L’inizio del Novecento vive un periodo di grande espansione economica, grazie allo sfruttamento delle materie prime nelle colonie, negli USA viene introdotta la catena di montaggio, mentre l’Italia conosce l’esperienza liberale e laica del governo giolittiano. Tuttavia la vera svolta storica si ha nel 1914 con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando D’Asburgo a Sarajevo che porta l’Austria a dichiarare guerra alla Serbia. L’Italia, facente parte della Triplice Alleanza con Germania e Austria, inizialmente si dichiara neutrale ma la politica interna induce il Paese a schierarsi contro i suoi vecchi alleati. L’esercito italiano subisce una grave sconfitta a Caporetto, Cadorna subentra a Diaz, gli Austriaci sono respinti lungo il Piave e saranno definitivamente sconfitti nella battaglia di Vittorio Veneto. Contemporaneamente in Russia ha inizio la Rivoluzione Russa e sale al potere Lenin; i trattati di pace firmati a Versailles infliggono delle pesanti penalizzazioni agli sconfitti: l’Impero austro-ungarico viene sciolto e la Germania è costretta a pagare ingenti debiti di guerra, nascerà la Repubblica di Weimar e una grave crisi economica sconvolgerà l’Occidente. L’Italia ha il Trentino Alto Adige e la Venezia Giulia.
Si rafforzano il nazionalismo e l’imperialismo, nascono i movimenti socialisti e i partiti comunisti (Comune di Parigi, Prima, Seconda e Terza Internazionale). Il capitalismo è il sistema dominante nel Novecento e gli intellettuali da un lato propongono nuove teorie e forme di avanguardia, dall’altro non riescono ad uscire dal sistema culturale burocratico; ma la maggior influenza nella letteratura (soprattutto a Trieste) l’assume senza dubbio Freud investigando su un territorio già intuito da diversi poeti e scrittori, quello dell’inconscio e della psicoanalisi. D’Annunzio è ancora preso come modello anche se si sente l’esigenza da parte di alcuni poeti di abbandonare questo “divismo” per abbracciare la quotidianità della vita e l’inutilità della poesia stessa. La prima vera avanguardia nel Noveceto, si ha con il Futurismo che entra in forte polemica con il passato attraverso le riviste “La Voce” (i cui collaboratori sono per una poesia estremamente soggettiva , traboccante di neologismi, anacoluti e accostamenti insoliti di parole) e “Lacerba” (che rilancia la letteratura frammentaria ed esaltando l’anarchia del genio).
Tuttavia già dal 1920 si assiste ad una fase di tendenze contraddittorie, tra sperimentazione e ritorno alla tradizione , quasi fosse un richiamo all’ordine di fronte alla violenza della guerra , e proprio per questo che la classicità viene ora intesa non più come un peso morto ma come un’eredità da conquistare. Uno dei primi ad attuare quella che non sarebbe più stata solo una tendenza è Montale; mentre Stalin in Russia e Hitler in Germania cominciano a sopprimere ogni forma di espressione avanguardistica. Anche l‘Italia subirà poi le forti pressioni del regime fascista.
Dopo la Prima Guerra Mondiale i regimi liberali entrano in crisi i regimi liberali a causa delle lotte operaie e dell’affermazione dei partiti socialisti ; in questo clima instabile, tuttavia, trovano strada facile i regimi totalitari come è stato già accennato precedentemente: Nazismo in Germania, Comunismo in Russia, Fascismo in Italia, mentre gli USA vivono un forte incremento industriale che porta ad una grave crisi economica nel 1929. Nel 1939 ha inizio la Seconda Guerra Mondiale con l’invasione nazista della Polonia che induce Francia e Gran Bretagna a dichiarare guerra alla Germania. Anche l’Italia entra in guerra, ma si sottovalutano sia la Gran Bretagna che l’Unione Sovietica. Le sorti della guerra cominciano a cambiare quando gli USA si schierano contro la Germania dopo aver subito, un anno prima, l’attacco dei Giapponesi.
Nel 1943 Mussolini cade e viene imprigionato. Pochi mesi dopo viene siglato un armistizio con gli Alleati, e Hitler fa nvadere l’Italia divenuto ormai paese nemico e Mussolini, una volta liberato, fonda la Repubblica di Salò. Nel 1944 gli alleati sbarcano in Normandia e piegano la Germania . Hitler si suicida. La guerra si conclude con la resa del Giappone a seguito del bombardamento atomico per opera degli Stati Uniti; Mussolini viene ucciso dai partigiani. Il mondo ora è diviso in due blocchi: quello occidentale rappresentato dagli Stati Uniti e quello orientale dall’Unione Sovietica. Capitalismo contro Comunismo, entrambi alla ricerca di alleati per avere il predominio. Tutto questo sconvolge la cultura letteraria ed artistica del novecento che vede davanti a sé arretrare sempre più la democrazia, l’affermarsi della società di massa, del consumismo e di conseguenza le disparità economiche e disuguaglianze sociali. La poesia, sopratutto in Gran Bretagna è impegnata, civile, unita alla raffinatezza formale. Nasce l’industria del cinema ad Hollywood che influenzerà non poco la letteratura.
Anche il panorama filosofico del Novecento appare complesso che vede contrapporsi due scuole di pensiero opposte: la filosofia analitica e quella continentale. Sia gli analitici che i continentali vogliono rompere con la metafisica e la sua impostazione fondazionalista della filosofia optando per una filosofia che rifletta su sè stessa. Tra gli analitici spiccano i nomi di Wittgenstein e di Popper, tra i continentali quello di Heidegger. “Il trattato logico filosofico” di W. ha fatto scuola nella filosofia della scienza del Novecento; secondo il filosofo viennese quello che noi chiamiano pensiero rispecchia perfettamente la realtà costituita da fatti atomici, composti a loro volta da oggetti semplici. Il modo migliore per verificare la veridicità dei fatti è l’empirismo rifiutando, come i neopositivisti, la metafisica. W. inoltre è alla ricerca di una formulazione di un linguaggio universale ed elabora una teoria di giochi linguistici per arrivare ad asserire che ciò che dà significato alle parole è l’uso che se ne fa nel linguaggio comune.
Popper prende in analisi i ragionamenti e le teorie e giunge alla conclusione che l’induzione non esiste o quantomeno non può portare a nulla:
“Il fatto che per ogni problema esiste sempre un’infinità di soluzioni logicamente possibili è uno dei fatti decisivi di tutta la scienza; è una delle cose che fanno della scienza un’avventura così eccitante. Esso infatti rende inefficaci tutti i metodi basati sulla mera routine. Significa che, nella scienza, dobbiamo usare l’immaginazione e idee ardite, anche se l’una e le altre devono sempre essere temperate dalla critica e dai controlli più severi.”
Secondo P. infatti noi siano tabula plena non tabula rasa e la ricerca inizia proprio dai problemi che vanno risolti attraverso la formulazione di ipotesi. Ma la nostra conoscenza scientifica è congetturale ed ipotetica , problematica e fallibile e le nostre teorie sono falsificabili. Per questa concezione fallibilistica P. è considerato il teorico della democrazia e della società aperta, un liberale progressista, un ingegnere olistico, un riformista.
Tra i continentali Heidgger elabora il metodo storico ermeneutico (Scuola di Francoforte); nel suo capolavoro “Essere e tempo” prende in questione l’essere il cui problema coincide con l’apparire agli altri, per cui l’uomo è sempre in situazione, è gettato in essa, in un rapporto aperto verso il mondo. Esistere vuol dire possibilità di agire, quindi per H. la prassi precede la conoscenza, il modo di essere dell’Esserci è la sua esistenza ed è anche un essere per la morte.
Tuttavia H. ci tiene a distinguere il suo pensiero da quello esistenzialista per cui l’uomo non deve essere pià padrone dell’ente ma il pastore dell’essere:
“l’uomo è piuttosto gettato dall’essere stesso nella verità dell’essere, in modo che, così esistendo, custodisca la verità dell’essere, affinché nella luce dell’essere l’ente appaia come quel che l’ente è.”
Durante il Novecento, l’ontologia diviene ermeneutica, ovvero interpretazione del linguaggio, (l’Essere si svela nel linguaggio) rifiutando il modello storicistico per quanto riguarda la concezione dell’arte, la quale per H. plasma l’epoca in cui si sviluppa.