Durante le vacanze natalizie, noi tutti ci lasciamo suggestionare dalla magia che si respira per strada e nei luoghi che frequentiamo, magia che spesso rievoca il passato e fa affiorare i ricordi più cari. Le festività rappresentano momenti per stare assieme condividendo anche esperienze di vita. Forse c’è modo migliore di raccontare aneddoti divertenti e curiosi dello stare assieme, radunati in un salotto londinese, magari accanto ad un camino, nell’intimità e nel calore dell’amicizia?
E’, immancabilmente, una delle notti più tetre per uscire – fredda, fangosa e piovosa. E oltre tutto, a Natale, ognuno ha già il suo bel da fare a sopportare una casa piena di parenti, senza bisogno che ci si mettano pure gli spettri di quelli defunti a ciondolare in giro, ne sono più che certo.
L’umorista inglese Jerome Klapka Jerome (WalSall, 2 Maggio 1859- Northampton, 14 Giugno 1927) ci offre un quadro davvero colorato di suggestioni, racconti avvincenti, imprese goliardiche ma anche spaventose e macabre, nelle sue Storie di fantasmi per il dopocena (pubblicato nel 1891). Si tratta di brevi racconti avventurosi rivolti al diletto del lettore medio, che lo avvicinano alla lettura grazie alla rappresentazione del quotidiano. Questo tipo di lettura, veloce e comprensibile, poteva essere fatta in treno o mentre ci si recava a lavoro, ad esempio. Si può dire che Jerome K. Jerome appartiene a quella cerchia di autori riconosciuti come scrittori ”da treno”, assieme ad Arthur Conan Doyle, Rider Haggard e molti altri.
L’autore conosce il successo a trent’anni, con la sua opera più famosa Tre uomini in barca (per non parlare del cane) seguita poi dal proseguio Tre uomini a zonzo (di successo inferiore) ma si dedica, durante tutti gli anni della sua carriera, alle ghost-stories sviluppandone le più inattese trame, come vedremo proprio in Storie di fantasmi per il dopocena.
Molti hanno parlato di sottile e fine umorismo e sicuramente ne troviamo riscontro pagina dopo pagina, storia dopo storia, fino ad affezionarci ai personaggi che entrano in scena e che somigliano, appunto, a personaggi teatrali (nei primi anni della giovinezza è proprio il teatro a riempire la vita di Jerome K. Jerome, la vita ma certamente non le tasche )
La cena ”sui fantasmi” ha tra gli invitati, lo zio John, Mr Samuel Coombes, Teddy Biffles. Quest’ultimo è il primo a raccontare la sua storia, quella del fantasma fedele ma credo sia la storia narrata da Mr Coombes a catturare l’attenzione del lettore, ossia quella del fantasma del mugnanio avaro che appare nelle notti a suo cognato Mr Parkins e che lascia tutti nella curiosità e nel dubbio fino alla fine. Il ricco mugnanio pare non voglia mostrare l’effettivo luogo in cui è nascosto il suo oro, forse semplicemente per punire Mr Parkins, in quanto per lungo tempo si è rifiutato di credere alla storia del fantasma in quella casa e al tesoro.
Segue poi l’episodio della camera azzurra, la stanza nella casa dello zio, vicina a quella dei bambini in quanto tutto ciò che riguardava la toilette era di colore azzurro. In questa camera azzurra bazzica il fantasma di un criminale, un uomo che con un pezzo di carbone uccise uno di quei cantanti che, proprio durante quelle giornate, avevano l’abitudine di passare di casa in casa esibendosi in una delle ballate da repertorio. Il criminale in questione, precedentemente, aveva ucciso un solista di cornetta e vantava più di un omicidio alle spalle. Per lo zio, la camera azzurra era preferibile quindi che restasse inutilizzata, dato che i fantasmi amavano ritrovarsi lì per gridare la loro vendetta. Dopo essersi addentrato nella storia, l’ autore rilascia una sua personale cronaca nel capitolo che lui stesso titola Una spiegazione personale in cui si riscatta da alcune calunnie, tenendoci a specificare che non è ”nel suo stile” parlare di sè. Ecco che comincia La mia storia, non altro che il racconto del suo incontro avvenuto con i fantasmi in questa camera azzurra. Il fantasma del criminale gli racconta, soddisfatto, i dettagli dei suoi omicidi e diventano addirittura amici, finquando il nostro temerario accompagna il fantasma in strada, dopo che il canto del gallo gli ricorda che è l’ora di andare, dunque deve svanire! Il nostro protagonista resta senza pantaloni, dopo averli dimenticati in camera. La situazione è inspiegabile. Come difendersi da accuse e sospetti? Come giustificare il suo assurdo incontro con il fantasma del criminale?
Insomma, tutto puo’ succedere nella notte della Vigilia. E Jerome K.Jerome ci tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo canto del gallo.