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Pensieri&frammenti

Rorty e l’ironia liberale: tra decostruzionismo e postmodernismo-riflessioni filosofiche

Rorty

Per alcuni aspetti la filosofia della scrittura di Derrida presenta alcune assonanze con quella dell'ultimo Wittgenstein, con il quale concorda sul fatto che il significato delle parole dipende da come queste sono scritte e pronunciate, crede che il modo di capire noi stessi e il nostro linguaggio cambino con il passare del tempo. Una delle parole di Derrida è différance, differanza, ogni cosa è diversa da ogni altra e nessuna parola usata due volte mantiene lo stesso significato. Derrida decostruisce le teorie classiche e fondazionali della filosofia, da Platone ad Heidegger, sino allo strutturalismo. È il decostruzionismo. Anche Derrida non confida in un linguaggio unico e con Rorty considera la filosofia un genere di scrittura come altri, ma la pratica decostruttiva di Derrida è radicale (tanto che un filosofo come Feyerabend lo definisce un ottenebratore).

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C’est la vie, caro Sarkozy!

sarkozy

«Siamo fatti così, Sarko-no, Sarkozy!». Recita tali parole una canzone demenziale di Simone Cristicchi, apparsa al Festival di Sanremo di nonna Pina (Antonella Clerici) nel 2010. Non trasmette sommariamente una beata ceppa, eppure ci fotografa nettamente la vicenda che nelle ultime ore squassa la Francia: l’ex presidente della Repubblica Libertè, Égalitè et Fraternitè, Nicolas Sarkozy, è in stato di fermo nell’intestino della caserma della Polizia Giudiziaria di Nanterre, mite sobborgo di Parigi. La notizia fa eiaculare i cronisti francesi di «Le Monde», che erano un po’ annoiati negli ultimi tempi a causa della tregua dell’Isis sul territorio bleu. Che cosa vuoi che ne sappiano di scandali politici i cugini francesi? L’Italia rimane il Paese dominante in questo settore, “Mani pulite”, “Cosa Nostra”, e tutte le inchieste con suffisso “opoli”, ci fanno sempre battere il cuore.

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L’amore è dialogo, preludio di una relazione stabile che cresce mentre si consuma, come ci suggerisce il dipinto di Friant ‘Les Amoureux’

amore

Forse, da sempre, abbiamo dell’amore un’immagine incompleta e unilaterale. Confermata da secoli di letteratura e di storia dell’arte. È l’amore come passione incontenibile, come desiderio che non sa trattenersi e che si libera andando ad abbracciare e a baciare la persona amata. Tutta la storia dell’arte, in fondo, è costellata da raffigurazioni di questo tipo. E se l’amore fosse anche altro? È quanto ci suggerisce uno splendido quadro di Émile Friant (Dieuze, 16 aprile 1863 – Parigi, 9 giugno 1932), intitolato "Les Amoureux" (1888), “Coloro che si amano”. Sullo sfondo, un suggestivo paesaggio fluviale, con dolci colline verdi immortalate, verosimilmente, quando l’autunno inizia a sopraggiungere. In primo piano, i due innamorati: raffigurati – questo l’aspetto più interessante – in maniera diversa e non convenzionale rispetto a secoli di tradizione artistica. Non si baciano, né si abbracciano: non è l’elemento della passione amorosa a prevalere. Parlano tra loro, in dialogo. Che siano innamorati e non semplici interlocutori è rivelato, oltre che dal titolo, dallo sguardo con cui ciascuno contempla l’altro.

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Frammenti di un monologo amoroso ai tempi dei social, quando l’amore è solo un travolgente fuoco d’artificio

monologo amoroso

L’amore è il tutto e il niente nella stessa esplosione fragorosa. Tra i battenti digitali del Ventunesimo secolo, ancor di più. Anno 1977, Roland Barthes regala all’emisfero super accelerato Frammenti di un discorso amoroso, cartina semantica per l’analisi dell’amore novecentesco, con il linguaggio del Soggetto e il contro-linguaggio dell’Altro a fustigare dolcemente lo scenario. Anno 2018, invece di attualizzare il discorso amoroso, potremmo comprendere come lo scambio tra il Soggetto e l’Altro si sia trasformato in un vero e proprio monologo. Ecco a voi, cari lettori, amanti, amati e non corrisposti, i frammenti di un monologo amoroso.

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Riflessioni sull’utilità dell’invenzione storica: contemplare il passato per riflettere sul futuro tra ucronia e utopia

ucronia

Cosa sarebbe successo se i Patti Lateranensi non fossero stati sottoscritti? E se la morte prematura di Benito Mussolini avesse portato alla guida del governo un Dino Grandi? E se invece fosse toccato a Galeazzo Ciano, ambizioso genero del Duce? E se quest’ultimo avesse dato avvio a una politica filo-americana, magari sposando una Rockefeller, pilotando il Paese verso un’economica liberal-capitalista? E se Filippo Tommaso Marinetti avesse scritto un fantasioso romanzo storico, consegnato direttamente al Duce, influenzando la sua politica? Nell’epoca in cui la nostra attenzione è incatenata all’attimo presente, osserviamo incoscienti le inebrianti fluttuazioni cui sono soggette le storie e gli eventi, a volte in modo del tutto fittizio ed irreale, nel tentativo – quasi sempre riuscito – di confondere lo spettatore ed impedirgli di maturare una propria, salda convinzione. E se iniziassimo ad inventare le narrazioni che più desideriamo, a scapito dei fatti genuini, stanchi del circo mediatico – facendoci beffe di giornali, TV e del sistema scolastico?

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I sessisti moderati.l’affaire Weinstein e ‘Vice’

Weinstein

L'affaire Weinstein è stata delirante se pensiamo come ha riportato sulle prime pagine personalità dello show-bizslittate col tempo nel dimenticatoio della storia. Quei maledetti “15 minuti di celebrità” li vogliono tutti e allora perché non cavalcare lo scandalo delle molestie sessuali per risorgere dall’oltretomba. Nel girone dell’inferno statunitense, dove regna la doppia morale puritana, gli uomini sembrano incapaci di controllare una libidine gonfiata da una società delle immagini frustrante e auto-contemplativa che ti fa vedere ovunque culi, cosce e tette, con il divieto sacrosanto di toccare. Il linciaggio mediatico non perdona. I lib-lib, monopolisti della democrazia, sono lì che ti aspettano per farti la festa, anche se nel gioco delle parti, a volte, le parti si invertono.

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Gli schiavi delle feste del Natale

lavoratori di natale

Essere sfruttati lavorando durante le Festività, nella volgarità dei centri commerciali, sintetizza al meglio tutte le contraddizioni di un modello di sviluppo condannato all'esplosione. Siamo nel pieno delle festività del Natale e negli ultimi giorni è riemersa la proposta di legge – presentata dal Movimento Cinque Stelle con in testa Michele Dell’Orco primo firmatario- che prevede la chiusura degli esercizi commerciali almeno sei dei dodici giorni festivi previsti durante l’anno. Il ddl, approvato nel 2014 alla Camera, risulta ormai fermo da tre anni al Senato. Tuttavia essendo agli sgoccioli dello scioglimento delle Camere, la legge potrebbe essere approvata in brevissimo tempo. Manca però la volontà politica di Pd e Forza Italia.

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Il vero Oscar Wilde: apologeta del dolore. Un’analisi del ‘De Profundis’

Wilde

Siete sicuri di sapere davvero chi fosse Oscar Wilde? Dico a quelli che sventolano i suoi libri, agli uomini di marketing che abusano dei suoi aforismi, ostentano le sue frasi e civettano con il suo personaggio, adulandolo ed emulandolo. A ben vedere, la versione di Wilde che viene proposta e che va per la maggiore oggi delinea davvero il profilo di un profeta del nostro tempo: prima del Novecento stabilì l’evasione dell’arte dalla morale e consumò il divorzio tra Bello e Buono; frequentò i salotti prima che questi fossero proiettati in Tv, precorrendo la figura dell’intellettuale-divo, conversatore mordace e col gusto dello scandalo e del paradosso; infine, con il suo stile di scrittura, fatto di aforismi fulminanti e caustici, precorse l’epoca di Twitter e di Facebook. Ma se davvero la vita di Wilde fu un’opera d’arte, come recitava una frase in odore di estetismo, ripresa da Nietzsche nella Nascita della Tragedia e che stregò D’Annunzio, allora questa storia va raccontata fino alla fine, fino all’ultima riga dell’ultimo capitolo.

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