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Best seller

Libri più venduti

‘Serotonina’: il solito Houllebecq che parla della fine dell’occidente attraverso l’impotenza del maschio

serotonina libro

Chi non ha letto i suoi romanzi precedenti, troverà Serotonina, l'ultima fatica letteraria del controverso scrittore francese Michele Houllebecq, un pugno nello stomaco, un capolavoro. Ebbene, il tanto atteso romanzo dell'autore di Sottomissione, libro che nel 2015 generò non poche polemiche, non è un capolavoro con buona pace dei seguaci acritici di uno dei più importanti scrittori d'occidente che parla d'occidente.

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‘Io sarò qualcuno’: L’America ai margini di Willy Vlautin

America

Al centro, fino alla fine del romanzo, resta Horace, con le sue passioni – la musica furiosamente heavy di band come Pantera o Slayer, ad esempio – e le sue debolezze e fragilità, a cui si espone dando battaglia cavalcando i ring di Tucson, incassando colpi che lo scuotono nell’anima più che nel corpo, collezionando scatti in avanti e arresti improvvisi, come già gli preconizza Alberto Ruiz durante la primissima lezione di pugilato: «Attento, Hector: ho visto che ti sei bloccato almeno mezza dozzina di volte […] Ci proviamo, ma è difficile correggere qualcosa che è dentro di te. Faremo un tentativo, comunque. Quantomeno proveremo a migliorarlo». «Sono cresciuto guardando i combattimenti, e ho sempre amato la tragedia che li contraddistingue», ha raccontato Vlautin in un’intervista al Guardian. E ancora: «Se da bambino non sei sicuro d’essere amato, penso che questa cosa possa deviarti». Io sarò qualcuno è un viaggio doloroso dentro questa mancanza, una lotta che va ben oltre i ring di un’America ai margini.

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‘La vita degna’, l’ultimo romanzo di Dario Buzzolan sui desideri dell’individuo

la vita degna

Quando Leonardo Bolina, impiegato comunale con un breve ma intenso passato da drammaturgo, va finalmente in pensione, decide di investire l’intera liquidazione nel sogno di una vita: mettere in scena uno spettacolo teatrale. La scelta, economicamente folle, getta l’intera famiglia nello sgomento, che diventa crisi allorché lo spettacolo si trasforma in un colossale e umiliante fallimento. Rimasto solo, Leonardo finisce a vivere in una casa di studenti, con la ventenne Lis innamorata di lui, e di cui lui si innamorerebbe volentieri se solo non si sentisse ridicolo; ritrova Adele, il grande amore di gioventù, che continua ad essere donna ideale e inafferrabile; incappa in un produttore truffaldino, in un lavoro sottopagato di fattorino, deve fare i conti con i figli – l’intransigente Matteo e la rassegnata Maddalena -, con un capetto nevrotico, un coinquilino geloso… È lungo l’elenco di persone giocate che Leonardo crede di dover cancellare dalla sua esistenza – un’esistenza che deve tuttavia, ancora, essere degna. Forse, si domanda a un tratto, può bastare a sé stesso? Magari sulla cima di una montagna, tanto isolata da sembrare irreale? O ciò che cerca è una soluzione ancora più radicale?

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‘L’amica geniale’: il romanzo del ricordo sulle età della vita, di Elena Ferrante

Le due bambine si tengono la mano su per la scala buia e polverosa della vita. Il loro mondo è quello di un rione povero di Napoli, pare un paese sperduto, la città è appena dietro la collina ma sembra già un’altra realtà. Nelle strade, fra i palazzi la voce della violenza impesta l’aria, memorie di tempi lontani che affondano le radici ben prima della nascita delle due protagoniste di quest’ultimo libro di Elena Ferrante, L’amica geniale (edizioni e/o, pp. 329, € 18). L’infanzia di Lila e Lenù è un’infanzia di brutalità, di pietre in faccia, di sangue, di urla contro i genitori, di voli fuori dalla finestra scaraventate da padri imbufaliti. I bambini riproducono i comportamenti degli adulti, delle proprie famiglie, l’odio si rigenera nei figli eppure una strada alternativa sembra spalancarsi di fronte alle due ragazzine: la scuola, se sei bravo, se brilli la maestra ti apprezzerà e così l’intero rione, e chissà, forse potrai andare via, scrivere un romanzo e diventare ricco e famoso. E Lila era bravissima, aveva imparato a leggere da sola, sapeva fare i conti a mente a una velocità fulminea, pur essendo ribelle e fastidiosa in classe. Noi la guardiamo crescere attraverso gli occhi dell’amica Lenù, voce narrante, che la trova talmente intelligente che i suoi sentimenti d’affetto si mescolano spesso all’invidia e a un senso d’inferiorità e d’impotenza. Lenù è la ragazzina buona e diligente che non ha nulla di quel demone geniale che scorge così potente nella sua amica. Tenta di starle dietro, studia solo per cercare di superarla. Tutto inutile, Lila è troppo. Almeno Lenù si sente bella, è bionda e paffuta, Lila invece no, è così magra che sembra rachitica, con quei capelli neri sempre arruffati. Ma l’infanzia finisce e l’adolescenza stravolge tutto, Lila non può proseguire gli studi perché i genitori sono troppo poveri. Solo Lenù continuerà la scuola e sarà l’unica sua ricchezza, l’unica forza. E se per un po’ Lila tenta di starle dietro studiando latino e greco sulla panchina del giardino pubblico, e divorando romanzi presi in prestito nella biblioteca della scuola, ben presto comincerà a infuocarsi per altro, ad esempio per la politica che sembra finalmente dare “motivazioni concrete, facce comuni al clima di astratta tensione” che avevano respirato nel quartiere. “Il fascismo, il nazismo, la guerra, gli Alleati, la monarchia, la repubblica, lei li fece diventare strade, case, facce, don Achille e la borsa nera, Peluso il comunista, il nonno camorrista dei Solara, il padre Silvio, fascista peggio ancora di Marcello e Michele, e suo padre Fernando lo Scarparo, e mio padre, tutti tutti tutti ai suoi occhi macchiati fin nelle midolla da colpe tenebrose”. Quelle di Lila sono passioni brucianti che si consumano in un baleno. Ma se la scuola non è più per lei un modo per mostrare al mondo quel suo stile da fuoriclasse nel frattempo Lila è diventata bella, sensuale e corteggiatissima, sempre al centro dell’attenzione, immischiata più che mai nei meccanismi violenti del rione, tra spasimanti, fidanzati, fratelli, progetti imprenditoriali per arricchire la famiglia e un matrimonio ambiguo tra amore e convenienza. Questa è la storia dell’evolversi della vita attorno a quella stretta di mano nata durante l’infanzia. Le bambine crescono, cambiano, si osservano, si invidiano, si stimano, si amano. Sono l’una l’amica geniale dell’altra, lo specchio dentro cui osservare se stesse e la povertà di Napoli. Contro ogni aspettativa Lila, ribelle e fulminante, sembra affondare sempre più le sue radici tra i palazzi del quartiere, Lenù invece, nella sua insicura pacatezza comincia a desiderare di diventare altro, volare via. Non è questo un romanzo dalle grandi rivelazioni, di quella violenza del sud incancrenita e tramandata di generazione in generazione s’è già parlato molto, da Sciascia fino a Saviano. Eppure la scrittura luminosa di Elena Ferrante imbriglia la lettura e la trascina. E la storia è viva più che mai, le due ragazzine crescono sotto i nostri occhi con tutte quelle sfumature psicologiche che danno un’impronta profonda alla narrazione. La casa editrice e/o ha annunciato per i prossimi mesi altri volumi di Elena Ferrante sulla giovinezza, la maturità e la vecchiaia delle due amiche ‘geniali’. Sarà un raro esempio di romanzo di formazione italiano?

Due bambine si tengono la mano su per la scala buia e polverosa della vita. Il loro mondo è quello di un rione povero di Napoli, pare un paese sperduto, la città è appena dietro la collina ma sembra già un’altra realtà. Nelle strade, fra i palazzi la voce della violenza impesta l’aria, memorie di tempi lontani che affondano le radici ben prima della nascita delle due protagoniste di quest’ultimo libro di Elena Ferrante, L’amica geniale (edizioni e/o, pp. 329). L’infanzia di Lila e Lenù è un’infanzia di brutalità, di pietre in faccia, di sangue, di urla contro i genitori, di voli fuori dalla finestra scaraventate da padri imbufaliti. I bambini riproducono i comportamenti degli adulti, delle proprie famiglie, l’odio si rigenera nei figli eppure una strada alternativa sembra spalancarsi di fronte alle due ragazzine: la scuola, se sei bravo, se brilli la maestra ti apprezzerà e così l’intero rione, e chissà, forse potrai andare via, scrivere un romanzo e diventare ricco e famoso. E Lila era bravissima, aveva imparato a leggere da sola, sapeva fare i conti a mente a una velocità fulminea, pur essendo ribelle e fastidiosa in classe. Noi la guardiamo crescere attraverso gli occhi dell’amica Lenù, voce narrante, che la trova talmente intelligente che i suoi sentimenti d’affetto si mescolano spesso all’invidia e a un senso d’inferiorità e d’impotenza. Lenù è la ragazzina buona e diligente che non ha nulla di quel demone geniale che scorge così potente nella sua amica. Tenta di starle dietro, studia solo per cercare di superarla. Tutto inutile, Lila è troppo. Almeno Lenù si sente bella, è bionda e paffuta, Lila invece no, è così magra che sembra rachitica, con quei capelli neri sempre arruffati.

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‘Il segreto di Chopin’, il grande successo d’esordio del napoletano Luciano Varnadi Ceriello

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Il segreto di Chopin, è il romanzo d’esordio di Luciano Varnadi Ceriello che fa da seguito all’opera teatrale Ho sognato Chopin. Il sogno di Chopin è un’opera “sinestetica” nella quale confluiscono narrazione, poesia, musica e immagini, la parola è passata al suo eclettico autore. Di origini campano-venete, Luciano Varnadi Ceriello vanta infatti un versatile curriculum artistico che lo ha visto compositore prog rock, attore teatrale, cantante, docente liceale e ora anche scrittore. Ceriello ha poi parlato della bizzarra genesi del suo romanzo, ispirato da un’apparizione in sogno di Chopin.

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I migliori editori della storia dell’editoria italiana e il grande agente letterario Linder

editori italiani

Editori protagonisti. Così li definisce Gian Carlo Ferretti che al mondo dell'editoria ha dedicato tanti libri: editori protagonisti. Sono di cultura ed estrazione diversissima, ma tutti capaci «di imprimere un'identità editorial-letteraria alla propria impresa al fine di costruire un proprio pubblico. Si tratta degli editori che hanno fondato le loro grandi imprese proprio a cavallo della seconda guerra mondiale. Ad ogni casa editrice, Ferretti affianca una etichetta caratterizzante: la Mondadori è un'istituzione, la Rizzoli un impero, Bompiani un club, l' Einaudi un laboratorio. La loro presenza nel panorama culturale italiano nasce dal «rapporto consapevole tra l'editore, il suo progetto, i suoi funzionari e consulenti, i suoi redattori, la sua macchina, e si realizza nella politica d'autore, di collana e di prodotto». Gli editori protagonisti erano titani dalla forte personalità (e dalle grandi contraddizioni), caratterizzati spesso da gusto per il libro ben fatto, senso pratico e grande fiuto; i quali costruivano veri e propri rapporti continuativi, tra armonie e conflitti reciproci fecondi, con gli scrittori. Ne abbiamo individuati cinque, che vediamo qui negli anni fondativi, seguiti da una figura eccentrica, il "padre" degli agenti letterari italiani.

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Carolina Invernizio, scrittrice di storie macabre e di misteri, o il brutto che piace e che vende?

Carolina Invernizio

In un’intervista, Carolina Invernizio dichiarò di scrivere un romanzo di 200-250 pagine entro una settimana, di non controllare mai i suoi scritti e di prendere ispirazione per le sue opere dagli articoli di giornale. Gramsci la definì “l’onesta gallina della letteratura popolare”, per Emilio Zanzi è stata “la dama che ha anticipato di mezzo secolo la letteratura gialla e supergialla”, i critici la chiamavano “Carolina di Servizio” oppure, inventando un appellativo ormai divenuto proverbiale, “la casalinga di Voghera” (la scrittrice, nell’introduzione ai Romanzi del peccato, risponde loro: “Dei critici ho una allegra vendetta. Ché le mie appassionate lettrici e amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle”).

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‘American Psycho’ di Ellis, quando l’apparire è il nuovo essere

american psycho

Il protagonista di American Psycho, opera del 1991 che è un mix di thriller psicologico e satira, di Easton Ellis è infatti il classico yuppie della grande mela, vicepresidente di una grande società finanziaria di famiglia, proveniente da una delle più prestigiose università del paese; frequenta colleghi con cui è in continua competizione e ha una fidanzata che non ama e che abitualmente tradisce.

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