A un passo dalla vita (Lettere Animate Editore, 2014) è il romanzo d’esordio di Thomas Melis; si tratta di un noir ambientato nel ‘sottobosco’ della vita notturna di Firenze e incentrato sul disagio generazionale dei giovani di oggi. La frase che sembra di leggere fra le righe di questo romanzo è: ‘Che ne sarà di noi?’ Calisto, il protagonista di A un passo dalla vita, non riesce a rispondere a questa domanda, ma sa di per certo che non vuole finire come i suoi genitori, a vivere una vita di sacrifici per ritrovarsi con niente in tasca. Preferisce vivere “a un passo dalla vita”, scegliendo strade brevi e apprezzando l’attimo più che il futuro. Calisto vuole di più, anche a costo di sporcarsi le mani, è un anima confusa e inquieta, perennemente in bilico fra le sue due esistenze: quella diurna, fra l’Università, i libri di Economia e Holli, una ragazza perbene e sognatrice; e la sua vita notturna, quella del narcotraffico.
Calisto è un giovane meridionale, intelligente ma con un’anima oscura, come si evince anche dal prologo in cui viene presentato da bambino già in perenne punizione a scuola, che si trasferisce a Firenze dopo il diploma per cominciare una nuova vita. Ufficialmente è uno studente modello, che guadagna qualche soldo con piccoli lavori, ma al di là della versione raccontata ai genitori c’è la verità. Calisto frequenta locali ‘In’ come il “Nabucco” e il “Platinum”, fra gente ricca con ‘il vizio per la bamba’, veste capi firmati e si atteggia a gran signore, ma è tutta una finzione. Passato l’effetto della droga, torna sempre al suo piccolo appartamento dove, rimasto solo con se stesso, ha modo di vedere dentro di sé come davanti a uno specchio e ciò che vede è solo l’immagine di un perdente. A dargli una piccola speranza di redenzione sembra essere la malinconia per la vita che avrebbe potuto avere con Beatrice, la ragazza che ha lasciato per inseguire la vita della criminalità, e Holli, giovane conosciuta all’Università che potrebbe avere il potere di cambiarlo, con il suo altruismo e la sua purezza. Ma il più delle volte è l’anima nera di Calisto che prende il sopravvento, insieme alla sua amicizia con il Secco, Tamagotchi e il Tedesco, dettata più da logiche di denaro che da altro, e il rapportoesclusivamente di sesso che lo lega a Tati, donna cinica e spregiudicata, che viene presentata dall’autore come un’anima ormai persa ma in fondo con un cuore d’oro. Infatti sarà lei a mettere in guardia Calisto dal fidarsi di Liggio, proprietario del “Platinum”, che gli proporrà l’affare di tutta una vita, pericoloso quanto remunerativo: spacciare 12 Kg di cocaina con il Secco e il Principe.
Thomas Melis, forte della sua laurea in Lettere, traccia un caleidoscopico scenario multietnico, la popolazione della notte è composta da un misto di culture e lingue diverse ben rappresentate dall’autore nella loro diversitàtramite scelte linguistiche eterogenee. Nella narrazione viene spesso sottolineata la variazione diatopica, diastratica e diafasica nelle conversazioni che Calisto intraprende con gli altri personaggi. La variazione diatopica dipende dallo spazio geografico in cui viene parlata una lingua, ad esempio l’uso di inflessioni meridionali quando Calisto parla con il Secco: <<Compa’… Chissi su picciuni seri, o toscano mentre parla con Holli: ‘un l’è pe’ nulla… ha visto che gente che sta intorno a i>>. La variazione diastratica si registra a seconda della fascia sociale alla quale ci si riferisce, infatti Calisto parla più formalmente quando entra nel negozio di una grande griffe o quando si rivolge al Principe e ai ‘figli di papà’ con i quali si relaziona per lavoro. La variazione diafasica invece dipende dalla relazione che intercorre con l’interlocutore, ad esempio si sente una nota di rispetto e di distacco nel tono di Calisto quando discute di affari con il signor Liggio, mentre una maggiore colloquialità quando scherza con il Secco sulle sue ultime conquiste amorose.
L’autore sardo passa con disinvoltura dall’italiano al francese (rendez-vouz), dall’albanese (quifsharopt) allo spagnolo (¿ Que pasa con ustedes ?), senza disdegnare l’uso di neologismi come sblanka, termine usato per i figli di papà politicamente schierati dalla parte della sinistra radicale, trasandati nel vestire e con la barba incolta (il nome deriva da un personaggio del videogioco “Street Fighter”). La trama di A un passo dalla vita si districa dal genere noir al romanzo di formazione, mostrando la crescita del protagonista da piccolo criminale a ragazzo per bene. Dopo essersi immischiato in un affare più grande di lui riesce, un po’ troppo paradossalmente a mio giudizio, a uscirne vivo e, avendo perso tutto ciò che aveva, ricomincia da capo, sulla strada dell’onestà. Grazie anche al contributo fondamentale di Holli, che gli darà la giusta motivazione per laurearsi e per diventare ciò che ha sempre detestato e sminuito: un uomo comune. Ciò che lascia perplessi e con un po’ di amaro in bocca è l’epilogo. Calisto è davvero cambiato? La risposta a questa domanda non è semplice. Forse per incominciare senza rimpianti una nuova vita aveva davvero bisogno di chiudere del tutto e ‘a suo modo’ con la sua vecchia esistenza. Anche se questa scelta dell’autore lascia qualche interrogativo in sospeso e non pochi dubbi sul percorso intrapreso da Calisto. Forse è davvero condannato a vivere per sempre “a un passo dalla vita”.