Considerata una tra le più grandi scrittrici viventi di racconti, Alice Munro, è la dodicesima donna a vincere il riconoscimento assegnato da Stoccolma. Nata nel 1931 a Wingham, nell’Ontario, da sempre appassionata di giornalismo, la Munro ha iniziato la sua prolifica attività di scrittrice di sottili e penetranti racconti nel 1950 con “The dimensions of a Shadow”.
Legatasi a James Munro, rampollo borghese (col cui nome è diventata famosa, nata a Laidlaw), si trasferisce a Vancouver e successivamente a Victoria dove aprono il “Munro’s books”, stimolo decisivo per la sua carriera.
Nel corso degli anni Ottanta e Novanta, la Munro pubblica regolarmente una raccolta di racconti ogni quattro anni. In Italia giunge soltanto nel 1989 conquistando però, anche se tardivamente, un posto tra i grandi della letteratura contemporanea. Molti dei libri di racconti sono stati pubblicati da Einaudi: “Il sogno di mia madre”(2001), “Nemico, amico, amante…”(2003), “La Luna di Giove”(2008)…
L’universo immaginario di questa casalinga non tarda dunque ad affermarsi presto come uno dei solidi e penetranti specchi del vissuto quotidiano. Definita spesso la “Checov canadese”, per le sue storie intime e delicate, per lo studio psicologico di personaggi e ambienti, dominati dall’introspezione e dalla simbologia. I suoi racconti ambientati per lo più in piccole cittadine dell’Ontario sudoccidentale, mescolano osservazione precisa della realtà sociale e introspezione psicologica, caratterizzandosi per la raffinatezza formale. I temi principali sono i problemi delle ragazze adolescenti, il rapporto con la famiglia e l’ambiente circostante, il matrimonio, la solitudine.
La struttura del racconto viene costruita con una precisione ed una sottigliezza tali da avere pochi confronti attualmente. Dunque la sua è una vera e propria dote, la capacità di estraniamento: portare il lettore in questo mondo facendoglielo scoprire lentamente. Anche i luoghi delle vicende, seppur luoghi comuni, appaiono immediatamente idonei al racconto, si trasmette subito il senso della situazione esistenziale narrata e non si ha mai l’impressione di vivere in un posto qualsiasi.