Tremiti di paura (2015) dello scrittore salentino classe 1972 Cesario Picca è un piacevole e avvincente giallo “estivo” che ha per protagonista il giornalista Rosario Santacroce, detto Saru legatissimo alle sue Isole Tremiti ma da tempo vive a Bologna. Un delitto d’estate, alle isole Tremiti, con probabili moventi sentimentali, un cronista sempre all’attacco della notizia e anche delle donne: gli ingredienti per una storia sorprendente e accattivante sono conditi dal sognante scenario delle isole Tremiti e di una estate che volge al termine.
Rosario Santacroce si trova ad essere il protagonista della notizia, “nella notizia”: stavolta non è davanti ad al solito caso di cronaca nera ai quali era abituato, nella notizia ci entra direttamente: suo malgrado o sua fortuna, si trova nel momento giusto al posto giusto al momento dell’omicidio della notaia Lucia Benni. Probabilmente in un momento fin troppo giusto per gli inquirenti, che infatti lo iscrivono nel registro degli indagati. Nella notizia, quindi “ci inciampa” letteralmente: durante una tranquilla cena con la sua fidanzata Elisa, sente un urlo e si precipita in strada, cadendo dopo pochi metri, complice l’oscurità, proprio nel cadavere della sventurata notaia. Da lì inizia quella una intensa avventura. Il suo acume e la sua spigliatezza lo portano a stringere sincere amicizie con il maresciallo De Rocco, suo compaesano, a battagliare con il duro carattere della pm De Paolis, a confrontarsi intelligentemente con i suoi colleghi cronisti. Movente passionale o di eredità? Due personaggi sono soprattutto al centro delle indagini, il ricco costruttore Giovanni Ferretti e il designer bolognese Roberto Morgagni, rispettivamente marito e amante della vittima: ma le sorprese e le svolte sono sempre dietro l’angolo e la ricerca dell’esclusiva giornalistica va di pari passo con le indagini della magistratura, spesso intrecciandosi.
A Saru capita di pensare che il suo lavoro sia per lui proprio “come una amante gelosa e possessiva che lo vorrebbe tutto per sé”: è proprio questo l’altro “caso” che Saru si trova ad affrontare: iniziano le prime incomprensioni con Elisa, che si trasformano poi in definitiva rottura. Tra un piatto a base di pesce e uno scambio di confidenze con De Rocco, Saru deve gestire ed affrontare anche il confronto con i suoi colleghi: si trova senza dubbio in una posizione privilegiata, essendo parte integrante della notizia e del caso. È ancora più difficile gestire questa strana situazione con Irene, sua collega con la quale si ritrova presto a gestire intimi e carnali interessi: la tensione, la sospensione che vive nella sua triplice veste di cronista, indagato e amante gli renderà particolarmente difficile la vita, ma il carattere del caparbio cronista è un valido alleato per gestire, in un modo o in un altro, tutte le pressioni che i tribolati giorni salentini gli offrono.
Lavoro e amori e amore per il lavoro sono quindi gli estremi entro cui l’avventura di Saru si sviluppa: il tratto distintivo del racconto di Cesario Picca è proprio quello di far emergere come il protagonista riesca ad infondere passionalità e carnalità nei suoi amori estivi e allo stesso modo nel suo lavoro di cronista. I due tipi di amore si confondono, si mescolano nell’unicum del carattere del protagonista: la cronaca e la notizia, la suspence e la buona tavola, le donne e l’amore nello stesso vortice di passione in questo giallo sentimentale arricchito da divertenti citazioni del dialetto salentino che offre all’autore l’occasione di presentarci un’Italia “colorata”e godereccia.