Assegnati nel giorno del lutto per Ennio Morricone, i Nastri d’argento 2020 hanno premiato Favolacce dei fratelli d’Innocenzo, film nero sulla vita nelle periferie, e già premiato allo scorso Festival di Berlino, a Matteo Garrone premio per la miglior regia di Pinocchio.
Il nastro come miglior attore non protagonista a Roberto Benigni per il suo Geppetto, oltre a quello per la scenografia (Dimitri Capuani), il montaggio (Marco Spoletini), il sonoro (Maricetta Lombardo) e i costumi di Massimo Cantini Parrini — ma è il secondo film di Damiano e Fabio D’Innocenzo, già premiato alla Berlinale per la sceneggiatura.
Cinque i nastri ottenuti: oltre al miglior film, anche per la sceneggiatura, degli stessi D’Innocenzo, per il produttore (Pepito con Rai Cinema, premiati anche per Hammamet), la fotografia (Paolo Carnera), e il bis per i costumi di Cantini Parrini. Doppietta per Pierfrancesco Favino che dopo Il Traditore nel 2109 vince come miglior attore protagonista per Hammamet.
Tra le attrici prevale prevedibilmente Jasmine Trinca, a nostro parere, immeritatamente su Lucia Sardo, attrice del film di Paolo Licata Picciridda, per una pellicola intrisa di dichiarazioni promozionali a mo’ di spot pubblicitario incastonati nel solito catalogo di Ozpetek, dal titolo La Dea Fortuna che ha ottenuto tre nastri: due per la musica, a Pasquale Catalano per la miglior colonna sonora, in cui spunta anche la voce di Mina, e a Diodato, vincitore dello scorso Sanremo per la miglior canzone con Che vita meravigliosa.
Valeria Golino è stata la più votata dalla giuria dei giornalisti cinematografici tra le attrici non protagoniste per 5 è il numero perfetto, film d’esordio di Igort, e Ritratto della giovane in fiamme di Cèline Sciamma. Miglior commedia è risultata Figli di Giuseppe Bonito che fa vincere i suoi protagonisti: Paola Cortellesi al suo terzo nastro consecutivo – dopo Come un gatto in tangenziale nel 2018 e Ma cosa ci dice il cervello nel 2019, e Valerio Mastandrea. Il Nastro dell’anno, come già annunciato, va a Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, che premia il regista, il protagonista Elio Germano, i produttori e tutto il cast tecnico. Nel palmarès anche il Nastro d’Oro a Vittorio Storaro e il Nastro alla carriera a Toni Servillo.
E poi anche quest’anno c’è stato un nugolo di premi speciali perché non si premia mai abbastanza, dove però il cinema comincia a c’entrarci poco. Quando invece c’entra non si premia, come dimostra il caso del notevole esordio alla regia di Picciridda-con i piedi nella sabbia di Paolo Licata, film drammatico e lirico che vede come protagonista una straordinaria Lucia Sardo che però non è l’interpreta istintiva di un film di un regista che a buona parte della critica piace a prescindere, mente probabilmente a loro signori ancora sfugge il talento recitativo di Lucia Sardo, le cui doti le rimarca lo stesso Paolo Licata nella seguente breve intervista dove si sofferma anche sul suo film in generale e sulla sicilianità.
La prima cosa che vi siete detti con Lucia Sardo sul set?
Non ricordo con esattezza le prime parole che ci siamo detti, ma eravamo in comunicazione costante già da mesi prima, durante la preparazione del film. Arrivati sul set non c’erano più molte parole da dirsi, era il tempo di mettersi al lavoro. Ci siamo subito concentrati e dati da fare realizzando un film in tempi da record dei primati!
Tre aggettivi per definire Lucia Sardo
Super professionale e di sconfinato talento, super empatica, e super simpatica! Forse sono 4, ma 3 non mi bastavano!
Come è stato dirigerla, cosa le ha dato in termini artistici vista la sua grande esperienza?
È stato un grande onore e un privilegio potermi avvalere della sua arte e della sua esperienza. Sono fermamente convinto che il cinema italiano abbia avuto e abbia tutt’oggi pochissime interpreti come lei.
Definirla attrice è decisamente riduttivo, poiché è artista incredibilmente completa, con competenze e talenti che vanno molto oltre la sola bravura nella recitazione. Il suo metodo è frutto di anni e anni di ricerca, studio, e affinazione, dopo una lunga e formativa gavetta. “Picciridda” è stato il primo lavoro in cui ho potuto conoscerla professionalmente e mi ha colpito molto assistere al suo processo di trasformazione in Nonna Maria. La sua immedesimazione nel personaggio è iniziata molto prima dell’inizio delle riprese. Non c’è stato solo uno studio approfondito della parte, bensì una vera e propria assimilazione, una fusione, un trasferimento nello spirito di quel personaggio che infine ha preso corpo in lei. Sfido chiunque a guardare il film e a pensare ad un’altra attrice che avrebbe potuto prendere il suo posto.
Mi avvilisce notare come alcuni in Italia ancora non la conoscano e non comprendo il motivo per cui non sia “sfruttata” (nel senso più positivo del termine) molto ma molto più di così. Lucia non ha nulla da invidiare ad attrici come Anna Magnani, Marlene Dietrich, Judy Dench e altre di questo calibro, e ancora al cinema italiano questo concetto non è molto chiaro. Se fossi produttore, non mi farei sfuggire l’occasione di averla nei miei film. Da regista l’ho già fatto e lo farò ancora in eventuali altri progetti.
Come sta andando il suo film? E’ soddisfatto?
Sono molto soddisfatto del riscontro che riceviamo da chi lo guarda. Il film piace. È apprezzato dalla critica e anche dal grande pubblico. Riesce a coinvolgere un’ampia fascia di spettatori, di qualsiasi età, sesso, e nazionalità. Questo mi rende molto contento perché è sempre stato il mio obiettivo: fare un film, non per una nicchia ristretta, bensì accessibile a tutti e soprattutto che riuscisse a far vibrare le corde giuste.
Dirigerà un’altra storia di donne in futuro?
È altamente probabile. Ci sono alcuni personaggi molto belli di cui mi piacerebbe parlare. Non è intenzionale voler raccontare la vita di una donna, semplicemente è capitato imbattermi in alcune storie molto belle le cui protagoniste erano donne. Tendo a non fare una distinzione di generi, ma piuttosto a valutare il personaggio e la sua storia, che sia interessante e coinvolgente, ad di là del suo sesso.
Cosa vorrebbe fosse raccontato della Sicilia che non sia un luogo comune?
Mi collego alla domanda precedente. Ci sono tantissimi personaggi siciliani, scrittori, pittori, artisti di ogni genere, personaggi storici, vicende e situazioni che meriterebbero di trovare un posto d’onore in qualche bella sceneggiatura, pur non avendo niente a che fare con gli argomenti più tipicamente legati alla Sicilia. E non c’è dubbio che io mi vorrò fare da loro portavoce in eventuali progetti futuri. Dei luoghi comuni della nostra terra ritengo se ne sia parlato abbastanza e in tutte le salse. Non dobbiamo certo dimenticare le tematiche note e negative che ancora ci affliggono, però c’è anche altro, molto altro.