“Via col vento” è il primo e unico romanzo della scrittrice americana Margaret Mitchell che l’ha resa immortale, complice il successo straordinario dell’omonimo film diretto da Victor Fleming nel 1939, “Gone with the wind” ha rappresentato un vero e proprio caso editoriale, più di 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Ancora oggi, il libro (come il film, del resto) non smette di affascinare, nonostante la costruzione complessa dei personaggi che rendono il romanzo abbastanza pesante ma pur sempre avvincente, spettacolare nella narrazione. Una sorta di “Guerra e pace”di Tolstoj, ma americano, ed è proprio il quel “ma” che risiede il successo; solo l’America avrebbe potuto produrre un romanzo simile che racconta la guerra civile americana attraverso gli occhi degli schiavisti. Il lettore è catapultato in fastosi saloni da ballo con donne civette ed anziane pettegole, in città bombardate, in ospedali semidistrutti tra la sofferenza dei soldati e l’impotenza dei medici, all’interno di una tradizionale famiglia americana che da grande valore alla terra in una tipica contea della zona. E naturalmente la storia d’amore romantica e struggente che conquista al di sopra di tutto: quella tra la protagonista Rossella O’Hara, ragazza affascinante dai bellissimi occhi verdi, ricca, capricciosa e viziata, ed innamorata e non ricambiata del pacato (fin troppo) Ashley che ama invece la dolce e sensibile Melania.
Tuttavia Rossella si sposa per ben due volte con uomini che non ama e che moriranno poco dopo. La giovane donna, impoverita, ma sempre caparbia e determinata sposa il fascinoso, rude e soprattutto non uno stinco di santo, Rhett Butler , ricco ed innamorato di Rossella, la quale gli darà anche una figlia, Diletta. Anche la viziata bambina morirà pochi anni dopo…
La trama di questo grande affresco storico- melodrammatico è nota a tutti, soprattutto il finale memorabile racchiuso nelle parole della volitiva protagonista con la sua “ansia di vivere”, “Domani è un altro giorno”che identifica la sua indole, il suo temperamento, il non lasciarsi abbattere mai.
Ma cosa resta davvero di questa eroina sui generis? Viene più semplice affermare: è una donna odiosa ma che non molla mai, oppure una donna che non molla ma odiosa? La forza del personaggio è proprio in questo dubbio.
E cosa rimane poi dell’intera opera dal punto di vista storiografico? Indubbiamente il tentativo di celebrare un mondo distrutto durante la Guerra di Secessione con la tecnica della mitizzazione storica è evidente ma è anche logico, nel senso che rientra perfettamente nella visione romantica della realtà,che possiede la scrittrice. Romanticismo unito però ad una certa nostalgia e rimpianto per qualcosa che è andato perduto per sempre e che ha lasciato un vuoto incolmabile nella vita quotidiana , come dimostrano i difficili e burrascosi rapporti tra i suoi protagonisti avulsi da psicologismi ma non dai sentimentalismi.