Londra, 1956. Un giovane di nome John Osborne finisce un’opera teatrale che da il via ud un movimento che verrà presto riconosciuto dalla critica con il nome di Angry Young Men – i Giovani Arrabbiati. Una società che non funziona, ingranaggi usciti dai cardini e nessuno che dimostri il coraggio o la voglia di riparare: sono queste le ragioni della rabbia che investe Jimmy Porter, il giovane protagonista di Look Back in Anger- Ricorda con rabbia.
Osborne, che proseguirà sulla linea degli Arrabbiati con l’opera The entertainer, già l’anno successivo alla fortunata rappresentazione di Look Back in Anger, modella alla perfezione un personaggio controverso in una situazione che esso stesso rende asfissiante. Non ci sono cambi di scena nel corso dei tre atti, la sceneggiatura non varia se non in piccoli dettagli, a sottolineare come l’immobilità apparente caratterizza i monologhi e lo scorrere dei giorni dei personaggi. Ma niente resta fermo e sotto alla superficie le vicende si intrecciano e viene soffocato un amore, si perde qualcosa, si sfrutta un’amicizia, si perde ancora qualcosa e solo alla fine il cerchio si richiude. Ma non più uguale a se stesso.
Un salotto spoglio, due uomini seduti a leggere i quotidiani della domenica e una giovane donna che stira in silenzio. Un fumo lento e pesante riempie la stanza. Jimmy l’Arrabbiato, Alison la moglie da lui etichettata come pusillanime e Cliff, il coinquilino mediatore, una sorta di valvola di sfogo e collante al tempo stesso per la coppia. Perchè la quotidianità, la realtà, i rapporti umani sono difficili da sopportare e la mancanza di comunicazione finisce sempre col distruggere tutto.
Non vi è una vera e propria conversazione in Ricorda con rabbia, ci sono solo commenti velenosi di un quasi ininterrotto monologo scagliati da Jimmy alla moglie per il suo carattere passivo, per le sue origini, per la sua famiglia, per il suo non reagire a tutta questa rabbia. Rabbia. Rabbia che il primo scarica sulla seconda, rabbia che lei si lascia piovere addosso e assorbe, o finge di assorbire, come terra secca. Ma la pioggia non può durare a lungo prima che la capacità di drenarla ceda, ed una volta che si arriva al limite, nella terra si aprono delle crepe, diventa fango e la situazione cambia.
Ma cosa c’è dietro alla rabbia? Un disperato bisogno di amore e protezione, di complicità e sicurezza. La voglia di sentirsi accettati senza riserve. Un posto dove nascondersi quando quello che c’è fuori è troppo da sopportare e la sensazione di essere sull’orlo del precipizio si fa sentire. Ed ecco che uno strano amore, incomprensibile agli occhi degli amici, della famiglia, della società e persino a quelli sbalorditi degli amanti stessi diventa l’unico posto sicuro in cui rifugiarsi ed aspettare che torni il sole. O che almeno smetta di piovere. È l’amore del grosso orso e del scoiattolo fragile che si nascondono nella loro tana e si nutrono di miele e nocciole. È questo l’amore che lega Alison e Jimmy: un amore palliativo ma ardente, che vive del fuoco della rabbia e della rassegnazione disperata.