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‘L’urlo’ di Allen Ginsberg: ribellione al conformismo e rinnovamento della poesia americana

Allen Ginsberg è nato a Paterson, nel New Jersey, nel 1926. Frequentò la Columbia University ma ne venne presto espulso per indisciplina. Entrato in contatto con Kerouac, Borroughs e Corso, divenne insieme a loro uno dei maggiori esponenti della beat generation. Iniziò verso la metà degli anni Cinquanta la diffusione dei suoi messaggi di protesta contro la civiltà consumistica e partecipò a diverse manifestazioni contro la guerra e a difesa dei diritti civili. La sua opera più significativa, il poemetto L’urlo del 1956, fece enorme scalpore e fu censurata per oscenità; in seguito però divenne, insieme al romanzo di Kerouac Sulla strada, un best seller e uno dei manifesti della beat generation, Nell’opera il poeta critica la società materialistica contemporanea che disumanizza l’individuo, a cui non resta altro che la fuga, nella pazzia o nell’anarchia.

Altre raccolte poetiche di Ginsberg sono Kaddish, Sandwich di realtà, La caduta dell’America (America ti ho dato tutto e ora non sono nulla. America due dollari e ventisette centesimi 17 gennaio 1956. Non posso sopportare la mia mente.
America quando finiremo la guerra umana? Va’ a farti fottere dalla tua bomba atomica. Non sto bene non mi seccare.
Non scriverò la poesia finche’ non avrò la mente a posto. America quando sarai angelica? Quando ti toglierai i vestiti?
Quando ti guarderai attraverso la tomba? Quando sarai degna del tuo milione di Trotzkisti? America perché le tue biblioteche sono piene di lacrime? America quando manderai le tue uova in India?…
. Negli ultimi anni si dedicò alla scrittura di canzoni, di ballate, tenendo letture pubbliche dei propri versi presso gallerie d’arte, caffè, università e continuando le sue battaglie in favore della non violenza e di nuove etiche di comportamento ispirate al Buddismo.

Ginsberg si ribella al conformismo e tenta un rinnovamento della letteratura americana con opere trasgressive e provocatorie (celebre è il suo manifesto-incipit dell’Urlo: «Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, | hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte, | che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz».

La poesia di Allen Ginsberg esplode in uno dei periodi più controversi della storia statunitense. La seconda guerra mondiale è appena terminata e la popolazione appare, nel medesimo tempo, euforica per il significato di quella vittoria, ma terrorizzata da un ipotetico sopravvento del pensiero comunista che avrebbe potuto travolgere le fondamenta democratiche di quel paese recante con sé tutti gli onori e gli oneri del porsi come modello di libertà e di uguaglianza per tutti i popoli. L’ombra del Maccartismo opprime silenziosamente la tanta declamata libertà di pensiero ambita dal popolo americano e, in quel clima di sospetto e persecuzione, cresce Allen Ginsberg.

Il termine “Beats” viene usato con disprezzo dai benpensanti di quel periodo che lo traducono con falliti, battuti e sconfitti a causa dell’uso uso, e talvolta abuso, di alcool e marijuana, della tormentata inquietudine e il dichiarato disprezzo nei confronti del sistema da parte di quel movimento giovanile. Tuttavia i beats non vengono mai sconfitti e affrontano l’opposizione dei conservatori a testa alta, fiduciosi della loro forza e sostenendosi a vicenda. Beat non significa sconfitta, sostiene Kerouac, beat si traduce con quel senso di beatitudine che accompagna coloro che dichiarano una guerra pacifica al sistema americano che segrega i neri, subordina le donne e opera discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.
E quel movimento scuote l’America borghese e consumista che non si avvede del lento strangolamento delle spire del Maccartismo del senatore Mc Carthy volto a perseguitare qualsiasi americano sospettato di avere idee progressiste.

Nelle sue poesie, Ginsberg sottolinea la rovina delle menti più eccelse della sua generazione a causa del materialismo americano (“Moloch“, un hotel a forma di mostro che prende vita in una delle sue visioni) e utilizza come punto di riferimento una di quelle che considera vittime del sistema, il suo caro amico Carl Solomon, rinchiuso in manicomio.
Il poeta usa lo stile dei versetti biblici e la sua visione, del tutto innovativa, rappresenta una fusione tra l’immaginario religioso e quello tecnologico: la passione della sua generazione per la droga, per esempio, è «hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte…»

L’hipster è un neologismo creato negli anni ’40 per descrivere i giovani di razza bianca appassionati di jazz e bebop che cercano di imitare lo stile di vita dei musicisti jazz afroamericani.
Il poeta usa un linguaggio colloquiale e non pochi sono i riferimenti alle droghe e ad atti sessuali sia etero che omo. Paura, follia, diversità e alienazione sono i temi predominanti di questo poema, ma il messaggio fondamentale lanciato da Ginsberg è che, nonostante i vizi, il becero consumismo e l’annientamento del pensiero creativo, la vita è sacra e vale la pena di essere vissuta proprio per intraprendere un cammino che ostacoli la guerra contro l’amore, l’amicizia e l’altruismo attuata da Moloch. Ginsberg desidera che la sua generazione prenda coscienza di quel lavaggio del cervello operato da quei pochi che vogliono disumanizzare la società, ma senza ricorrere a droghe o altre sostanze che riducono la capacità di discernimento, bensì diventando parte attiva di quella stessa società, portando nel mondo esempi di quell’amore e solidarietà che Moloch vuole scoraggiare.

Nonostante il poema di Ginsberg venga inizialmente ritirato, il processo si conclude a favore dell’editore e la sentenza che ne deriva rimarca la libertà di espressione e di stampa fondamentali elementi dei principi della costituzione americana.
Negli anni ’50, in un’America ancora sconvolta dalla recente guerra, una sentenza storica di questo genere rappresenta una rottura di grande rilievo nella benpensante e ottusa società conservatrice.

I versi del poeta americano esaltano appunto i vagabondaggi, l’abuso delle droghe, le esperienze mistiche in Oriente, gli atteggiamenti anarchici e pacifisti. Lo scrittore polemizza con i miti e i costumi della società materialistica e tecnologica, schiava del denaro che stravolge i rapporti di solidarietà e amore. In un brano molto significativo dell‘Urlo ad esempio, Ginsberg immagina di camminare in un supermarket in compagnia del poeta Walt Whitman, il padre spirituale della poesia americana, e cantare la libertà e le tradizioni democratiche del suo paese, e tra le file luccicanti di scatolame, sognare di viaggiare attraverso un’America che non esiste più e che forse non è mai esistita: quella mitica dell’amore. Il supermarket è il simbolo dell’opulenza e del consumismo che uccide la poesia, il sogno, la fantasia; proprio in questo luogo il poeta cerca nuove immagini, spinto dal desiderio di vedere e conoscere, ma trova solo cibo e confuse aberranti mogli negli avocados, bambini nei pomodori, che si confondono con i volti cari del suo itinerario poetico, come Lorca. Incerte sono quindi le scelte da compiere: continuare per strade solitarie o sognare con nostalgia la perduta America dell’amore.

Il linguaggio, libero da schemi letterari, aderisce alla materia trattata con particolare evidenza espressiva; il metro è originale: lunghi versi liberi, ritmati dalle parole o dalla ripresa delle stesse strutture sintattiche:

 

Come ti penso stasera, Walt Whitman, perché camminavo per piccole strade sotto gli alberi col mal di testa guardando consapevole la luna piena. Nella mia fatica affamata, e per comprare immagini, entrai nel supermarket di frutta al neon, sognando le tue enumerazioni.

Che pesche e che penombre! Intere famiglie a far provviste la sera! Corridoi pieni di mariti!

 

Senza dubbio Ginsberg ha contribuito a tagliare i ponti con i tradizionali modelli europei di versificazione, creando una nuova poesia americana con forme e ritmi propri, vicinissimi al dettato della prosa. La sua è una poesia sperimentale, nuovo è il linguaggio poetico, nuove le cadenze e la divisione dei sintagmi. Il poeta americano intende la poesia come messaggio orale, in cui le immagini si accostano legate solo attraverso la continuità ossessiva della visione. Con ricche e colorite metafore, Ginsberg popola la sua poesia di immagini dissacranti come le mogli negli avocados, i bambini nei pomodori, ecc…

Le interrogative sono presenti in tutta la poesia e sottolineano la condizione di dubbio e di incertezza, l’impossibilità di poter aderire o accettare la realtà consumistica, dove non c’è posto per la poesia. Il giro nel supermercato è un’odissea, un viaggio assurdo, il poeta vuole evadere insieme all’amico Whitman da quella realtà, per sognare un’America diversa.

 

Fonte:

L’urlo poetico di Allen Ginsberg è ancora attuale?

About Annalina Grasso

Giornalista, social media manager e blogger campana. Laureata in lettere e filologia, master in arte. Amo il cinema, l'arte, la musica, la letteratura, in particolare quella russa, francese e italiana. Collaboro con L'Identità, exlibris e Sharing TV

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