Il poeta, traduttore e critico letterario Valerio Magrelli nasce a Roma nel 1957, pubblica i suoi primi versi nel 1977 su “Nuovi Argomenti” e tuttora collabora come critico e poeta con varie riviste. Magrelli ha pubblicato i volumi di versi Ora serrata retinae (1980), Nature e venature (1987), Esercizi di tiptologia (1992), il tutto poi raccolto in Poesie nel 1996. Ha curato l’antologia Poeti francesi del Novecento e varie traduzioni dal francese, del 1990 è suo il saggio Profilo del dadà. In virtù della sua attività letteraria – che ha situato Magrelli fra gli autori all’avanguardia della poesia italiana – ha ottenuto molti premi letterari, fra cui il Premio Mondello, il Premio Viareggio per la poesia, il Premio Nazionale Letterario Pisa per la poesia, il Premio Frascati, il Premio Brancati e il Premio Librex Montale. Nel novembre 2003 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli ha conferito il Premio Antonio Feltrinelli.
Senza dubbio Nature e venature, opera seconda di Magrelli, è quella più significativa: il poeta stesso, parlando in una nota alla terza edizione di Ora serrata retinae, dichiara di aver voluto passare dalla monoscopia alla stereoscopia, dall’autoscopia, all’eteroscopia, dal monolite al frammento, smuovendo la superficie immobile della prima raccolta. Tale affermazione ben riassume i caratteri dominanti delle poesie di Nature e venature, perlopiù brevissime, dall’ispirazione varia e tratta dal mondo esterno, ma che sempre diviene occasione di riflessione sull’esistenza; poiché la varietà, la mobilità, la molteplicità degli spunti vengono a costruire lo sfondo più adatto a far risaltare, quasi per contrasto, “chiarezza e perspicuità”, ovvero le verità delle cose. Di seguito due poesie tratta dalla raccolta Nature e venature.
Non tutto è perduto
Non tutto è perduto
se un anno ogni quattro
perfino il calendario gregoriano
prepara un’offerta residua.
La premurosa eccedenza del tempo
va intesa come norma di natura
cenno della cautela che promette
ad ogni cosa un dono bisestile.
Queste note nei giorni
Queste note dei giorni
sono briciole
per ritrovare il sentiero
lungo il bosco degli anni.
Ma verranno i fringuelli
a cancellare le tracce,
a beccare molliche,
a seguire la pista,
a mangiare la strada,
a divorarti.
Le due poesie di Nature e venature, entrambe in versi liberi, bene esemplificano l’affermazione con cui Magrelli aveva chiuso il suo primo libro, Ora serrata retinae: “Per me la ragione/della scrittura/è sempre scrittura/ della ragione”; egli sottolineava in questo modo l’importanza che la componente riflessiva ha nella sua poesia. Ciò segna la distanza di Magrelli dalle poetiche dell’inconscio e dell’irrazionale, che pure hanno avuto notevole spazio presso i poeti più giovani. Forte è l’uso della metafora: il primo testo prende spunto da una riflessione sul giorno in più degli anni bisestili per giungere ad una considerazione sul tempo e soprattutto sulle sorprese che la vita ci riserva, sulle occasioni che concede quando meno ce lo aspettiamo. La seconda poesia affronta la questione della funzione della poesia stessa muovendo da una similitudine tra il poeta e Pollicino: come il protagonista della fiaba semina invano le briciole per ritrovare la strada di casa, anche il poeta semina invano le sue parole lungo il bosco degli anni.
Il controllo razionale che Magrelli esercita sulla sua materia si manifesta soprattutto nella ricercatezza delle analogie, tendendo a rendere più evidenti i segreti rapporti che gli sembra di cogliere tra le cose e la cui scoperta costituisce l’occasione che ha fatto scaturire la poesia.