“Ma due o tre volte, quella notte, ci fu anche il vero silenzio, il solenne silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al mondo e che pochissimi uomini hanno udito”. (Da Il segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati)
Nel racconto fiabesco “Il segreto del bosco vecchio” dello scrittore, giornalista e drammaturgo Dino Buzzati, la montagna, il bosco, gli animali, gli spiriti sono protagonisti indiscussi di uno scenario onirico e reale al tempo stesso. I venti, i geni dei boschi, i briganti e i taglialegna, sono le incarnazioni del bene e del male come nelle favole più antiche. Oltre al bosco fatato e ai personaggi simbolo di un’infazia oramai perduta compaiono il colonnello Sebastiano Procolo e suo nipote orfano, Benvenuto Procolo.
Intrecciata alla storia fantastica c’è la storia degli umani da raccontare penosa e difficile. Nelle vicende dello zio (l’eroe negativo del racconto) e del nipote si possono cogliere i temi e le dimensioni caratteristiche della narrativa di Buzzati: la paura e il rifiuto della vita di città, il cui emblema, di contro alla nuda e sincera verità della montagna, è la pianura: il luogo di esilio. La dimensione onirica, manifesta il bisogno di immergersi nella potente e incontrollabile forza della natura, rigeneratrice e devastante; il recupero di un contatto con le presenze animali e vegetali, proiezioni fantasmatiche che popolano e animano il “regno segreto” di Buzzati, colorano e accompagnano l’inevitabile commistione tra il piano realistico, caparbiamente difeso dal colonello Procolo, e quello fantastico, dato dall’aura che avvolge tutti i personaggi umani e non del racconto.
È un percorso iniziatico, una prova di coraggio, una ricerca di sentimenti puri e di umanità che deve portare al trionfo del bene sul male; proprio come nelle favole. Sebastiano Procolo è intenzionato ad abbattere il bosco per fini speculativi e spinto dalla bramosia vuole impossessarsi anche della parte di proprietà che è toccata a Benvenuto; la sua avidità lo condurrà persino a stipulare, contraddicendo la sua razionalità di uomo dell’esercito, un’alleanza col terribile vento Matteo per progettare l’omicidio del nipote. Alla fine però Sebastiano fa spazio nel suo cuore all’affetto per il nipote e rimedia alla situazione che tragicamente precipita sacrificando sé stesso.
Le tematiche che il racconto suggerisce sono due: la prima è il passaggio dall’infanzia alla giovinezza di Benvenuto, costretto a lasciarsi alle spalle il mondo fantastico per entrare nel mondo degli uomini. Il secondo è la crisi e la conseguente redenzione del colonnello Procolo che, ostaggio dell’avarizia e dell’avidità, riscopre il contatto con la natura, la verità nei rapporti e l’altruismo. Significativo il passaggio in cui si racconta di come il colonnello perda la propria ombra, allusione allo smarrimento di sé. E lo smarrimento è tappa necessaria affinchè i due protagonisti possano ritrovarsi. Il romanzo è un vero e proprio percorso di formazione che riflette sul senso delle occasioni perdute e sulla solitudine, e porterà il colonnello e il nipote ad essere persone diverse alla fine della loro storia; entrambi mutano i propri punti di vista, il colonnello riacquista dignità, il nipote saggezza: c’è chi cresce e c’è chi muore.
“Il segreto del bosco vecchio” scorre con semplicità assoluta; non è possibile distinguere tra i fatti narrati la realtà dalla fantasia. L’atmosfera surreale lascia convivere i particolari fantastici con la quotidianità dei gesti e dei pensieri dei protagonisti. Ed è proprio per questa sua capacità di rendere realistico ciò che è solo immaginazione che lo fa annoverare come uno degli autori più esclusivi e innovativi del panorama letterario italiano novecentesco. Del romanzo esiste una bellissima trasposizione cinematografica. Il film, che conserva il titolo originale, è stato diretto da Ermanno Olmi nel 1993.