Non si tratta di essere bigotti, è una questione di difendere valorosamente la letteratura, il desiderio di esprimere una critica fredda e sincera sulla tanto acclamata trilogia di successo di Cinquanta Sfumature.
Il punto di partenza è sicuramente l’ideatrice della storia: Erika Leonard James, cinquantunenne del Sud-est dell’Inghilterra, laureata all’Università del Kent. E, dal 2013, inserita dalla rivista economica americana Forbes, tra le cento persone più influenti del mondo, grazie alla stesura delle Fifty Shadows, la sua trilogia erotica. Sua, ma con riserva, visto che la struttura di base, la successione degli eventi, ricalca passo passo un’altrettanta fortunata serie, quella della Meyer.
Sebbene l’autrice abbia ammesso di aver preso ispirazione da questa pubblicazione, è evidente che non si tratta di un mero spunto, ma di una minuziosa ricalcatura della trama, con una sola e semplice variante, l’elemento ‘nuovo’ e ‘scandaloso’ che attizza il lettore medio: il sesso. Non è il lodevole processo di Imitatio, atto a impratichirsi ed affinare la tecnica, bensì un’efficace strategia per il successo e il denaro facile.
Quindi state allerta, voi desiderosi di fama, pronti a vendervi per poco, questa è una pubblicità che rivolgo a voi: prendete una storia di successo, un best-seller, di quelli che fanno impazzire le teenagers alle prime arie e cambiate qualcosa. Non la trama, non il carattere e la personalità dei personaggi, e magari non allontanatevi troppo neanche dall’ambientazione. Ma attenzione, cambiate il fattore che classifica il genere, togliete il soprannaturale del Fantasy e aggiungete la spregiudicatezza dell’erotico, ad esempio. Successo garantito. Non servono idee nuove, non servono particolari talenti e conoscenze letterarie, un occhio attento avrà notato la forzata paratassi, i frequenti salti temporali per arrivare velocemente al dunque, a ciò che fa scalpore, trascurando completamente l’arte del narrare.
La caratteristica principale di questa trilogia, oltre alla trama sciatta, e ad un’ipocrisia di fondo è il desiderio onnipresente di rompere un tabù, forzando al limite ogni idea di erotismo. Ma si tratta veramente di erotismo? Sembra invece un’idea distorta e inquinata dell’amore, una visione brutale dei rapporti sessuali e, la vera domanda che ci si dovrebbe porre, senza scivolare nel perbenismo, né senza temere di contrariare i fan sfegatati dell’autrice, è: quali difese hanno le migliaia di ragazze che leggono questo libro, senza aver ancora avuto esperienza dell’amore? Che idee si faranno del loro ruolo come donne? Quale rispetto di loro stesse svilupperanno? Capiranno che non devono accettare passivamente, ma tenere testa ai diritti conquistati? Come possono essersi innamorate di un personaggio che percuote la donna che dice di amare, cercando di sodomizzandola a causa di traumi infantili? È questa l’idea di amore che la nostra società sponsorizza?
Tornando al libro “erotico”, non c’è molto da dire, se non che la letteratura erotica, non è questa. Il primo esempio di questo genere risale al 1100 d.C.: Eloisa ed Abelardo, vecchie lettere d’amore, che a loro tempo furono motivo di scandalo. Oggi, secoli dopo, è patrimonio letterario. L’erotismo alberga in ben altri romanzi come ad esempio ne Il delta di Venere di Anaïs Nin, ne Il Tropico del Cancro di Henry Miller, Il grano in erba di Colette, e tanti altri, magari non altrettanto famosi, e che magari non hanno garantito milioni di dollari ai propri autori, ma che hanno sicuramente più stile, più storia, senso più profondo e meno noioso e surreale.
La trilogia delle Cinquanta sfumature è priva di contenuti, di passione, di coinvolgimento, di emozioni: l’autrice sembra abbia scopiazzato in malo modo Nove settimane e mezzo di Mc Neill, propinandoci una donna ridicola e imbarazzante come la protagonista di I love shopping, oltreché inetta ed irritante, che guardacaso diventa schiava di un uomo ricchissimo. Nessuna donna di buon senso e che ama se stessa si indentificherebbe o vorrebbe essere Anastasia, la protagonista di Cinquanta sfumature di grigio, ma si sa, il marketing trasforma la fuffa in casi letterari.