Casa di foglie, House of Leaves titolo originale, è il bestseller scritto da Mark Z. Danielewski, scrittore statunitense, figlio di un regista d’avanguardia polacco e madre statunitense, esponente della cosiddetta letteratura ergodica, che mette a dura prova il lettore, trattandosi anche di un trattato sul postmoderno, costellato di note a pié di pagina che costituiscono una storia a sé.
Il romanzo d’esordio che più di tutti ha colpito e accattivato milioni di lettori, subisce la verve artistica paterna, riportata egregiamente tra i fogli. Il libro salito alla ribalta per la sua trama e per la sua composizione tipografica ,è uscito nel 2000 negli Stati Uniti, e ha registrato fin da subito un’accoglienza calorosa da parte della critica mondiale. Comparso prima in piccoli spezzoni e poi in un unico volume, man mano ha conquistato un seguito di appassionati, prima in patria e poi all’estero, che hanno consacrato l’opera tra le migliori del ventunesimo secolo. Edito in Italia nel 2005 con la Mondadori, alla sua uscita ha registrato subito un tutto esaurito. A lungo però è scomparso tra gli scaffali italiani.
Questa edizione è rimasta l’unica fino al 2019 quando la 66Thand2nd ne ha acquisito i diritti. Il motivo per il quale la sua ripubblicazione sia stata stoppata non si conosce e questo ha donato al libro un non so che di misterioso, rendendolo così anche molto richiesto. Il Mistero, la suspence e lo stupore legate alle vicende dello stesso libro nonché al suo contenuto caratterizzano , dunque , questo romanzo dove confluiscono diversi generi: prevale per lo più quello horror.
Lo stile ergodico è però la sua peculiarità: agli appassionati di intrecci, scritture criptiche e rompicapi trovano tra queste pagine “Pane per i loro denti”. Infatti fin da subito il lettore si troverà dinanzi a tre livelli di racconto, interrotti sempre in momenti di maggior tensione emotiva e di probabile svolta, preparandosi ad uno sforzo comprensivo e ad una attiva interazione. Si dovrà essere pronti a catapultarsi all’interno delle stesse vicende narrate per poterne trarre il senso. Fondamentale è concentrarsi sui passaggi e tener a mente eventi , situazioni. Ma non solo, proseguendo con le pagine, si dovrà cercare anche di stabilire connessione tra i vari spezzoni posizionati su ogni pagina. Frammenti e note sono onnipresenti e compongono ogni pagina in modo causale: la scelta tipografica è inusuale e caratteristica oggettiva e principale della Casa di Foglie.
Imbattersi dunque, in una sola frase o in una parola capovolta, al margine del foglio o al lato , è del tutto normale. La sensazione si ritrovarsi in un labirinto di parole o un puzzle, dove tutto sembra non avere senso accompagnerà il lettore fino alla fine. Bisogna armarsi di curiosità e pazienza per poter affrontare le 700 e più pagine così sconnesse tra loro, e non lasciarsi ingannare dalla scritta di inizio “Questo non è per te”.
Frase ad effetto ,posizionata non a caso, simile ad una dedica, che accende il desiderio di conoscenza, senza ancora non dire nulla ,di chiunque ci si soffermi. Il premio finale sarà più che soddisfacente , anche se la certezza assoluta di aver dato un senso al tutto non si avrà mai. Il tutto inizia con la vicenda accaduta a Johnny Truant tra il 96-97, il narratore onnisciente.
Questo, per puro caso, si imbatte , mosso dalla curiosità, tra gli oggetti personali di un vecchio cieco vicino di casa del suo amico Lude, Il signor Zampanò, morto improvvisamente. Prima che le cose di quest’ultimo vengano date via , Truant trova all’interno della casa del defunto un baule contente un manoscritto e decide di iniziarlo a leggere. Gli scritti rivelano dei commenti dello stesso Zampanò fatti al documentario The Navidson Record, girato da Will Navidson, famoso fotografo, da sua moglie Karen e da i suoi due figli.
La famiglia trasferitasi in periferia in una nuova casa, avrà a che fare con eventi strani e inusuali, che scuoteranno e, non poco, la quiete e l’equilibrio del nucleo. La comparsa di luoghi misteriosi all’interno dell’abitazione darà il via a scene piene di tensione, mistero che lasceranno con il fiato sospeso. Alle tre diverse narrazioni se ne aggiunge addirittura una quarta, costituita dalle Lettere di Whalestoe, nella quale la voce che racconta è la madre di Johnny Truant, che spiega come queste vicende abbiano avuto incidenza nella vita di chiunque le abbia conosciute.
La prima narrazione è legata alla vita stessa di Truant che legge le note di Zampanò, le interpreta e compie ricerche sulle fonti utilizzate, contemporaneamente racconta e analizza aspetti della sua vita personale, stupendosi delle conclusioni a cui arriva. La seconda narrazione è composta principalmente dal lavoro di Zampanò che cita e analizza il filmato, ricorrendo ad altre opere, annotazioni e testimonianze. Molte di queste ultime si rivelano inesistenti.
La terza narrazione è quella descritta all’interno del girato, dove i fatti paranormali sono descritti fin nei piccoli dettagli. Impeccabile come Danielewski sia riuscito ad inventare e mescolare forti reali con quelle del tutto inventate, particolari comuni con quelli bizzarri, riproponendo il tutto sul piano del verosimile. L’espediente descrittivo è meravigliosamente utilizzato ed unito alla scelta topografica. Scelta che riproduce per ogni livello narrativo un carattere diverso, utile per distinguere le vicende descritte e i loro protagonisti. Le stesse vicende alla quale viene data anche una valenza visiva: possibile trovare diversi passi in cui il mistero si infittisce, di conseguenza anche la posizione stessa delle frasi cambia.
Anche se ogni vicenda può risultare incompleta al lettore, il finale sarà tutto da scoprire e da ricollegare, lasciando libera interpretazione. Una lettura interattiva e curata nei minimi dettagli che apre nuovi orizzonti nella creazione propria di ogni libro. L’uso di artifici e espedienti visivi possono essere sfruttati, insieme alle parole, in modo variegato offrendo a chi legge una esperienza a 360 gradi.
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