LETTERATURA E CINEMA
“Quand’ero piccola fantasticavo che avrei abitato a Paradise House, era quello che sognavo sempre. E tutti mi dicevano che i miei sogni erano bugie, perché esprimevo ad alta voce cose che avrei dovuto tenere segrete. Ma io volevo soltanto che si avverassero. Desiderare, desiderare e desiderare fino a farle avverare”.
Eros, dramma e ironia: le parole chiave del cinema di François Ozon, giovane cineasta di talento a livello mondiale, regista di film come Otto donne e un mistero, Gocce d’acqua su pietre roventi e Giovane e Bella. In Angel-La vita, il romanzo (2007), il regista francese crea una pellicola immaginifica che non racconta una storia oggettiva, ma tratta i diversi punti di vista, che possono mutare gli eventi mostrando a noi stessi e agli altri cose che in realtà non sono mai accadute, una storia che abbiamo vissuto solo nella nostra mente. Angel si basa sulla vita di Marie Corelli, autrice inglese di fine Ottocento, e la rielabora creando il personaggio di Angel Deverell, una ragazza sognatrice e determinata, fino all’ossessione, a diventare non solo una scrittrice, ma una scrittrice famosa e lodata da tutti. Sin da ragazza la poco amabile Angel vive delle immagini partorite dalla sua mente, disprezzando con altezzosità e arroganza gli scarsi mezzi che la vita le ha offerto dapprincipio. Volgare e ignorante, riesce a concentrare le sue forze e le sue doti intellettive nell’unica cosa che sa di saper fare bene: scrivere. Con tenacia e caparbietà riuscirà a farsi notare da un editore lungimirante, Thèo Gilbright, che punterà su di lei e le darà lo slancio iniziale per spiccare il volo nel mondo della letteratura. I suoi romanzi rosa ben presto diventano virali tra le donne di ogni ceto sociale e il suo successo porterà chi dapprincipio non avrebbe puntato un penny su di lei, prima fra tutti la madre, a ricredersi delle proprieopinioniiniziali. In pochi anni Angel riesce a ottenere esattamente tutto ciò che vuole, anche la casa dei suoi sogni: Paradise House, una villa davanti alla quale passava spesso da bambina.
Persino l’amore, idealizzato e non reale, viene visto dai suoi occhi solo come un obiettivo da perseguire per completare il quadretto della sua vita, e conquista così, con i suoi modi schietti e il suo fascino arrogante, un pittore squattrinato, Esmè, attirato più dai suoi soldi che da lei stessa. Ma la gabbia dorata che si è costruita con tanta tenacia comincia a sgretolarsi con lo scoppio della prima guerra mondiale, che rivela le cose per ciò che sono in realtà. Esmé non è l’uomo della sua vita, è un libertino che la tradisce alla prima occasione, e anche il suo successo è fasullo e passeggero, e viene rapidamente dimenticato alla nascita di una nuova moda. Ma la dark girl Angel è l’unica a non rendersi mai davvero conto di vivere una menzogna, è attrice fino alla fine del suo melodramma personale. Persino Esmè, stufo della recita e provato dagli orrori della guerra, si toglierà la vita per sfuggire al mondo di vacuità creato dalla moglie, prendendosi beffa di lei un’ultima volta prima di morire: dipingendo per lei il quadro di uno dei pavoni di Paradise House, simbolo dell’estrema vanità e leggerezza della loro esistenza. Persino dopo la morte del marito, Angel si concentrerà più sul fargli ottenere un riconoscimento postumo per le sue opere mediocri che sul vivere il proprio dolore, interiorizzarlo e capire le dinamiche che hanno indotto l’uomo al suicidio.
Angel rimane, alla fine, unica attrice sulla scena davanti a due soli eterni spettatori, le uniche due persone che l’hanno davvero amata per ciò che era, e non per ciò che si affannava ad apparire: il suo editore, innamorato segretamente di lei sin dal principio, e Nora, la sua segretaria personale, nonché sorella di Esmè, sua prima e più grande fan. François Ozon presenta la vita di Angel a tinte molto forti, i suoi abiti e gli scenari che vive sono colorati e pieni di brio, come la sua personalità, ma risentono anche molto delle circostanze. All’inizio del film, durante l’adolescenza di Angel, periodo caratterizzato da ristrettezze economiche e da derisione da parte di tutti per il suo sogno letterario, i paesaggi sono grigi e così anche le tonalità dei vestiti della ragazza. Il momento di maggiore varietà e luminosità cromatica si registra all’acmè del suo successo, per poi tornare a tinte scure dopo il periodo della guerra e della sua irrefrenabile discesa nell’oblio letterario. Per evidenziare la differenza fra realtà e finzione, partorita dalla mente sconnessa di Angel, il regista utilizza scenografie sovrapposte in un gioco di profondità palesemente finto all’occhio umano abituato all’iperrealtà cinematografica, tecnica mutuata dal genere del melodramma di stampo teatrale. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Berlino ed è uscito nelle sale italiane il 5 ottobre 2007.