Memoriale di un anomalo omicida seriale, edito da 96, Rue de-La-Fontaine Edizioni, è l’ultimo romanzo di Davide Buzzi. Lo scrittore ticinese nasce il 31 dicembre 1968 ad Acquarossa (Svizzera). Cantautore e autore, inizia la sua carriera artistica nel 1982 accanto a Giampiero Albertini e Franco Diogene nel film in L’oro nel camino. Nel 1993 pubblica il suo primo cd, Da grande, cui seguiranno Il Diavolo Rosso: Romaneschi (1998), Perdo pezzi (2006), Non ascoltare in caso d’incendio (2017) e, nei prossimi mesi, Radiazioni sonore artificiali non coerenti.
Nel 2013 Buzzi pubblica il suo primo libro di racconti dal titolo Il mio nome è Leponte… Johnny Leponte e nel 2017 il racconto breve La Multa. Negli anni ottiene importanti riconoscimenti internazionali quali la Targa Città di Milano(1997), il Premio Città San Bonifacio a Verona (2000) e il Premio Myrta Gabardi a Sanremo (2002). Nel 2012 ottiene due nomination agli ISMA Award di Milwakee (USA) per la canzone The She Wolf. Nel 2013 ottiene una nomination i NAMMY Award di Niagara Falls (USA) per la canzone “The She Wolf”. Fotografo di formazione, è attivo anche nel campo del giornalismo come membro di redazione del mensile “Voce di Blenio” e, da diversi anni, come inviato speciale di Radio Fiume Ticino al Festival di Sanremo.
Memoriale di un anomalo omicida seriale: Sinossi
Memoriale di un anomalo omicida seriale è il romanzo autobiografico (spoof) di Antonio Scalonesi che, tramite la sapiente penna di Buzzi, si propone al lettore nelle vesti di un memoriale raccontato in prima persona, frutto dell’interrogatorio ad un uomo, Scalonesi appunto, che il 21 novembre del 2011 si presenta presso gli uffici di Lugano della Procura Pubblica del Cantone Ticino, in Svizzera, per confessare di essere un assassino seriale.
Sebbene sia un demone a parlare, non devono essere gli uomini a giudicare.
Antonio Scalonesi
No! Non lo voglio un avvocato! Certo, signor procuratore pubblico, lei mi ha letto tutti quanti i miei diritti e mi ha informato che ho la facoltà di restare in silenzio, che ho pure diritto alla presenza di un avvocato e che se non posso permettermelo me ne potrete affidare uno d’ufficio. Ma adesso mi dica lei, che ci sono venuto a fare qui se non fosse mia intenzione quella di parlare? Mi sono consegnato a lei perché avrei alcune cose da raccontarle, niente di che, solo alcuni morti ammazzati che nell’arco degli ultimi cinque anni hanno riempito il mio tempo libero.
Antonio Scalonesi, affermato mediatore immobiliare e proprietario di una piccola agenzia in una valle discosta dell’alto Ticino (Svizzera), è un uomo benestante, single, al quale la vita sembra avere riservato tutto il meglio possibile.
Persona di grande cultura, nutre numerosi e svariati interessi, fra i quali l’arte pittorica e la scultura. Sportivo, in passato è stato pure un ciclista dilettante di buona caratura, vincendo addirittura qualche gara importante.
Ma spesso la realtà si presenta ben diversa dall’apparenza, e non sempre nelle sue connotazioni migliori.
Il 21 novembre del 2011 Antonio Scalonesi entra spontaneamente nel palazzo della Procura della Repubblica e del Cantone Ticino di Lugano e chiede di incontrare l’allora Procuratore pubblico Giuseppe Cortesi, davanti al quale inizia a rovesciare un racconto dai risvolti terribili e inimmaginabili.
L’uomo afferma infatti di essere un omicida seriale e giorno dopo giorno, per undici lunghi mesi, confessa una lunga serie di delitti, a partire dal primo e commesso nel 2004.
Qualche mese prima di quella data Scalonesi perde un grosso affare, subendo quella che per lui rappresenta una grave umiliazione pubblica. Questo fatto scatena nell’immobiliarista ticinese un rancore smisurato nei confronti dell’imprenditore reo di avergli soffiato l’impresa, tanto che comincia a contemplare la possibilità di toglierlo di mezzo. Inizia così un intenso periodo di pedinamenti, mentre nel contempo studia un piano perfetto per arrivare finalmente, il 18 dicembre 2004, a colpire il suo “nemico” per strada, freddandolo a colpi di pistola. È solo l’inizio di una tragica epopea che lo porterà a diventare uno dei più spietati serial killer europei di tutti i tempi.
Infatti a partire da quel momento le sue azioni criminali continuano a crescere, anche perché le indagini degli inquirenti non riescono ad arrivare a lui.
Eppure, ad un certo punto il suo operato viene comunque notato da qualcuno che, seppure rimanendo nell’ombra, con il ricatto lo obbliga a compiere diversi delitti su commissione.
Il killer si ritrova così a dover ampliare il suo raggio d’azione, arrivando perfino a colpire in Francia e in Italia, mettendo però sempre in pratica delle abili strategie che gli permettono di confondere indagini e moventi e di sfuggire regolarmente a qualunque tipo di sospetto. Le diverse inchieste degli inquirenti, infatti, non riescono ad avvicinarsi in alcun modo alla verità, o anche solo ad associare fra di loro i diversi omicidi. Questo fatto porta Scalonesi a convincersi di essere un invincibile Dio della vita e della morte.
Ma qualcun altro arriva ad accorgersi dei suoi talenti nascosti, e questo a causa di un’azzardata ma abilissima impresa che Scalonesi commette all’interno del Museo d’Orsay di Parigi, dove si rende responsabile della sottrazione di un celebre dipinto di Vincent Van Gogh. Questo fatto lo proietta però inaspettatamente all’interno di un complicato intrigo internazionale e da cacciatore improvvisamente si ritrova a diventare preda. Ormai la sua vita è appesa a un filo, ma grazie ad un drammatico e tragico gioco a rimpiattino, durante il quale riesce con scaltrezza capovolgere gli eventi, il killer riesce a spuntarla e persino a scoprire l’oscuro personaggio che con il ricatto lo tiene in pugno da troppo tempo. La resa dei conti di Antonio Scalonesi si rivela terribile e lascia dietro di sé una lunga striscia di sangue che sembra non avere mai fine.
Antonio Scalonesi. Memoriale di un anomalo omicida: una finta biografia che terrà il lettore incollato alle pagine
Il racconto si sviluppa tutto su un supposto dialogo che avviene fra il protagonista dei fatti, Antonio Scalonesi, e il procuratore pubblico, che però non appare mai in prima persona. Il periodo storico dei fatti raccontati va da più o meno attorno al 2004 per il primo assassinio fino al 2010 per l’ultimo omicidio e l’autodenuncia di Scalonesi alle autorità.
Il Lavoro è corredato da tutta una serie di allegati, redatti da parte di vari specialisti: Articoli di giornali (redatti dall’autore e dallo scrittore, giornalista e direttore di Radio Fiume Ticino Duilio Parietti); Rapporto della polizia scientifica in merito ad un caso specifico (redatto dall’ex. Commissario capo della polizia scientifica del Cantone Ticino E. Scossa Baggi); Richiesta di estradizione nei confronti di Scalonesi, emesso dalla corte di appello di Genova verso le autorità giudiziarie del Cantone Ticino (redatta dall’avv. Giovanni Martines, già difensore di Bernardo Provenzano nel “Processo per l’omicidio di Mario Francese” tenutosi nel 2001 a Palermo);Profilo psicopatologico e criminologico del personaggio (a cura del Dr. med, Orlando Del Don, Spec. FMH psichiatria, psicoterapia, psicopatologia del comportamento violento e criminologia). Resoconto dell’avvocato difensore di Antonio Scalonesi (realizzato dall’avvocato Amanda Rueckert).
Il protagonista parla a ruota libera e cinicamente dei suoi omicidi e (solo in parte) di alcuni aspetti legati alla sua vita, in un linguaggio non sempre educato (anzi) e con fare altezzoso e sdegnoso. A volte mente palesemente, altre stravolge la verità, omette particolari o inventa aneddoti che possano contribuire a buttare fumo sull’intera vicenda. Nel contesto generale del racconto appare quindi molto difficile intravvedere le bugie di Scalonesi in mezzo all’insieme delle verità, seppure il lettore più attento può riuscire qualche volta a coglierne gli indizi.
Scalonesi è un serial killer, ma non nel modo più stretto del termine, infatti non è ripetitivo nel suo agire e, sebbene in effetti uccida per il piacere di farlo e per poter godere del brivido della caccia, a volte esegue anche alcuni incarichi che riceve da parte di una oscura organizzazione che lo ha scoperto. La polizia invece non lo scoprirà mai, seppure forse in qualche caso potrebbe anche avere avuto qualche sospetto sul personaggio, ma non tanto in merito alla sua attività criminale, bensì più per il fatto che Scalonesi fosse spesso in viaggio e poco sul posto di lavoro. Quindi, come poteva mantenersi senza troppi problemi?
“Quando tempo fa ho iniziato a raccontare questa storia, mai avrei creduto che il tutto si sarebbe trasformato in un volume di oltre trecento pagine – dichiara lo scrittore Davide Buzzi. Scrivere l’autobiografia di un personaggio tragico come Antonio Scalonesi ti obbliga a penetrare tutto il tuo subconscio, fino ad arrivare nel nero più profondo di te stesso. In fondo, chi nel corso della propria vita, almeno per una volta, non ha mai pensato seriamente di ammazzare qualcuno, per vendetta o per arrivare alla soluzione di una diatriba impossibile? Poi, però, la maggior parte delle volte, il raziocinio ci riporta alla ragione, impedendoci di oltrepassare certe barriere. Ma non sempre… A volte purtroppo succede che la sete di vendetta, come anche la curiosità di capire fino a dove si è disposti ad arrivare con le proprie azioni, possono condurre un uomo apparentemente normale e pacifico al di là di ogni confine morale, senza che questi possa provare alcun pentimento per i crimini compiuti”.
“Memoriale di un anomalo omicida seriale è il frutto di mesi di lavoro che lo staff di 96, Rue de-La-Fontaine Edizioni ha portato avanti insieme all’autore, Davide Buzzi. Si è trattato – spiega la Casa Editrice – sicuramente di un incontro tra persone esigenti, pignole, attente ai dettagli. Abbiamo realizzato, con l’autore, quello che crediamo sia un romanzo alquanto inusuale e ricco di particolarità. Abbiamo scelto di percorrere la strada più ripida, e siamo certi che Memoriale di un anomalo omicida seriale troverà il giusto consenso tra il pubblico, sia per la struttura, che per la voce d’autore che lo caratterizzano. Davide Buzzi ha avuto l’idea di scrivere questo romanzo facendo raccontare direttamente al protagonista le vicende che lo vedono coinvolto. Crediamo sia stata una scelta audace e siamo soddisfatti del risultato finale. Adesso vogliamo raccogliere i frutti di questo lavoro e contribuire alla diffusione della cultura e della lettura, anche attraverso questa Opera. Grazie a Davide Buzzi per il contributo importante e per la fiducia che ha riposto in noi”.
Un thriller dalle tinte noir, che si presterebbe benissimo ad una trasposizione cinematografica. Una storia, ricca di suspense, assolutamente imprevedibile e potente che innesca una disarmonia in noi stessi, obbligandoci a riconsiderare i limiti della nostra coscienza.
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