Nato dalla serie di incontri denominati Il Sublime Simposio del Potere, il saggio Di tutti i mondi possibili, curato da Silvia Costantino, racconta con nove diversi interventi di scrittori e studiosi italiani il mondo del fantasy. Ad affrontare, da angolazioni diverse, temi dedicati a questo “genere” sono, oltre alla curatrice, Edoardo Rialti, Sergio Vivaldi, Francesco D’Isa (autore tra l’altro del romanzo La stanza di Therese edito per Tunué), Vanni Santoni (che con La Stanza Profonda era stato candidato da La Terza al premio Strega), Matteo Strukul (entrato più volte in classica con la trilogia de I Medici e fresco vincitore del Bancarella), Francesca Matteoni, Giovanni De Feo e Vincesco Marasco.
Ogni autore si concentra su un tema diverso, riuscendo però a costruire, letti uno di seguito all’altro, un unico micro (macro?) cosmo, capace di definire, se non tutti gli aspetti del fantasy (impresa che risulterebbe utopica) almeno molti di loro. Tutti i contributi pescano da un substrato comune, in qualche modo condiviso, da una serie di riferimenti in buona parte noti anche ai non assidui del genere, da Il Signore degli Anelli ad Harry Potter, ma anche a Omero, Ariosto e Tasso. Tanto da dare l’idea che la visione complessiva sia conforme, l’universo di cui si parla, per quanto infinito, per quanto pronto ad ospitare nuove lande e contrade, nuovi protagonisti e nemici, nuove avventure e magie, sia un universo davvero unico.
Di tutti i mondi possibili è così un libro per gli amanti del genere, ma anche, forse soprattutto, uno strumento (non lo è forse ogni libro?) utile per insegnare ai lettori una nuova lingua con cui osservare (leggere e rileggere) il mondo fantasy e le dinamiche che lo animano. Una specie di scatola degli attrezzi per montare e rismontare Harry Potter e le saghe di Tolkien, per cogliere il concetto di “barbaro” e il ruolo della “carne da cannone” (che siano semplici guerrieri o orchetti con la vita già spacciata), il punto di vista femminile e i riti di iniziazione presenti in quasi ogni storia di questa tipologia.
Se però la vostra domanda è più generica, se vi volete approcciare a questo saggio domandandovi unicamente cosa sia il fantasy e come mai negli ultimi vent’anni abbia avuto un crescente interesse (e qui si torna per forza a parlare di film e libri come quelli di Tolkien e della Rowling) potrete trovare molte delle vostre risposte nella prefazione di Licia Troisi, che inizia col raccontare come il fantasy sia, in fondo, solo la “quinta sulla quale si svolgono le mie storie” (del resto non è davvero così? Un mondo immaginario dove possono vivere storie di amore e guerra, di amicizia e viaggi, ma anche crisi famigliari, pensieri introspettivi e viaggi non diversi da quelli raccontati in volumi di tutt’altro genere).
Oltre a questo la Troisi, come faranno poi nei loro interventi anche Santoni e altri autori, si concentra sull’intermedialità del genere, capace, come nessun altro (se non, forse, quello dei fumetti Marvel), di spaziare da libri a film, da fumetti a videogiochi, da carachters riprodotti in statuette di resina da tenere a casa a giochi di ruolo. E le accuse che da più parti vengono lanciate come le frecce degli elfi sul genere? Libri da poco conto, puro divertissement senza alcuna profondità, lettura da ombrellone? È sempre la Troisi a spiegare di cosa si tratta. “Al fantasy si è a lungo associata un’accusa di vacuo escapismo: non è così, non sempre almeno. E quando lo è, si tratta dell’evasione del prigioniero e non della fuga del disertore. Il fantasy è un genere maturo, che fa appello alle nostre radici più profonde, alle nostre paure ataviche e ai suoi sogni più nascosti, che ci richiama all’infanzia, ma per parlarci del presente, del mondo che ci circonda, del cammino delle nostre esistenze”
Così, finito di leggere il libro, viene da pensare che di tutti i mondi possibili il fantasy sia di sicuro uno dei più completi. Dove la fantasia non ha limiti, seppure delle regole da seguire (e lo sa bene Vanni Santoni, esperto di giochi di ruolo), un rischio e un’opportunità per ogni scrittore che si vuole cimentare in una battaglia di questo tipo, magari provando ad ambientarci qualche libro scritto inizialmente in un mondo diverso, facendo capire i pregiudizi che ancora cadono sul genere. Un esempio, e una provocazione recente, se Le otto montagne di Cognetti fosse stato ambientato su un monte immaginario e, a parità di storia, avesse avuto come protagonisti invece che due ragazzi reali due hobbit o elfi o chierici, avrebbe vinto lo stesso il premio Strega?
Fonte:
http://www.cimabotti.it/varie-e-news/fantasy-tutti-mondi-possibili/