il Premio Nobel per la Letteratura 2017 è andato a Kazuo Ishiguro con la seguente motivazione «nei suoi romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo». Uno scrittore molto particolare che con Rushdie e Kureishi fa parte del gruppo di scrittori, di origini diverse, che ha dato un sostanziale apporto alla letteratura inglese più recente. L’apporto alla descrizione e l’attenzione al particolare tipico della letteratura giapponese si unisce alle novità e le “inclusioni” della letteratura inglesi: vive a Londra dall’età di 6 anni ed è ora naturalizzato britannico. Tra i titoli più famosi della sua letteratura, troviamo il bel “Un artista del mondo fluttuante”, “Quel che resta del giorno”, “Gli inconsolabili”, “Non lasciarmi” e “La contessa bianca”, quest’ultimo non è un suo romanzo, ma sceneggiatura per il film di Ivory. “Se si mettono insieme Jane Austen e Franz Kafka, ecco in nuce Kazuo Ishiguro, a cui però va aggiunto un po’ di Marcel Proust. Poi si mescola un po’ ma non troppo, ed ecco i suoi romanzi”, ha aggiunto Sara Danius, segretaria permanente dell’Accademia dei Nobel.
Esiste una particolare categoria umana che partecipa alle sfide, ai tornei e alle premiazioni, come il celeberrimo Premio Nobel, che viene considerata per fatti e non per teorie come “gli eterni favoriti” (e mai vincitori). Ecco, nel caso del Nobel per la Letteratura, Philip Roth e Haruki Murakami sono certamente i più importanti: per il saggista e scrittore americano – autore di Pastorale Americana, Il Seno, Nemesi, Il grande romanzo americano e tantissimi altri – e per il nipponico, ogni anno sembra essere quello buono ma di fatto non avviene mai. In particolar modo Murakami ha 68 anni è considerato uno dei più apprezzati a livello mondiale, proprio come Roth, e tra i più famosi libri pubblicati troviamo Norwegian Wood, Kafka sulla spiaggia e 1Q84. Assieme al suo collega americano, sono stati anche quest’anno i favoriti per le quote dei bookmakers.
Il settimo romanzo di Kazuo Ishiguro, Il gigante sepolto, è uscito il 3 marzo 2015, pubblicato negli USA e nel Regno Unito contemporaneamente, dopo ben dieci anni di silenzio dello scrittore giapponese naturalizzato britannico. Si tratta di un romanzo mitologico che si rifà ai romanzi di Tolkien, ambientato nella Britannia del V secolo, popolato da orchi, draghi e giganti e condito, per la prima volta nella produzione letteraria di Ishiguro, da scene violente.
La scrittura di Ishiguro è lirica, essenziale, equilibrata, priva di orpelli ed eccessi, accogliendo luoghi comuni e vicende scialbe avvolte da una strana atmosfera irreale e calma. Nel 1990 Ishiguro affermò in un’intervista che se avesse scritto con uno pseudonimo nessuno si sarebbe accorto che era giapponese. Nonostante questo, non lo si può considerare uno scrittore tipicamente britannico: «Non sono del tutto come gli inglesi, perché sono stato portato qui da genitori giapponesi e vivevo in una casa in cui si parlava giapponese. I miei genitori non capirono da subito che saremmo rimasti qui a lungo e si sentirono in dovere a tenermi in contatto con i valori giapponesi. Ho un background diverso, penso in modo diverso, la mia prospettiva è leggermente diversa».
Il successo di Ishiguro è stato sancito anche dalla trasposizione cinematografica di alcune sue opere, come Quel che resta del giorno, storia del perfetto maggiordomo inglese in epoca vittoriana, il quale deve possedere autocontrollo, dignità, discrezione e competenza, che si snoda intorno al concetto del ruolo, del significato della dignità del ruolo e dell’amore che irrompe come elemento disturbante della perfetta esecuzione formale nell’esercizio dello stesso e che lascia un profondo senso di rimpianto. Originale ed ironico come il romanzo, il film di James Ivory è ricordato soprattutto per la straordinaria interpretazione di Anthony Hopkins, affiancato dall’altrettanto brava Emma Thompson.
Anche La contessa bianca è diretto da Ivory e il cast, anche qui, è stellare: Natasha Richardson, Ralph Fiennes e Vanessa Redgrave. La storia narra di un ex diplomatico non vedente e disincantato verso il mondo che lo circonda, che decide di creare «La contessa bianca», club notturno nella Shangai del 1936, luogo in cui scollegarsi dall’ambiente prebellico. Il nome deriva da una vera contessa, russa, che per vivere fa la prostituta dopo essere fuggita dal suo paese natale a causa della rivoluzione bolscevica.
Non lasciarmi è il film più recente tratto dal romanzo di Ishiguro. È un dramma distopico su tre adolescenti – Kathy (Carey Mulligan), Ruth (Keira Knightley) e Tommy (Andrew Garfield) – che sono cresciuti insieme in un internato e che si trovano coinvolti in un triangolo amoroso. I ragazzi non sono altro che cloni creati con il fine unico di essere donatori di organi per pazienti gravemente malati. Il film di Mark Romanek è un thriller angosciante dall’atmosfera soffusa, metafora della tragedia umana che si arrende lentamente al proprio destino, fedele alle intenzioni dell’autore giapponese, che avvalendosi di un stile elegante e privo di contrasti, tipicamente nipponico, riflette sulle conseguenze della clonazione della pecora Dolly e sul progresso scientifico. A differenza del film l’intreccio del libro non è fantascientifico: la storia oscilla in un assurdo mare di irrealtà. I personaggi sono tratteggiati in maniera impeccabile, in modo che il lettore non si affezioni troppo a loro, i quali sono resi al meglio nei pallori del film di Romanek.
Indubbiamente un Nobel pienamente meritato, quest’anno.
Fonte:
http://www.ilpost.it/2017/10/05/premio-nobel-letteratura-2017-kazuo-ishiguro/