La signora del lago è un romanzo cosiddetto hardboiled del genere poliziesco del 1943 dello scrittore statunitense Raymond Chandler, considerato uno dei maggiori rappresentanti di questo genere. La storia si svolge negli anni Quaranta, nel corso della seconda guerra mondiale e ha come protagonista il celebre detective Philip Marlowe, il quale, pur nella sua apparente apaticità e indolenza, riesce a dare un tocco di ironica alla vicenda. Nelle indagini per scoprire dove si trova la moglie di un industriale nel campo della cosmetica ha niente DNA, intercettazioni telefoniche, cellulari. La signora, che si accompagna ad affascinanti quanto insulsi playboy, ha fatto perdere le sue tracce durante un soggiorno nella loro casa di montagna; l’unica traccia su cui appigliarsi è un telegramma spedito al marito in cui gli comunica che si recherà in Messico per ottenere il divorzio. Recatosi nella località, Marlowe si scontra con una umanità molto diversa da quella californiana alla quale è abituato.
Negli anni Trenta si impose negli Stati Uniti un nuovo tipo di romanzo poliziesco, le cui caratteristiche sono molto diverse rispetto a quelle della letteratura di genere. A definire questa nuova tendenza. chiamata per l’appunto hard boiled school (scuola dei duri), fu un ex detective privato dell’agenzia Pinkerton, Dashiell Hammett, che ricondusse il giallo in una dimensione più vicina alla realtà, allargando il campo d’azione della storia e costringendo il protagonista ad agire non solo con la mente ma anche con i muscoli e le pistole. Raymond Chandler ha sputo imprimere una notevole qualità letteraria alle sue storie che hanno tutte per protagonista l’indimenticabile e sopramenzionato detective Marlowe apparso per la prima volta nel romanzo Il grande sonno, del 1939. Grazie al suo stile immediato e concreto, l’opera di Chandler ha ottenuto un grande successo, estesosi anche al cinema, cui il ritmo e le intenzioni dello scrittore statunitense si sono adattati perfettamente.
Nel romanzo La signora del lago, come in tutte le opere di Chandler, l’enigma non ha più l’aspetto di un cervellotico rompicapo per intelletti superiori: Marlowe, che è un normale essere umano, è incaricato soltanto di ritrovare una donna scomparsa; una triste storia che lo stesso investigatore racconta con amarezza ed ironia. Chandler entra direttamente in argomento come se stesse confidenzialmente parlando con un amico e fin dall’inizio avverte il lettore che la storia avrà un esito negativo:
Non era affar mio quel gigante. Non lo era e non doveva esserlo in seguito. Ma meno che mai allora. Mi trovavo a Central, che è la Harlem di Los Angeles, in uno di quei quartieri misti, cioè dove ci bazzicano bianchi e neri insieme. Stavo cercando un barbiere greco, un mozzicone d’uomo, un certo Tom Aleidis, la cui moglie voleva che tornasse a casa ed era disposta a spendere qualche cosetta per riaverlo. Un lavoro pacifico, dunque. Tom Aleidis non era un criminale…
La voce narrante del romanzo appartiene allo stesso protagonista, Marlowe, le cui battute, osservazioni e continui commenti autoironici con i quali accompagna la narrazione delineano un quadro abbastanza preciso della sua personalità. L’indolente detective possiede un’amara e disincantata visione del mondo: tende a vedere la realtà come è, senza illusioni ed ipocrisie, è abituato a vivere da solo, ha un certo gusto estetico e l’infallibile capacità di cacciarsi sempre nei guai. L’attacco de La signora del lago è diretto, senza preamboli caratterizzato da un linguaggio concreto, con il quale Chandler crea in pochi tratti ambienti e suggestive atmosfere, grazie anche all’uso di frasi brevi, spesso ellittiche (Pantaloni marrone rossastro,….giacca di stoffa ruvida,…scarpe di camoscio). In rapida successione il linguaggio è un originale impasto di espressioni popolari e gergali (dove ci bazzicano, sbatacchiare, diritto sparato), vivacizzato dall’uso frequente di espressioni argute (disse con un filino di vocione) e sarcastiche (un mozzicone d’uomo, una creatura semovente), affermazioni iperboliche (quel gigante, un polifemo) e colorite similitudini (un contrasto ch’era una deflagrazione; sembrava fuori luogo come un ragno su una fetta di torta paradiso; come un topo ferito), tanto nelle parti narrative quanto nei velocissimi dialoghi.