie on line (Amazon, IBS, Mondadoristore, La Feltrinelli e altre) e nelle librerie fisiche distribuite dal circuito Fastbook.
Fonte: comunicato stampa