Il Premio Campiello è giunto alla sua 54ª edizione. Sabato 10 settembre, in concomitanza con Venezia 2016, si è svolta sempre a Venezia la premiazione Premio Campiello edizione 2016. Ad aggiudicarsi il Campiello d’argento 2016 con 79 voti è stata Simona Vinci con il suo romanzo La prima verità edito da Einaudi. A gareggiare con la Vinci gli altri quattro finalisti:
– Gli ultimi ragazzi del secolo di Alessandro Bertante edito da Giunti
– Le cose semplici di Luca Doninelli edito da Bompiani
– Le regole del fuoco di Elisabetta Rasy edito da Rizzoli
– Il giardino delle mosche di Andrea Tarabbia edito da Ponte alle Grazie
Nel corso della serata è stato conferito anche il premio Campiello opera prima a La teologia del cinghiale edizioni Elliot di Gesuino Nemus, il Campiello Giovani al racconto Wanderer edizione Viandante di Ludovica Medaglia e il Campiello Economia assegnato al giornalista e scrittore Dario Di Vico. Il consueto premio Fondazione Campiello è stato assegnato invece allo scrittore Ferdinando Camon, per il suo impegno nell’interpretare senza ipocrisia la società e le sue contraddizioni.
Simona Vinci, classe 1970 aveva già riscosso molto successo con il suo primo romanzo Dei bambini non si sa niente uscito nel 2009 per Einaudi. Sempre per Einaudi sono usciti la raccolta di racconti In tutti i sensi come l’amore e i romanzi Come prima delle madri del 2003, Brother and Sister nel 2004, Stanza 411 nel 2006, Strada Provinciale Tre nel 2007. Inoltre per un pubblico più giovane ha pubblicato Corri, Matilda e Matildacity.
La prima verità, come è stato sottolineato dall’autrice, è un libro difficile, frutto di otto anni di lavoro. Un libro che affronta il difficile tema della pazzia, mescolando alla storia di un manicomio-lager in terra greca vicende apparentemente personali. Il titolo, che riprende un verso del grande poeta greco Ghiannis Ritsos, allude a quelle verità di valore assoluto che attraversano e addirittura superano le vicende del libro. Storie di una bellezza crudele, quasi tragica che affondano le radici in tempi e luoghi sempre presenti.
Alessandro Bertante con Gli ultimi ragazzi del secolo, ambientato nella Croazia degli anni Novanta lascia raccontare la sua storia a un adolescente ribelle che si intreccia con la presa di coscienza di un giovane uomo di fronte al dramma della Storia. Gli ultimi ragazzi del secolo è un romanzo crudo, estremo che potrebbe non finire mai di raccontare. Le cose semplici di Luca Doninelli racconta una storia d’amore (e non solo) che attraversa la distruttività e l’imbarbarimento del mondo per rincorrere i desideri più semplici, i bisogni più comuni e puri. Le regole del fuoco di Elisabetta Rasy racconta la guerra dalla prospettiva poco conosciuta delle donne al fronte; Ritrae un’intimità e un’uminità vera sebbene circondata dalle tenebre.
Con Il giardino delle mosche di Andrea Tarabbia, ci immergiamo in una storia sospesa tra romanzo e biografia; Tarabbia ci racconta la storia di Andrej Čikatilo uno dei più feroci assassini del Novecento.
Infine il vincitore del Campiello Opera Prima La teologia del cinghiale di Gesuino Némus ci trascina in segreti, misteri e colpe antiche scandite da ritmo battente imprevedibile e umoristico.
Il Premio Campiello ci regala, con i suoi autori, possenti spunti di riflessione e ottime proposte di lettura. Ancora una volta dunque non ci resta che attingere al pozzo, storica effige del premio, l’ “approvvigionamento” di cui abbiamo bisogno.