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Ettore Scola

Addio a Ettore Scola, ha raccontato l’Italia con rigore e delicatezza

Il cinema italiano è in lutto per la morte avvenuta il 19 gennaio scoros, a 84 anni, del regista e sceneggiatore Ettore Scola. Nato a Trevico, in provincia di Avellino nel 1931, Scola, dopo aver collaborato durante il periodo universitario con un giornale umoristico per il quale disegna, dalla metà degli anni Cinquanta, comincia a scrivere sceneggiature con Ruggero Maccari per alcuni dei più popolari registi italiani come Mattoli, Steno, Zampa, Loy, Bolognini, Bianchi, Salce, sino ad arrivare a firmare i copioni de Il sorpasso (1962) e de I mostri (1963) di Dino Risi, oltre a molti film di Antonio Pietrangeli, uno su tutti: Io la conoscevo bene (1965) con protagonista Stefania Sandrelli e che gli consente di vincere il Nastro d’Argento per la migliore sceneggiatura. Nel 1961 è assistente alla regia nella pellicola di Carlo Lizzani Il carabiniere a cavallo, per poi esordire nel 1964 con il film Se permettete parliamo di donne (1964) con Vittorio Gassman come protagonista tra varie figure femminili, seguito da La congiuntura (1965) e dall’episodio Il vittimista con Nino Manfredi del film Thrilling.

Nelle sue pellicole Scola ha coniugato analisi e critica del costume nostrano e profonda riflessione sul ruolo e la crisi dell’intellettuale, basti pensare a capolavori come C’eravamo tanto amati (1974) con Gassman, Manfredi, Satta Flores e Sandrelli, dove, attraverso la storia di tre amici, due innamorati della stessa donna, il regista racconta trent’anni di storia italiana tra illusioni e disillusioni, con tenerezza, malinconia e antiretorica. Oppure al film La terrazza (1979), lucido e nostalgico affresco umano il cui sfondo è rappresentato da una terrazza dove si riuniscono intellettuali che discutono e litigano tra loro. Anche in questa pellicola Scola non si lascia andare a piagnucolosi rimpianti per il passato, ha piuttosto offerto un raro esempio di commedia autocritica degli autori della commedia stessa.

La terrazza di Scola
Una scena tratta dal film “La terrazza”

Senza dubbio di Scola ricordiamo con commozione il capolavoro storico con Sophia Loren e Marcello Mastroianni Una giornata particolare (1977) ambientato durante il fascismo e che ci comunica con la sua atmosfera ovattata, complice la meravigliosa fotografia di Pasqualino De Santis, una strana sensazione di attesa mostrandoci come una sola giornata può cambiarci la vita; e il lirismo grottesco di Brutti, sporchi e cattivi (1976) descrivendo senza pietà il degrado non solo materiale ma anche morale dei poveri che vivono ai margini delle grandi città, muovendosi tra dramma e commedia. Ma Scola è stato anche il regista capace di dare un’impronta drammatica prima di allora sconosciuta al comico Ugo Tognazzi con il film Il commissario Pepe (1969), di sperimentare, facendo un ottimo uso di brani musicali, indagando sul rapporto tra la vita personale di ognuno di noi con i cambiamenti storico-sociali  in Ballando ballando (1983), di valorizzare un attore come Massimo Troisi nel film-conversazione Che ora è? e nell’inno al cinema stesso Splendor (entrambi del 1989);  di utilizzare un linguaggio appartenente al fotoromanzo e alla cronaca per raccontare un divertente dramma della gelosia in Dramma della gelosia-Tutti i particolari in cronaca (1969) con Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini, cogliendo l’alienazione moderna individuale tipica del personaggio-uomo della letteratura del Novecento che di fronte alle proprie frustrazioni ed incertezze reagisce con una spinta vitalistica (auto)distruttiva.

 

Dramma della gelosia di Scola
Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini in una scena tratta dal film “Dramma della gelosia”

Scola ha riflettuto sull’istituzione della famiglia e sul tempo che passa ne La famiglia (1986) che ci consegna uno Scola rigoroso ma comprensivo che scava a fondo nei suoi personaggi, nei loro caratteri e sentimenti. Se il regista è risultato meno incisivo nei film Romanzo di un giovane povero (1995) per quanto riguarda l’analisi della società borghese, facendo risolvere i problemi dei protagonisti, uno anziano e uno giovane, entrambi emarginati, con un omicidio, ne La cena (1998) dimostra una falsa indulgenza verso i suoi personaggi che mostrano i loro vizi e le loro debolezze a tavola, durante una serata in una trattoria romana. Ne viene fuori un campionario umano non tanto diverso da quello di oggi: italiani individualisti e cinici ma che diventano comunitari quando si tratta di difendere gli affari di famiglia.

Negli anni duemila Scola è tornato a filmare un microcosmo sociale e culturale appartenente al passato con Concorrenza sleale e dei giorni nostri con Gente di Roma, dove però i personaggi restano solo dei bozzetti, al documentario ricostruendo degli episodi della vita del collega Federico Fellini in Che strano chiamarsi Federico- Scola racconta Fellini.

Con Ettore Scola se ne va l’ultimo maestro della commedia italiana, che durante la sua lunga carriera ha vinto numerosi premi, fra cui al Festival di Cannes, la Miglior Regia per Brutti, sporchi e cattivi oltre a vari David di Donatello, fra cui quello alla carriera del 2011 e ben quattro nominations agli Oscar per nella categoria miglior film straniero, per Una giornata particolare, I nuovi mostri, Ballando ballando e La famiglia. Nel 2012 ha ricevuto il premio alla carriera del Festival di Torino. Ci mancherà il suo sguardo lucido, rigoroso e delicato, estraneo alla retorica stucchevole.

 

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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