Lo scorso 14 settembre nei cinema italiani è uscito L’estate addosso, la nuova commedia scritta e diretta dal regista Gabriele Muccino, così sostenendo Cinema2day, iniziativa ideata dal Ministero dei Beni culturali, con l’obiettivo di «riavvicinare le persone alla magia delle sale», offrendo la visione su grande schermo con il biglietto a 2 euro ogni secondo mercoledì del mese.
Dopo diversi lavori cinematografici comprensivi dei due ultimi flop Quello che so sull’amore e Padri e figlie, Muccino ha sentito il bisogno di un film «piccolo e leggero», come lui stesso ha dichiarato, e, non a caso, l’estate diventa la cornice ideale del racconto del suo lavoro ispirato alla vita reale. L’estate addosso, il cui titolo è tratto dall’omonima canzone di Jovanotti, è un film che ha il sapore di eternità di certe vacanze estive giovanili e, non a caso, il regista si è servito di un cast di giovani promesse ma di talento: Brando Pacitto, Matilda Lutz, Taylor Frey e Joseph Haro. In relazione ai suoi precedenti films, quasi tutti stranieri, anche quest’ultimo, che rappresenta il decimo della carriera del regista, non si distacca da uno stile tutto “mucciniano”: protagonisti che non sanno bene chi sono, dove vanno e cosa vogliono dalla vita, ci sono le inquadrature dall’alto, i dialoghi gridati, la rabbia e l’euforia, le panoramiche a 360°.
L’estate addosso racconta ancora una volta e banalmente, di quattro adolescenti e di un viaggio dopo la maturità. Il protagonista è Marco (interpretato da Pacitto), un ragazzo romano che ha appena finito il liceo e che si pone tante domande sul proprio futuro, ma a seguito di un incidente con lo scooter ottiene dall’assicurazione una somma di denaro che gli consentirà di fare un viaggio estivo a San Francisco, in California. Il diciottenne non sarà solo, a sua insaputa, anche Maria (Lutz), la sua compagna di scuola e con cui non va molto d’accordo poiché la considera “bigotta” e noiosa, partirà con lui e, insieme, saranno ospiti di una coppia gay. L’estate addosso parla anche di omosessualità e di come possa essere difficile, soprattutto da ragazzi, comunicare a se stessi e agli altri il proprio orientamento. Ognuno dei protagonisti vivrà un amore non corrisposto. Sarà l’onda dell’ebbrezza della libertà e delle emozioni estive esagerate vissute dai due giovani protagonisti ad inseguire tutte le scene in modo non organico. Una estate che sembra non finire ma che lascia i segni indelebili in un gruppo di giovani adolescenti che, tra una realtà di sogni, di domande esistenziali, riscoprono loro stessi attraverso un viaggio, segnando il passaggio dall’adolescenza verso la vita adulta. Gabriele Muccino non riesce proprio ad abbandonare luoghi comuni e vecchi cliché sull’adolescenza, puntando su noiosi monologhi esistenziali senza mai provare a scavare nella psicologia dei personaggi come ad esempio ha fatto in maniera esemplare un altro film recente che racconta con poesia e profondità l’adolescenza: Noi siamo infinito (2013) di Chbosky.
L’estate addosso è un teen road movie che presenta molti buchi narrativi e dove il tempo sembra essere sospeso, dal ritmo agile, la cui regia è innamorata dei personaggi che si setono invincbili e in diritto di compiere qualsasi stupidaggine in virtù della loro giovinezza, e dei luoghi che ritrae, da New Orleans a Cuba, lasciando addosso allo spettatore un senso di nostalgia.