Nella location romana del Museo etrusco di Villa Giulia si è celebrata ieri, 5 luglio, la 71° edizione del Premio Strega 2017.
Il presidente della giuria Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega 2016 con La scuola cattolica, in collaborazione con la Fondazione Bellonci, promotrice del Premio, hanno presieduto lo scrutinio per decretare il vincitore della più nota manifestazione letteraria.
Sulla lavagna, simbolo del Premio Strega è stato scritto il verdetto:
Il quinto posto con 52 voti è andato ad Alberto Rollo con Educazione milanese (Manni);
Al quarto posto si è posizionato con 79 voti Matteo Nucci e il suo romanzo E’ giusto obbedire alla notte(Ponte delle grazie);
Il terzo è stato conquistato con 87 preferenze da Wanda Marasco con La compagnia delle anime finte(Neri Pozza); secondo posto con 119 voti per Teresa Ciabatti con La più amata (Mondadori) e infine primo posto con 208 voti per Paolo Cognetti con il romanzo Le otto montagne, edito da Einaudi.
Duplice trionfo dunque per Cognetti, il quale, oltre al essere decretato come vincitore del Premio Strega 2017, ha portato a casa in questa serata un ulteriore riconoscimento: nel corso della manifestazione infatti è stato fregiato anche del Premio Strega Giovani.
Le otto montagne conquista il Premio Strega 2017
Lo scrittore 39enne milanese, nel suo romanzo Le otto montagne, catalizza l’attenzione del pubblico conducendolo in un luogo incantato che è la montagna. I protagonisti della storia sono due genitori, una madre, un padre e un bambino di nome Pietro. Questa famiglia con la passione per la montagna, vive con sofferenza la città, alienata, e comincia a peregrinare fino a quando giunge in villaggio ai piedi del monte Rosa, precisamente Grana, dove ritrova la propria identità. Lassù Pietro comincia a trascorre le sue estati con un nuovo amico, Bruno, che sarà il suo compagno d’avventura. Insieme giocano ed esplorano i luoghi che la montagna offre: i mulini i torrenti, le case.
“La montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare”, scrive l’autore. Essere in montagna, quindi significa abbandonarsi alla civiltà, sentirsi liberi di vivere in maniera “selvaggia”. Il libro di Cognetti è stato un caso letterario prima ancora della pubblicazione ed è la terza opera montanara dello scrittore dopo Il ragazzo selvatico e alcune ispirazioni di A pesca nelle pozze più profonde. È il racconto di un apprendistato all’amicizia e alla vita, attraverso il rapporto tra Pietro e Bruno, un ragazzino che abita nel paesino ai piedi del Monte Rosa.
I temi trattati da Cognetti come il paesaggio, l’amicizia e il diventare adulti sono universali e toccano tutti noi, per questo il romanzo sta riscuotendo grande successo anche all’estero. Per molti, quando si parla di romanzo a tema “montagna” la prima cosa che viene in mente è Mauro Corona, e le sue elegie minime da eremita in divisa. In Cognetti non c’è niente di tutto questo. Siamo davanti ad un romanzo asciutto e classico, che verso il finale riserva delle sorprese.
Come ha sostenuto l’autore stesso, “Le otto montagne rappresentano il tanto vagabondare di ognuno di noi” dunque, il nostro ricercare un posto nel mondo: una nona montagna ancora inesplorata.